Il sottosegretario agli Esteri da cinque giorni rilascia interviste e partecipa a programmi sui media di New Delhi: la linea è quella di convincere l'opinione pubblica che il rientro dei fucilieri era solo sospeso in attesa di avere garanzie sul no alla pena di morte. Ma i documenti della Farnesina, quando fu annunciato il mancato rientro, non accennavano a questa versione
Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura il 22 marzo è tornato in India assieme ai due marò per ricucire i rapporti bilaterali compromessi tra Roma e New Delhi. Il suo obiettivo è convincere l’opinione pubblica indiana e per questo, ormai da cinque giorni, rilascia interviste ai giornali e partecipa assiduamente a talk show televisivi.
Il diplomatico italiano è stato ospite – tra gli altri – di The Last Hour, celebre programma di approfondimento giornalistico indiano nel solco di format come l’americano 60 minutes o il nostro In Mezzora, e di un’edizione speciale del telegiornale della rete NDTV, canale all news in lingua inglese noto in India per la propria autorevolezza. Dalle interviste in tv emerge la nuova linea della diplomazia italiana: arrivare il più in fretta possibile a una soluzione del pasticcio Enrica Lexie ed esaltare i punti di contatto che i solidi rapporti tra India ed Italia possono vantare oltre la disputa dei due marò.
I diversi cambi di fronte della Farnesina, che aveva negato il rientro di Latorre e Girone in India l’11 marzo salvo poi ritrattare tutto dieci giorni dopo, sono stati “giustificati” da De Mistura con l’apprensione delle istituzioni italiane per la possibilità di una sentenza indiana che prevedesse la pena capitale. Una “questione di vitale importanza” che, secondo il sottosegretario, in passato non è stata manifestata abbastanza chiaramente alla controparte indiana. I giornalisti indiani, su questo punto, hanno di che obiettare: il problema della pena di morte – inesistente, in India nessuno ne aveva ma paventato l’opzione – in oltre un anno di confronto diplomatico non era mai stato minimamente sollevato, lasciando spazio a congetture che imputano questa inaspettata preoccupazione italiana a influenze nel processo decisionale da parte della popolazione italiana non debitamente informata sull’applicabilità della pena capitale in India.
Una volta ricevute le dovute rassicurazioni del caso dal ministro degli Esteri Salman Khurshid – sempre secondo quanto racconta De Mistura – i marò hanno fatto diligentemente ritorno in territorio indiano. L’Italia, ha spiegato De Mistura, non aveva negato il rientro in via definitiva, bensì aveva semplicemente “sospeso” l’affidavit firmato dall’ambasciatore Mancini. Riportando i marò in India entro la scadenza della licenza per le elezioni nazionali (mezzanotte del 22 marzo), le istituzioni italiane hanno “mantenuto la parola”.
Ma leggendo entrambi i comunicati della Farnesina dell’11 marzo – uno in inglese e uno in italiano – non si accenna mai ad alcuna sospensione: i toni sono indubbiamente perentori.
De Mistura ha messo l’accento più volte sulla necessità di arrivare a una sentenza in tempi brevi, evitando così l’esacerbarsi delle emotività che sia in India che in Italia circondano il caso dei due fucilieri del reggimento San Marco. La buona notizia è questa: è stato nominato informalmente – si attende ancora la notifica ufficiale del governo di Delhi – uno dei giudici della Corte speciale che dovrà decidere se la giurisdizione del caso sarà data all’Italia o all’India. Si vocifera che le udienze della Corte potrebbero iniziare già dal prossimo 2 aprile e quindi, se come promesso i giudici lavoreranno al caso ogni giorno, si inizia a intravedere la luce un fondo a un tunnel legale lungo ormai più di un anno.
Quando la brutta storia dei marò sarà archiviata – con una sentenza in India, un processo in Italia o il ricorso ad un arbitrato internazionale – Roma e New Delhi potranno riprendere il filo dei rapporti bilaterali. De Mistura, su NDTV, ha infatti spiegato che oggi “in Italia vivono 100mila indiani, stanno facendo un lavoro fantastico, sono parte integrante della nostra società; abbiamo 100mila turisti italiani che ogni anno si recano in India, tutti questi problemi devono essere superati”. Senza contare i legami commerciali consolidati e futuri, sui quali però pende la spada di Damocle dello scandalo Finmeccanica.
“La fiducia persa dall’Italia può essere recuperata lasciando spazio a sereni e proficui rapporti bilaterali”. Ne è convinto De Mistura, che sempre a NDTV ha dichiarato che dal punto di vista diplomatico, quando si evita una crisi, la fiducia si ricostruisce con ancora più forza e velocità. Ciò senza dimenticare che sia India sia Italia devono raggiungere una soluzione al problema dei marò al più presto, tenendo presente che in entrambi i Paesi c’è molta emotività. “E come si fa a controllare questa emotività? Bisogna arrivare in fretta a una soluzione”.