Il nodo è il Quirinale, dove un Presidente resterà sette anni, mentre questo Parlamento (per non parlare del governo, sempre che ne nasca uno) potrebbe durare il tempo di una rosa. A Berlusconi, perciò, interessa solo il Quirinale, se ottiene il Presidente che vuole può appoggiare anche un governo Bersani (e farlo cadere quando gli farà comodo). Per la sua “curva sud” e le sue squadriste in botulino bercia che il Colle più alto spetta a Gianni Letta, in realtà il suo vero candidato è un qualsiasi dignitario del Pd purché devoto all’inciucio. Berlusconi, per dirla senza perifrasi, vuole un Presidente del Salvacondotto. Un altro Napolitano. Un Monito Permanente che consenta l’orgia delle leggi ad personam (e dei legittimi impedimenti ad personam e delle amnistie ad personam) con cui garantirsi una tombale impunità e un’illegale eleggibilità. Mentre l’Italia, per uscire dalla morta gora, per cominciare a ricostruire economia e cultura dopo il quasi ventennio dell’abiezione e delle macerie, ha bisogno di tutt’altro, di un autentico Custode della Costituzione, intransigente sui fondamenti di giustizia e libertà che la animano – la prima parte, tranne l’art. 7 – proprio in vista delle modifiche della seconda, per una drastica riduzione di parlamentari, costi della politica e vortice di corruzione.
Già circolano insistenti i nomi per questo berlusconiano Presidente del Salvacondotto. Difficilmente proponibile quello che più è nel cuore del Cavaliere putiniano (Massimo D’Alema), il gossip giornalistico privilegia la quadriglia di Amato, Mattarella, Castagnetti e Marini. Quest’ultimo sembra il più gettonato, forse perché ha dato già prova della sua debolezza verso Berlusconi nei due anni di presidenza del Senato. Il Parlamento nato da uno sconvolgimento elettorale che grida radicale rinnovamento, befferebbe e insulterebbe la volontà dei cittadini con la più stantia continuità di Casta, con l’inciucio elevato a regime.
Grillo e Casaleggio lo consentiranno? Perché si pecca per atti ma anche per omissioni. Se il M5S starà a guardare, anziché gettare nella lotta per la scelta del Presidente della Repubblica tutta la forza di quasi nove milioni di elettori, non potrà evitare l’accusa di ponziopilatismo, perché anche un cieco vede l’abisso che separa Rodotà da Amato e Zagrebelsky da Marini. Quei quasi nove milioni di italiani hanno delegato il M5S a realizzare un’Altrapolitica, non a trastullarsi con polverose autoreferenzialità di movimento. Il mandato di quei milioni di cittadini è imperativo: un Presidente contro l’inciucio.
il Fatto Quotidiano, 26 Marzo 2013