Il bello di vivere in città come Londra è che vai al compleanno di una tua amica e ti puoi ritrovare fianco a fianco con i reali con cui parlare senza problemi. O almeno è quello che è capitato a me.
La settimana scorsa per l’esattezza, e a farne le spese è stato il terzo in linea di successione, nientepopodimeno che il molto attraente, scapestrato, super paparazzato principe Harry. Dico “farne le spese” perché il sottoscritto non si è limitato a parlargli, ma ci ha provato spudoratamente. Be’, confesso che ho un debole per i ginger e l’idea di fare il principe consorte non mi dispiacerebbe!
Eccitato quindi dall’incontro, e per fare un po’ lo spaccone con i miei amici che gli sbavano dietro, ho avuto la bella idea di parlarne su Twitter. Nessuno dei miei “seguaci” mi ha dato retta a dire il vero, ma il cinguettio ha attirato l’attenzione di alcuni reporter dei peggiori giornali scandalistici inglesi, i cosiddetti tabloid, Sun e Mirror in prima linea, che mi hanno contattato per parlare dell’accaduto. Considerato il livello di questi giornali, paragonabili a Chi o Novella 2000 per intenderci, la reazione non poteva che essere una: respingere al mittente la richiesta. Questo, però, non mi ha salvato da una settimana di notorietà forzata. La domenica mattina, infatti, mi son ritrovato sbattuto in prima pagina sul Sun come il ragazzotto dalla faccia tosta che aveva amoreggiato con il principe. E dopo il Sun ci ha pensato il Mirror, il Daily Mail e Metro, e a ruota la mia faccia è finita in Francia, Belgio, Brasile, Spagna, America, Canada, perfino in Indonesia. I commenti erano per lo più gratificanti a dire il vero, incluso “epico” e “con le palle”, se tralasciamo “effeminato” e “festaiolo”. I siti gay poi sono impazziti all’ennesima conferma che Harry fosse gay-friendly e io mi son pure ritrovato con 200 follower in più su Twitter. Nonostante fossi quasi certo che il giorno dopo sarei caduto nell’oblio mediatico, non nascondo che un però po’ di preoccupazione l’ho avuta, tanto da rendere privata la mia presenza in rete.
Perché il punto è proprio questo. Vero che parliamo di stampa spazzatura, ma come si può fare notizia sul nulla senza verificare le fonti? La storia era vera, ma nonostante il mio rifiuto, il reporter è andato avanti. D’altronde il mio privato era di dominio pubblico e c’era obiettivamente poco da fare. Una volta diffidavamo della rete, adesso la alimentiamo in maniera smisurata, quasi bulimica, fino a vederci vomitare addosso le stesse informazioni con cui noi stessi la cibiamo. E un atto di leggerezza può costarci caro: troppe sono le storie di persone licenziate per via di status inappropriati o foto considerate poco professionali. Abbiamo abbassato talmente la guardia da non avere, a volte, alcun tipo di filtro tra noi e gli altri. Non è stato certo il mio caso, ma se mettiamo fossi stato in una posizione delicata e qualcuno avesse giudicato il mio comportamento poco appropriato? E se qualcuno avesse considerato il mio atteggiamento non coraggioso ma imbarazzante e mi avesse rifiutato un lavoro?
Un capitolo a parte poi merita la stampa italiana. L’unico giornale che ha ripreso subito la notizia, Panorama, l’ha distorta in maniera indecente. Secondo quest’ultimo, Harry, accettando il mio numero di telefono, sarebbe incorso in una gaffe pari a quella sull’Afghanistan, quando ammise di aver ucciso dei talebani. Io invece son diventato quasi un losco figuro, un noto omosessuale frequentatore di associazioni gay. Mancava poco che mi s’incolpasse di qualche misterioso assassinio della domenica nella nebbiosa Padania. Ma anche se Harry fosse gay che problema ci sarebbe? Possibile che la stampa italiana sia ancora agli anni venti quando si parla di gay? Il Sun non era stato tanto migliore, avendo definito Harry “mince” (effeminato), ma accostare l’essere gay e l’ammazzare gente è criminale.
Senza contare che tutta questa storia, indirettamente, è stata un enorme spot per la casa reale, in un momento in cui i gay erano arrabbiati con sua maestà. Una volta tanto in cui il nipote non l’ha messa in imbarazzo.
Ed io in tutto questo, cosa ci ho guadagnato? Nulla, a parte qualche grassa risata e un po’ d’ansia, ma considerando questa pubblicità gratuita forse dovrei davvero twittare di nuovo e chiedere ad Harry di invitarmi a cena!
di Vincenzo Ianniello, Events Manager