La napoletana Luisa Bossa ha chiesto di sciogliere i coordinamenti delle donne" e ha denunciato le "dinamiche correntizie" nel partito. In una lettera si scaglia contro "i luoghi protetti funzionali all’idea che la donna debba starsene buona e quando occorre sostenere questo o a quell’altro leader per ottenere poi un vantaggio individuale"
C’è una donna in politica da più di 20 anni convinta che i luoghi riservati alle donne in politica servono solo “a costruire carriere personali protette”. Si chiama Luisa Bossa, è una deputata napoletana del Pd alla seconda legislatura dopo essere stata due volte sindaco di Ercolano “con più voti della coalizione che mi sosteneva” e consigliera regionale “eletta con la preferenza unica, senza accoppiate (l’attuale legge elettorale campana consente invece la doppia preferenza di genere, ndr), giocandomi per intero e in autonomia la mia battaglia”. In una lettera al partito, la Bossa ha gettato un sasso nello stagno che pesa come un macigno. Mettendo nero su bianco riflessioni come questa: “I ‘luoghi protetti’ non mi hanno mai convinto. Mi sembrano funzionali all’idea che la donna debba starsene buona nel suo angolo, a coltivarsi la sua quota riservata, a discutere tra sé e sé, e semmai a produrre, al momento opportuno, un documento di sostegno a questo o a quell’altro leader, e ottenerne poi un vantaggio individuale”.
La lettera doveva rimanere riservata ed è stata scritta per protestare contro la nomenclatura rosa nazionale e campana: Roberta Agostini, Valeria Valente e Assunta Tartaglione, rispettivamente a capo del coordinamento femminile nazionale, regionale e napoletano, tutte candidate nella testa di lista di Campania 1 ed elette alla Camera. La Valente è stata poi eletta segretaria d’aula a Montecitorio.
Sullo sfondo l’accusa, nemmeno tanto velata, di uno scambio deciso a Roma: un posto blindato per la Agostini a Napoli in cambio di un ruolo importante per la Valente, che peraltro è stata candidata grazie al successo nelle parlamentarie di capodanno. “Il fatto che le coordinatrici di tali organismi – scrive la Bossa – siano entrate loro stesse in Parlamento; il fatto che alcune di esse, senza avviare alcuna consultazione dal basso, senza alcun coinvolgimento della base che coordinano, abbiano operato scelte che hanno penalizzato i gruppi e hanno alla fine premiato loro stesse, e non i coordinamenti che dirigono, ha avvalorato la mia convinzione negativa su tali organismi”.
Le conclusioni della Bossa sono drastiche: “I coordinamenti delle donne vanno sciolti”. E comunque “non intendo più farne parte”. E la polemica non finisce qui: circola anche una lettera della deputata Sandra Zampa, ex portavoce di Romano Prodi, destinataria la Agostini, con la quale la Zampa denuncia criticamente le dinamiche correntizie all’interno del coordinamento rosa Pd.