Cultura

Modena City Ramblers, il nuovo cd ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’

modenacityramblers_nientedinuovosulfronte I Modena City Ramblers sono da 20 anni in trincea e non sono stanchi di andare in “direzioni ostinate e contrarie”. Il nuovo disco, ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’ (Mescal, 2012), uscito il 5 febbraio scorso, “nasce da un titolo di un libro – spiega il violinista, Francesco “Fry” Moneti – scritto nel 1929 da Erich Maria Remaque, che narra la storia di un soldato in trincea”.
Un titolo che fotografa bene il nostro tempo. Un album doppio come quelli che si facevano una volta. Un disco o meglio una lettera “sonora” che arriva dall’occidente più industrializzato, come suggerisce la copertina, per ricordarci chi eravamo, cosa siamo diventati e cosa potremmo essere. La resistenza partigiana si con(fonde), con le lotte di oggi per ridare senso al futuro. Un disco dalla doppia anima. Al lato A, sicuramente più rock e aggressivo, corrisponde un lato B, più poetico e tradizionalmente folk. 

Nel disco spiccano per intensità la bellissima ‘La Luna di Ferrara’, dedicata a Federico Aldrovandi, il giovanissimo studente di Ferrara ammazzato, il 25 settembre 2005, da quattro poliziotti, e poi ‘Pasta nera’ e ‘Occupy World Street’, un omaggio ai movimenti di lotta nati negli ultimi anni, canzone di cui a breve vedremo, anche il video. Inoltra il lato B si apre con ‘Il Violino di Luigi’, una canzone dedicata Luigi Freddi, giovane partigiano ucciso dai fascisti nel ’45. Non a caso nel 2012, in seguito al terremoto in Emilia Romagna, è stato ritrovato il violino di Luigi Freddi e proprio Fry Moneti è stato il primo a suonarlo. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Un disco zeppo di musica e di contenuti. Perché la scelta di fare uscire un doppio?
Avevamo 33 nuovi brani inediti, escludendo ‘Il giorno in cui il cielo cadde su Bologna’ che avevamo già suonato dal vivo in occasione di un breve tour teatrale. Dopo una prima scrematura ci siamo ritrovati con 18 brani, a nostro avviso di discreto livello, che si amalgamavano bene tra loro. Abbiamo dunque optato per un doppio cd che credo rappresenti bene i M.C.R. in questo spicchio di secolo. Tieni presente che siamo cresciuti con il vinile e personalmente adoravo i vecchi doppi album di musica e foto! Ci piacerebbe che chi ci segue si prendesse del tempo, per ascoltare i dischi con in mano il libretto e ci seguisse in questo nuovo “viaggio” attraverso storie di ieri e di oggi. Per noi è un disco importante, fortemente voluto dalla prima all’ultima nota, molto “autarchico”! Abbiamo curato praticamente tutto, dalla registrazione, alla copertina.

Nonostante suonate tantissimo pubblicate quasi un album all’anno. Come trovate il tempo?
Il precedente cd – ‘Battaglione alleato’ – contiene solo pochi inediti. Uscito lo scorso anno è un concerto corale, guidato, prodotto e assemblato da noi, che ospita tra i suoi solchi, tante altre belle realtà musicali. L’ultimo disco di inediti è stato ‘Sul tetto del mondo’ uscito nel 2011. Detto questo siamo una band prolifica e componiamo e scriviamo praticamente ovunque! Per esempio alcuni brani di ‘Sul tetto del mondo’ sono nati in furgone durante il tour di ‘Onda libera’ (2009), con una chitarrina acustica da 50 €. Fissavamo le idee su cellulari, cantandoci sopra con un finto inglese. Mi ricordo che “La mosca nel bicchiere”, originariamente si chiamava “La mosca nel furgone”, proprio perché mentre la scrivevamo una mosca entrò nel furgone e non riuscivamo a farla uscire!

Come scegliete le tematiche da trattare in ogni nuovo disco?
Ci appassionano le storie di ieri, di oggi e di domani. La fascinazione e l’input può nascere dalla visione di un film – come per esempio è successo con ‘I cento passi’ di Marco Tullio Giordana – dalla lettura di un libro, di un articolo o di un link sul web, ma anche da un racconto di un anziano. Nel nuovo disco la storia di ‘Briciole e spine’, che racconta di come sia difficile ai giorni nostri mettere su famiglia e decidere di avere un bambino, convive con quella del partigiano, Luigi Freddi, ucciso a 19 anni dai nazifascisti. Suonare il suo violino è stato un onore, una grandissima emozione.