“Pensioni miserabili, i giovani d’oggi dormiranno nelle auto”: così parlò Giuliano Amato, mister 31mila euro al mese. Mentre i pensionati italiani sono alle prese con la beffa dei cud in Rete, la politica continua a regalare loro pillole dal gusto amarissimo. L’ultima l’ha servita proprio oggi su un piatto d’argento Giuliano Amato, già soprannominato mister 31mila euro, lanciandosi in una spericolata campagna a favore dei giovani che l’Inps la guardano solo col binocolo. “Quando tanti giovani arriveranno alla pensione dopo uno slalom tra diversi lavori, si troveranno con una pensione miserabile con cui non potranno vivere e si troveranno a dormire in auto”, ha detto l’ex premier e consigliere economico di Craxi a una lezione alla Luiss, mettendo in guardia da una “possibile rivolta che non sarà pacifica come quella dei Cinque Stelle”. Parole sante. Peccato che lo stesso, già ricordato per i tagli alle pensioni del 1992, solo tre settimane fa fosse finito al centro di una tiratissima polemica legata proprio al suo trattamento previdenziale, manco a dirlo, dorato: 22mila euro di pensione Inpdap e 9mila euro di vitalizio parlamentare (quest’ultimo, sostiene lo stesso Amato a onor del vero, viene destinato in beneficenza).
A infuocare la questione era stata l’ipotesi ventilata a Roma di un governissimo presieduto proprio dal dottor Sottile. Solo l’idea ha fatto correre un brivido lungo la schiena di tanti, anche nel Pd, per il timore di veder schizzare i consensi di Grillo al 60%. La Rete già impazziva all’idea. Sarà il diretto interessato, poi, a spiegare che le polemiche che lo inchiodano all’ingombrante vitalizio erano puramente strumentali. “Il vitalizio lo giro direttamente a una comunità di assistenza e dallo Stato ho solo la pensione, che al netto è poco più di 11mila euro”. Insomma, chi lo addita come membro della Casta è in malafede o sbaglia. Nessun motivo di vergognarsi, dunque, nessun imbarazzo. Ed è tanto vero che Amato oggi, sempre senza imbarazzo, è salito in cattedra durante la presentazione del master in Economia e Diritto alla previdenza complementare della Luiss. E per un giorno ha smesso i panni dell’ex parlamentare e gran collezionista di prebende per indossare quelli dell’italiano comune, alle prese con la crisi e nessuna certezza per il futuro.
La platea di studenti ascolta in silenzio mentre mister 31mila euro parla di quelli con una pensione da 400. Ancora, nessun imbarazzo. Tanto che, quando tocca a lui, si fa promotore di una proposta di riequilibrio che passa sempre dalle tasche di altri pensionati, mai le sue. “Basterebbe che il 6% dei contributi totali degli italiani andasse ai pensionati che percepiscono 400 euro al mese per portare i loro assegni a mille euro al mese”, scandisce. Infatti, prosegue Amato, “non è possibile che lo Stato assegni ad alcuni molto più di quello che serve loro e a molti di più dia meno del necessario alle loro esigenze di vita”. Da qui la proposta di “un contributo di solidarietà all’interno del sistema pensionistico”. Non una parola però, su un possibile taglio verticale dei vitalizi dei parlamentari italiani di cui lui stesso fa esperienza diretta, ogni mese, da anni.
Poteva essere l’occasione giusta per ragionare sui costi previdenziali della politica che ogni anno toccano i 200 milioni di euro tra vitalizi erogati e pensioni dirette e di reversibilità, molte per soli 5 anni di ‘servizio’. Ma non sembra proprio aria. Tanto che nel bilancio pluriennale della Camera è scritta nero su bianco la previsione di un aumento della spesa da 135 a 139 milioni di euro dal 2012 al 2014. Alla faccia del gap. Se la revisione delle pensioni dei politici richiede troppo, perfino un governo, il comizio di oggi poteva essere l’occasione buona di un beau geste: lanciare una campagna per l’autoriduzione dei vitalizi, magari accompagnata da un bel appello ai colleghi, almeno quelli a sinistra, perché rinuncino al privilegio e lo ‘girino’, questo sì, al popolo che ha la minima.
Se partire da se stessi era troppo eroico, si poteva iniziare dai tanti giovanotti con un grande avvenire dietro le spalle, quelli che si godono la vita dopo qualche anno di militanza parlamentare. Diliberto, per dirne uno, uscito di scena nel 2008 dopo quattro legislature a soli 55 anni con 5mila euro netti in tasca ogni mese. Idem i Folena, i Taormina e intellettuali come Alberto Arbasino, Alberto Asor Rosa e Mario Tronti o giornalisti di razza come Enzo Bettiza, Eugenio Scalfari, Alberto La Volpe, Federico Orlando; altri avvocati di grido come Raffaele Della Valle, Alfredo Galasso e Giuseppe Guarino o star dello spettacolo come Gino Paoli, Carla Gravina e Pasquale Squitieri. Tutti incassano l’assegno calcolato con criteri tanto generosi quanto lontani da quelli in vigore per i comuni lavoratori. Ma ad Amato deve sembrare proprio impossibile smuovere la volontà altrui. Soprattutto se neppure la propria si muove.