Il ministro degli Esteri interviene alla Camera sulla vicenda dei due fucilieri "Il governo non doveva rimandarli in India, me ne vado per salvare l'onorabilità del Paese". Il titolare della Difesa lo attacca: "Le sue valutazioni non sono quelle dell'esecutivo". Monti conferma e rincara: "Addio non preannunciato". Napolitano: "Dimissioni irrituali"
Il governo tecnico si spacca sul caso dei marò. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia in aula le sue dimissioni, il collega della Difesa Giampaolo Di Paola lo attacca e dice: “Le sue valutazioni non sono quelle del governo”. Mario Monti, più tardi, conferma le dichiarazioni di quest’ultimo e annuncia che riferirà alle Camere sulla vicenda nel pomeriggio di mercoledì, non prima di aver visto al Quirinale Giorgio Napolitano, che ha definito le dimissioni di Terzi “irrituali”. Incontro nel corso del quale Napolitano ha nominato Monti ministro degli Esteri ad interim.
Il primo a riferire alla Camera, nelle prime ore del pomeriggio, è il titolare della Farnesina che, a sorpresa, annuncia di voler lasciare il dicastero a pochi giorni dalla scadenza naturale: “Mi dimetto perché per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perché solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie”. “Ero contrario al loro ritorno in India – ha aggiunto il ministro -, ma la mia voce è stata inascoltata”. “Ho aspettato a presentare le mie dimissioni qui in parlamento per esprimere pubblicamente la mia posizione: non posso più far parte di questo governo”.
Nel corso del suo intervento, il ministro degli Esteri ha confermato che “tutte le istituzioni erano informate e d’accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò“. “La linea del governo – ha aggiunto riferendosi alla decisione dell’esecutivo che, in un primo momento, aveva scelto di trattenere in Italia i fucilieri – è stata approvata da tutti l’8 marzo”. Una decisione che, secondo Terzi, aveva “solido fondamento giuridico e politico”. Secondo il ministro, la decisione indiana di sospendere l’immunità dell’ambasciatore italiano Daniele Mancini è stata una “palese violazione della convenzione di Vienna”, giudicata come un “atto di ritorsione platealmente illegittimo, che ha indebolito ulteriormente la credibilità del governo indiano”. Una ritorsione che ha poi determinato, di fatto, il dietrofront del governo. “E’ risibile e strumentale pensare che la Farnesina abbia agito autonomamente” sulla vicenda dei marò, ha sottolineato con forza il ministro. “Io ho dato informazioni a tutte le autorità di governo sugli aspetti critici del negoziato con l’India. Sono un uomo delle istituzioni che ha servito per 40 anni lo Stato. In questi giorni ho letto ricostruzioni fantasiose, in merito a iniziative che avrei assunto in modo autonomo, ma io mai avrei agito in modo autoreferenziale”.
Di Paola: “Non abbandonerò la nave in difficoltà”
All’intervento di Terzi è seguito quello del ministro della Difesa Giampaolo Di Paola che, a differenza del collega della Farnesina, ha scelto di non dimettersi: “Massimiliano e Salvatore mi hanno chiesto ‘non abbandonateci’. Sarebbe facile ora lasciare, ma per rispetto delle istituzioni e delle scelte fatte non abbandonerò la nave in difficoltà fino all’ultimo giorno di governo”. “Ho sempre agito solo per il bene dei due fucilieri e dell’Italia. Se non ci sono riuscito me ne scuso con tutti e prima con loro due”. “Proprio perché le decisioni collegiali di governo si rispettano e si onorano – ha aggiunto – sono stato io a comunicare ai due la decisione di farli tornare in India, li ho guardati negli occhi e gliel’ho detto”. Di Paola sottolinea che la posizione di Terzi non va confusa con quella del governo: “Il ministro degli Esteri ha diffusamente illustrato gli sviluppi della vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: mi riferisco ai fatti, ma non mi riferisco alle valutazioni che ha espresso e che non sono quelle del governo”.
La Russa: “Monti venga subito in aula”
Le reazioni del parlamento non si sono fatte attendere. Ignazio La Russa ha chiesto un intervento immediato del presidente Mario Monti. Pochi minuti dopo la presidente della Camera, Laura Boldrini ha annunciato che “il presidente Monti nel pomeriggio vuole verificare con il capo dello Stato, ma si è detto disponibile a riferire in aula domani (mercoledì, ndr)”. Poco dopo è giunta l’ufficialità: Monti riferirà alla Camera alle 15 e alle 17.30 al Senato: per questo è stata annullata la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama che doveva affrontare lo stesso tema dei marò. Annullata, in seguito alle dimissioni di Terzi, anche l’informativa al Senato dei ministri degli Esteri e della Difesa. Lo stesso La Russa, più tardi, è tornato sull’argomento, aprendo di fatto a una possibile candidatura di Terzi nelle file di Fratelli d’Italia: “Terzi fa parte di un governo che noi abbiamo osteggiato, ma non ho mai nascosto la stima per la persona”. La Russa ha definito il ministro dimissionario come “uno dei nostri migliori ambasciatori, che oggi non si è tirato indietro, dando una dimostrazione di grande dignità. Non so cosa farà in futuro, comunque mai dire mai”.
Monti: “Le dimissioni di Terzi non erano annunciate”
L’intervento del presidente del Consiglio Mario Monti è arrivato in serata: “Ho preso atto con stupore della dichiarazione del ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata resa alla Camera dei deputati nella quale ha annunciato le sue dimissioni. Tali dimissioni non mi erano state preannunciate, benché in mattinata si fosse tenuta presso la presidenza del Consiglio, con la mia partecipazione, una riunione di lavoro con i ministri Terzi e Di Paola per la messa a punto dell’informativa del governo”. “Le valutazioni espresse alla Camera dal ministro Terzi – ha voluto ribadire Monti – non sono condivise dal governo, come ha già dichiarato il ministro Di Paola. Domani riferirò alla Camera e al Senato sull’intera vicenda”.
Napolitano: “Dimissioni irrituali”
Le dimissioni di Terzi non hanno lasciato indifferente il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano è rimasto “sconcertato” dalla decisione del titolare della Farnesina, della quale non era stato preventivamente informato, così come il premier Mario Monti. Secondo quanto riportato da alcune fonti, in mattinata, prima del suo intervento in Parlamento sulla vicenda dei marò, Terzi aveva concordato con Quirinale e Palazzo Chigi una versione del discorso differente da quella poi effettivamente pronunciato. In particolare, tra l’altro, nella versione concordata non ci sarebbe stato il passaggio in cui Terzi sostiene di essere stato “contrario a rimandare in India i marò” e che la sua voce “è rimasta inascoltata”. Sull’argomento, Monti e Napolitano avranno un incontro nelle prossime ore al Quirinale. Il presidente del Consiglio porterà al capo dello Stato il decreto di accettazione delle dimissioni del ministro, che Terzi ha “irritualmente” dato nel suo intervento alla Camera. L’incontro sarà l’occasione per valutare le scelte conseguenti, anche in considerazione delle comunicazioni che Monti dovrà rendere in Parlamento sulla vicenda.
Le reazioni politiche
Il deputato del Pdl, Fabrizio Cicchitto non assolve il ministero della Difesa: “A noi risulta che la decisione sbagliata alle origini di tutto di ritornare nel porto non sia stata presa solo dall’armatore e dal comandante ma coperta e condivisa anche dal centro operativo della Marina, non c’è stato errore derivante da norme abborracciate ma è stato commesso anche a livello del ministero Difesa”. “L’appello dei nostri due marò avrebbe potuto avere una risposta al suo livello se oggi fosse venuto in aula il presidente del Consiglio, che conosceva perfettamente le contraddizioni tra i suoi ministri su questa vicenda”. “Monti – ha aggiunto Cicchitto – è il responsabile dell’attività del suo governo. Avrebbe evitato molte cose se avesse avuto il coraggio di metterci la faccia oggi e di assumersi tutta la responsabilità. Doveva venire a rendere al Parlamento il senso di una contraddizione profondissima che si è manifestata e di cui era perfettamente a conoscenza”.
Dello stesso avviso è il vicepresidente della Camera e deputato del Pdl, Maurizio Lupi: “Il gesto del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che si è dimesso davanti al Parlamento dove riferiva sul ritorno dei due marò italiani in India ai quali ha espresso la sua solidarietà, è un gesto di straordinaria statura morale. Dalle sue parole si evince una profonda divisione nel governo. Rimandare i due militari in India è stato un errore, è ora necessario che il presidente del Consiglio si assuma le sue responsabilità politiche sulla questione rispondendone al Parlamento”.
Il scelta di Terzi è commentata anche dall’ex ministro della Difesa, Franco Frattini: “Un gesto di grande dignità, quello del ministro Terzi. Che qualcosa non avesse funzionato si era capito”. “Le sue parole – ha detto Frattini, a margine di un incontro sulla sicurezza energetica organizzato dalla Fondazione De Gasperi – squarciano un velo sulla situazione e sulla totale gestione complessiva della vicenda”. “Sono contento – ha concluso – da ex ministro degli Esteri che non sia stata fatta un’azione unilaterale da parte della Farnesina”.
Da sempre molto critico sull’operato del governo nella vicenda, il segretario del Prc Paolo Ferrero ritiene tardive le dimissioni del titolare della Farnesina: “Terzi si doveva dimettere prima, per la scandalosa gestione della vicenda dei due marò, si potrebbe dire meglio tardi che mai. Il governo italiano si è comportato come ai tempi delle colonie, cercando di risolvere una crisi internazionale in modo del tutto indegno, al di sopra e al di fuori delle leggi e del diritto sovranazionali. Aspettiamo le dimissioni anche del ministro Di Paola perché le parole e gli atti di Terzi e Di Paola non sono accettabili in un paese civile”.
Il Movimento 5 Stelle ha accolto “con soddisfazione” le dimissioni del ministro degli Esteri Giulio Terzi, che però “non bastano”. Il deputato Alessandro Di Battista ha definito “oscura e infelice” l’intera vicenda, “dentro la quale c’è soprattutto l’onore dell’Italia”. Il M5S chiede al governo “prove circostanziate” da pubblicare on line “perché il governo lo deve ai cittadini”. “E vogliamo sapere – ha aggiunto Di Battista – se ci siano state dazioni di denaro a favore dell’India e se vi siano riferimenti diretti o indiretti con la vicenda Finmeccanica. Gli affari sono più importanti delle vite umane? Chiediamo che il documento in cui c’è scritto che i due fucilieri di marina eviteranno il rischio della pena di morte sia reso pubblico per fugare ogni dubbio sulla sua reale esistenza”. Un intervento, quello di Di Battista, accolto favorevolmente dalla presidente Laura Boldrini, che si è complimentata con l’esponente del Movimento per la competenza e l’educazione dimostrate.