Politica

La crisi e il filosofo

Dopo 18 mesi di assedio, nel 212 A.C. Siracusa fu presa e saccheggiata dal Console romano Marcello. Archimede morì sulla spiaggia ucciso da un soldato romano. Siamo tornati indietro nel tempo: questa è l’intervista che ci ha rilasciato pochi giorni prima.

Archimede, cosa fai?

Non ho tempo. Ho un problema da risolvere.

Di fisica? Stai costruendo una macchina da guerra?

Solo i problemi umani sono intrattabili.

La città è nelle spire di una crisi drammatica… Hersanodòro dice che ci vorrebbe un miracolo.

Ah sì? Beh, io so come risolvere questa crisi.

Bum!

Però non si può dire, perciò non so che fare.

Non si può dire?

Amico! Intanto, migliore l’idea, meno viene creduta. Se vuoi apparire saggio, dì quello che dicono tutti. La verità ha bisogno di tempo per essere accettata.

E voi di tempo non ne avete…

Secondo, le spie dei romani sono dappertutto.

La fazione filoromana alza la voce ogni giorno di più.

Rumoreggia. Li senti? “Cediamo ai romani il controllo della Città: vivremo meglio!”. Che vadano nel Regno dell’Ade! Piuttosto, devo riuscire a parlare con Epicide.

Il sovrano?

Certo! Vedi questi?

Sono specchi… parabolici.

Specchi ustori. Non mi crederai; ma possono mandare le navi nemiche a fondo e per sempre.

E allora perché non informi i concittadini?

Perché non si può. Solo Epicide…

Cosa non si può?

Ma ragiona, ometto del futuro! Cosa succederebbe se divulgassi minimamente la mia idea?

Forse si costruirebbero tanti grandi specchi, e Siracusa vincerebbe la guerra…

Nient’affatto! I romani capirebbero subito le nostre intenzioni. E sposterebbero le navi fuori dalla portata degli specchi: fine di ogni speranza!

Ci vuole un’azione a sorpresa.

Appunto… I romani non devono capirci nulla, finché un numero sufficiente di specchi non verrà simultaneamente puntato contro le loro navi, nell’ora giusta, nel giorno giusto, alla distanza giusta, con l’inclinazione giusta…

Non sarai superstizioso?

Uffa! Il sole: dev’essere giusto!

E queste decisioni dipendono da Epicide?

Lui? No. Sta chiuso a Palazzo, di specchi non s’intende. E poi, neanche a lui posso rivelare l’idea! Altrimenti dovrà valutarla con i suoi consiglieri. E sarebbe la fine.

Però lui può aiutarti.

Già. Dopo la morte di Imilcone sta per nominare il nuovo comandante. È la decisione cruciale della situazione. La mia scoperta può rovesciare le sorti della guerra… ma è anche una strategia fragile. Perciò può essere affidata solo a uno che ne coglie le sfumature…

Un filosofo?

Sì, un tecnico. Io stesso! Darei ordini giusti, ma …

Ma?

Non funzionerebbe. Politicamente.

Se gli proponi una cosa simile…

… la mia testa non varrebbe più una dracma. L’idea stessa degli specchi ustori ne uscirebbe screditata.

Allora, un altro filosofo?

Sembra la cosa ideale… Ma la gente non crede alla scienza. Troppi venditori di fumo in giro. Sciamani. Opportunisti. E poi c’è tecnico e tecnico. Lo scorso anno, un ingegnere edile è stato messo a capo delle fonderie… Ti rendi conto? Per i disastri che ha combinato, tutti i filosofi ora sono screditati…

Un bravo politico!?

Secondo me basterebbe: purché sia ansioso di cambiare, sperimentare, rischiare …

Perché di questo passo la città ha i giorni contati!

… uno disposto a provarle tutte.

Zoippo vuole uscire dall’orbita romana con l’aiuto di Cartagine. Con Annibale in Campania, Roma non oserà più…

Forse, forse. Ma parla piano! Se ti sentono, ti accusano di essere anti romano, contrario al progresso, populista, e chi più ne ha più ne metta!

Con le legioni alle porte? E che diamine!

Senti a me: chi può valutare le conseguenze di un nuovo collocamento internazionale? E perché assumersi tali rischi, quando avremmo la possibilità di risolvere a nostro vantaggio questa crisi, e poi trattare con Roma condizioni migliori? Anche Roma ne uscirebbe meglio: e Roma è il futuro!

Allora sbrigati, vai, che aspetti? Chiedi udienza a Epicide. Spiegagli il tuo Piano. Salva Siracusa! Cambia il corso della Storia.

Eh! Appunto. Qui sta il problema. I suoi consiglieri…

Ottusi? Invidiosi?

Non mi fanno avere l’udienza. Mi trattano da seccatore. ‘Lei capisce, proprio adesso, ci sono le consultazioni…’: ma appunto, dico io!

Non hai un amico potente? Uno in grado di capire, che interceda.

Sì, Agatocle: matematico e abile politico. Gli ho mostrato gli specchi…

E lui?

Entusiasta. E appoggia la mia linea: mantenere il segreto, e puntare sulla nomina di un tecnico. Ho passato dieci giorni con lui a ragionare sul testo del messaggio al Sovrano.

Tutto bene allora.

Sembrava fatta. Ci ha dormito su, e il giorno dopo mi ha detto che non se la sentiva. Il nostro messaggio, dice, ha un limite fatale.

Un limite?

Non puoi dire a un sovrano: “ Ho un’idea, ma non te la dico”.

Allora non ti resta che sperare nella buona sorte: il probabile nuovo Comandante sia aperto alle tue idee!

Hersanodòro!? È fissato con l’ortodossia dei manuali militari. Gioca ai soldatini, per non essere da meno… Ma Agatocle è sottile.

Fin troppo!

Senti cosa ha architettato. Ha scritto un messaggio a Flavia Zisa, in cui spiega che abbiamo fatto una scoperta che potrebbe decidere la guerra, ma attuabile solo da un generale filosofo. Poi ha fatto in modo che venisse intercettato dalle spie di Epicide!

Molto sottile! E…?

Niente, nessuna reazione.

Troppo indiretto…

Sono nello sconforto!

Povero Archimede: la tua città verrà distrutta. Ma poi rinascerà, anche se non sarà più quella di prima.

Meglio la morte!

Non farla tragica. La vita continuerà …

Non è il saccheggio e la fame che temo, o il giogo di Roma: ma la mia coscienza. Invecchiare sapendo di aver fallito, dopo aver avuto a portata di mano la salvezza della città. Perciò ora andrò sulla spiaggia, con i miei specchi, e li punterò sulle navi romane.

Non mi sembra una buona idea, Archimede. Ci sono nuvole in cielo, e la spiaggia è piena di nemici. Nessuno può vincere le guerre da solo: e tu lo sai.

Addio, amico mio. Gli uomini passano e le idee restano, restano le loro tensioni morali. Continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.