Concluse le consultazioni per la formazione del nuovo governo tra il premier incaricato e i segretari di Pdl (assente Berlusconi) e Lega e i rappresentanti di Scelta Civica. Il leader del Pd: "Ci sono difficoltà, si continua a lavorare". In mattinata colloqui del leader del Pd con Bagnasco e i gruppi minori del Parlamento. Reggi: "Se il Colle chiama, Renzi non risponde no"
Prima l’aut aut del Pdl, poi il no secco del Movimento 5 Stelle. Giornata interlocutoria per il segretario democratico Pier Luigi Bersani, alle prese con le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Un obiettivo che se ieri sembrava assai difficile, oggi sembra quasi impossibile. E non tanto per la scelta dei parlamentari a 5 Stelle (che al termine di due riunioni ad hoc hanno deciso di votare no alla fiducia per un ipotetico esecutivo Bersani), quanto per la conferma della posizione del Pdl. Anche questa, del resto, era prevista, specie dopo il no del premier incaricato ad un accordo con Berlusconi. “Se il Pd si chiude, nessuna forma di sostegno a Bersani. Confidiamo in un suo atto di responsabilità e saggezza”. Il segretario del Pdl Angelino Alfano non ha usato mezzi termini al termine dell’incontro con il premier designato Pier Luigi Bersani. O si collabora, oppure si torna a votare: i berlusconiani non aiuteranno in nessuna maniera il segretario del Partito democratico. Un messaggio, quello di Alfano, che non ammette altre interpretazioni: “Le posizioni restano molto distanti – ha aggiunto il segretario del Pdl – e se resteranno distanti nelle prossime 48 ore, noi ribadiremo che l’unica strada è quella del voto”. Assente Silvio Berlusconi, per il Pdl all’incontro con Bersani erano presenti al colloquio, oltre ad Alfano, i capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta. Quindi il segretario del Carroccio Roberto Maroni con i capigruppo Giancarlo Giorgetti e Massimo Bitonci. Infine, il presidente del gruppo Gal, Mario Ferrara.
Non si è fatta attendere la risposta di Pier Luigi Bersani, che al termine della giornata di consultazioni ha incontrato la stampa. “Bisogna continuare a lavorare, rimangono difficoltà ma si continua a lavorare” ha detto il premier incaricato, secondo cui “con il Pdl si può discutere sul piano delle riforme perché da loro non c’è stata nessuna preclusione”. Sul metodo utilizzato in queste consultazioni, il leader del centrosinistra ha assicurato che “sarà tutto in trasparenza” e poi, rivolgendosi ai cronisti, ha chiesto di non inseguire “dietrologie e strani cunicoli. Ciascuno avrà il quadro e potrà decidere se prendersi le responsabilità nella gradazione che preferirà”. Poi, facendo il bilancio delle ultime 24 ore di lavoro, Bersani è stato chiaro: ”Mi pare si cominci a comprendere meglio che cosa intendo per quel famoso doppio registro e in particolare qual è la proposta che si delinea” in particolare sulla ‘convenzione’ per le riforme che “può essere una grande novità”. E questo, a sentire il premier incaricato, “testimonia l’intenzione di produrre una corresponsabilità sui grandi temi istituzionali”. Sui tempi tecnici del suo mandato, invece, Bersani ha annunciato di provare a chiudere entro questa settimana. ”Come si sarà visto nel comunicato del Quirinale il mandato che mi è stato dato è nel quadro della consapevolezza delle difficoltà” del Paese, “non ho tagliole temporali ma c’è Pasqua che arriva e questa cosa cercherò di risolverla lì intorno, poi consentirete se c’è un’ora in più o in meno”.
Parole ovviamente diverse rispetto a quelle pronunciate da Alfano. “La via migliore è la collaborazione – ha dichiarato il leader del Pdl – Il presidente Berlusconi ha manifestato pubblicamente che l’unica cosa alla quale noi teniamo è che ci sia un governo solido e forte che possa affrontare la crisi del paese”. Secondo Alfano una collaborazione tra Pd e Pdl deve esserci anche in vista dell’elezione del presidente della Repubblica. D’accordo con Alfano, Maroni ha fatto sapere che Pdl e Carroccio agiranno come una coalizione e ha aggiunto: “La Lega condivide la posizione espressa da Alfano, auspichiamo un governo a guida politica, basta con i tecnici. Serve un governo di legislatura che duri, solo così si affrontano e risolvono i problemi e lo dico in veste di governatore”. Sulla stessa linea Ferrara, secondo cui “serve una pacificazione del Paese per dare un governo all’Italia, ma anche per quella che è la massima istituzione che è la presidenza della Repubblica”.
A seguire Bersani ha continuato le consultazioni per la formazione del nuovo governo incontrando la delegazione di Scelta Civica guidata da Mario Monti. “Abbiamo apprezzato il metodo indicato dal premier incaricato – ha detto Andrea Olivero – ma abbiamo chiesto a Bersani un ulteriore sforzo per un più ampio coinvolgimento di tutte le forze e a fronte di questo passo ci riserviamo valutazioni per il nostro apporto fattivo”. domattina, invece, sarà il turno dell’incontro con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
In mattinata Bersani ha incontrato una delegazione della Conferenza delle Regioni, guidata dal presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani. “Abbiamo esposto la nostra proposta di collaborazione e di governo allargato del Paese – ha dichiarato Errani – è una proposta che le Regioni avanzano in modo unanime. La situazione è così critica che richiede un vero salto in avanti”. Della delegazione faceva parte anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, oltre ad altri 9 presidenti e 2 vice presidenti. Tra gli altri anche gli altri governatori leghisti Luca Zaia e Roberto Cota, così come Nichi Vendola e Claudio Burlando. “E’ una posizione – prosegue Errani – che le Regioni hanno sempre proposto, non ottenendo, per la verità, particolare attenzione. Ma oggi la situazione richiede un cambio di passo. Non si può andare avanti scaricando le responsabilità sul sistema territoriale: questo ha prodotto risultati negativi. Si governa con la collaborazione”. Bersani, ha riferito Errani, ha ascoltato le parole dei governatori e ha dato “una disponibilità positiva”.
Le Regioni: “Sanità a rischio default”
Una delle questioni principali sollevate durante l’incontro tra Bersani e le Regioni quella della sanità. Tra il 2012 e il 2013 le Regioni per la Sanità hanno patito una decurtazione reale di risorse pari a un miliardo. “E’ una situazione insostenibile – ha detto Errani – che rischia di produrre una progressiva deriva verso il default per tutte le Regioni”. I governatori chiedono di ridare le risorse necessarie al fondo sanitario e di ristipulare il Patto per la salute. “Siamo disponibili – ha detto Errani – ad una reale spending review, non come quella che si è vista in questi mesi e siamo pronti a ragionare sui costi standard”.
Errani ha sollecitato poi il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, “la situazione è gravissima e non c’è la copertura adeguata”, ha detto; la ridefinizione del patto di stabilità interno, “per favorire gli investimenti”. “Abbiamo a disposizione – ha proseguito Errani – i consorzi fidi e le cooperative e siamo pronti per dare credito alle piccole-medie imprese che sono in gravi difficoltà”. Infine le Regioni chiedono di rivedere le scelte sul trasporto pubblico locale, di rinviare al 2014 l’introduzione della Tares, di evitare l’aumento dell’Iva, di rivedere l’Imu per la prima casa e alleggerire l’Irap. Da ultimo, i governatori si sono detti interessati a una ripresa della riforma costituzionale e istituzionale del Paese, sono favorevoli alla creazione del Senato Federale e alla riduzione del numero di parlamentari. “E’ giusto – ha concluso Errani – che su questi processi di riforma siano definite date certe”.
Incontri anche con Bagnasco, minoranze linguistiche e gruppo misto
Ma gli impegni della penultima giornata di consultazioni di Bersani sono proseguiti anche con il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Successivamente a colloquio con il segretario democratico sono entrati il gruppo delle minoranze linguistiche della Val d’Aosta e del gruppo misto. “Abbiamo confermato al presidente incaricato Bersani l’appoggio – spiegano i rappresentanti autonomisti – qualora ci fossero state garanzie sulle autonomie. Questo sono arrivate ed è dunque un bon passo in avanti”, quindi, “in caso di dichiarazioni in Aula siamo pronti ad appoggiare quella che sarà la proposta di governo”. Dello stesso tenore la dichiarazione di Loredana De Petris (Sinistra Ecologia e Libertà), capogruppo del misto al Senato: “Appoggio totale”.
Reggi: “Se arriva una chiamata dal Colle, Renzi non risponde no”
Intanto, mentre il leader del centrosinistra prosegue il suo percorso su un sentiero molto stretto, si registra la presa di posizione del coordinatore delle primarie di Matteo Renzi, Roberto Reggi, intervistato daI Foglio che ammette che il Pd è diviso in due fronti e che se Napolitano dovesse proporre a Renzi di guidare un governo del presidente lui difficilmente potrebbe rispondere di no. “E’ inutile negarlo – dice Reggi – nel Pd ci sono due partiti nel partito. Uno, in caso di fallimento di Bersani, vuole le elezioni. L’altro semplicemente no. Ecco. Noi siamo per il partito del semplicemente no”. “Qui – continua Reggi – non si tratta di voler fare inciuci con Berlusconi, si tratta di saper fare i calcoli. I numeri dicono che se vuoi fare un governo, ti allei con chi quel governo può permetterti di farlo; e in questo senso Berlusconi di matematica ci capisce più di Fassina. Ecco. Bisogna essere saggi. E in un momento come questo sarebbe una pazzia non seguire la saggezza di Napolitano”.
Mauro: “La fiducia non è scontata”
Nello stesso momento la nuova dichiarazione del capogruppo al Senato di Scelta Civica Mario Mauro: “Dipende da Bersani, la fiducia non è scontata”. Mauro invita il segretario Pd alla “lungimiranza” e sottolinea l’esigenza di una coalizione “larga” senza “emarginare” forze necessarie per fare “il bene comune”. “Crediamo che il nostro Paese rimanga in una forte necessità di coesione nazionale. Questo clima di guerra che ha avvelenato i pozzi della politica ha reso impossibile procedere coerentemente con le riforme”.