E' la somma 'fantasma su cui il custode giudiziario ha tentato il sequestro ma non lo ha potuto eseguire perchè "non sono stati prodotti documenti bancari per cui non è possibile ricostruire il flusso del denaro". Ora l'Arcidiocesi dovrà depositare entro il 15 aprile 2013 l'intera cifra su un conto ad hoc
La Curia metta subito quei 36 milioni di euro in un conto ad hoc. Il giudice del tribunale di Bologna Maria Fiammetta Squarzoni torna a intervenire nella battaglia che dura ormai da un anno tra l’Arcidiocesi di Bologna, che vanta l’eredità della multinazionale dei cancelli Faac grazie a un presunto testamento olografo del manager defunto Michelangelo Manini, e i parenti di quest’ultimo. Da dicembre i congiunti dell’imprenditore scomparso un anno fa, hanno ottenuto il sequestro di tutti i beni che al momento della morte erano finiti nelle mani della Chiesa bolognese. La Faac, un colosso che fattura decine di milioni ogni anno, era diventato patrimonio in mano al Cardinale Carlo Caffarra, in qualità di arcivescovo. Il porporato aveva perfino visitato gli operai e nominato i suoi uomini nel cda.
Ma poi, dopo poco, erano intervenuti i parenti che avevano messo in discussione la genuinità del testamento scritto di proprio pugno da Michelangelo Manini ottenendo il sequestro di tutto il patrimonio in attesa che si decida a chi appartiene quella eredità. L’ultima battaglia ora è sugli utili e i dividendi della multinazionale dei cancelli. La Chiesa infatti li ha in parte depositati in dei nuovi conti correnti e il custode giudiziario non riesce a bloccarli per il sequestro.
Da qui l’intervento del tribunale che ora chiede che quei i 36 milioni mancanti. ‘‘Il custode giudiziario Paolo Bastia – si legge nella ordinanza del tribunale – ha dato atto che ‘rispetto a un totale di 122 milioni di euro circa presso intermediari finanziari in varie forme, i sequestri hanno interessato un monte valori di circa 92 milioni di euro di cui sono risultati mancanti 36,5 milioni di euro, cioè somme su cui è stato tentato il sequestro che non si è potuto eseguire come da verbali di ufficiali giudiziari”.
Quindi, aggiunge il giudice, la Chiesa ora metta a disposizione quei soldi: ‘’La Curia – scrive – non ha indicato né in quale percentuale il denaro di origine ereditaria è attualmente presente nei conti rispetto all’importo complessivo su di esso collocato, né ha dichiarato di aver distribuito il denaro ereditario tra i vari conti in egual misura. Neppure ha prodotto documenti bancari che consentirebbero di ricostruire il passaggi dai conti correnti per cui non è possibile ricostruire il flusso del denaro’’. Il tutto andrà eseguito tassativamente ”entro il giorno 15 aprile 2013’’.