“Ce ne fossero di Boldrini in giro, signora mia…”. È un mantra popolare, ormai, quello che risuona nelle orecchie di tutti da quando Laura Boldrini, neopresidente della Camera dei deputati, ha cominciato a frequentare i salotti televisivi. Lei, donna pragmatica e di indubbio valore, dopo una vita spesa meritoriamente per i diritti degli ultimi del mondo, si è trovata di colpo proiettata nel mondo meno pratico e compassionevole del mondo: la televisione.
Ora, è fuori discussione la caratura personale di Laura Boldrini, donna tra le più ammirevoli in questo Paese. Ma dall’esempio femminile” alla “Madonna pellegrina”, beatificata in vita dal tubo catodico, il passo è brevissimo e il rischio è di piombare rovinosamente nel baratro del politically correct televisivo.
Ogni singola trasmissione televisiva che si occupa di politica, anche solo di striscio, ha elevato agli onori degli altari il presidente della Camera, che combatte testa a testa con papa Bergoglio per la conquista del titolo di“Santo in vita 2013”. Potenza della tv, innanzitutto, ma anche del momento sociale e politico che impone la scoperta di nuovi modelli da dare in pasto al pubblico inferocito e affamato di antipolitica. L’operazione “Boldrini santa subito” è evidente. Le chiese televisive sono già all’opera e domenica sera si è consumata la liturgia definitiva, quella che suggella ogni beatificazione catodica che si rispetti: l’ospitata da Fabio Fazio “Che tempo che fa“.
Il diacono Fabio Fazio è maestro in questo campo, capace com’è di elevare al rango di Dottore della Chiesa anche Al Capone, se solo lo volesse. Compito oltremodo facile, dunque, se sulla comoda poltrona c’è una donna come Laura Boldrini. E lei, a dire il vero, non sembra così scomoda nei panni della paladina della “Nuova Italia ripulita”. In totale buona fede, racconta agli italiani chi è e cosa ha fatto di meritorio negli ultimi venticinque anni, avvalorando così la vulgata secondo cui non trattasi di esponente politica ma quasi di u\na mistica 2.0, Signora del profilo basso e fustigatrice dei costumi corrotti della politica.
Visto che la tv non ha la minima intenzione di mollare la presa, ansiosa com’è di costruire un laboratorio un anti-Grillo a uso e consumo del nuovo corso bersaniano, tocca a lei sottrarsi a questa operazione di canonizzazione mediatica. È innanzitutto suo interesse smettere immediatamente i panni della Giovanna D’Arco della sinistra italiana per rivestire quelli a lei più consoni di donna del fare, che non perde tempo in inutili riti televisivi ma si adopera per risolvere i problemi, quelli veri.
A dire il vero, fino a questo momento si è avvertita in lei la volontà di sottrarsi. Speriamo fino in fondo che si renda conto del rischio di banalizzazione a cui è sottoposta. Anche se il timore è che, da un momento all’altro, cominci a parlare con uno spiccato accento argentino, autocertificando il suo ruolo di Papessa “de sinistra”. Bergoglio ha fatto scuola, d’altronde.