I 53 senatori del Movimento chiedono chiarimenti ai ministeri di Ambiente, Sviluppo e Finanze. Pizzarotti: "Evidentemente i sospetti non sono infondati e per l'inceneritore non tutto è stato fatto correttamente". E Iren? Nella sostanza tace
Il caso dell’inceneritore di Parma arriverà presto in Parlamento. Dopo i documenti diffusi da ilfattoquotidiano.it sulla sospensione dei finanziamenti di F2i ad Iren legati proprio alle possibili conseguenze dell’inchiesta della magistratura sull’impianto di Ugozzolo, i parlamentari Cinque stelle si preparano a portare la questione a Roma. I 53 senatori del Movimento presenteranno un’interrogazione a risposta scritta, scaturita proprio dalla lettera riservata dell’amministratore delegato di F2i Vito Gamberale ad Iren, da sottoporre all’attenzione del Governo e dei ministri all’Ambiente, allo Sviluppo economico e alle Finanze.
Nel testo (che vede tra i primi firmatari Maria Mussini, Michela Montevecchi, Elisa Bulgarelli, Adele Gambaro, Marco Scibona, Alberto Airola, Carlo Martelli e Cristina De Pietro), i senatori ripercorrono i punti salienti della lettera pubblicata da ilfattoquotidiano.it e fanno il punto sulla situazione di smaltimento rifiuti regionale, ricordando infine che a Parma si è chiuso un bando per la progettazione di un impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti. Quindi l’attenzione si sposta sul forno di Ugozzolo, considerato un investimento diseconomico. In particolare, si chiede ai ministri “quale sia la posizione riguardo ad investimenti diseconomici come quello dell’inceneritore di Parma e non in linea con la risoluzione di indirizzo del Parlamento Europeo del 20 aprile 2012 che vieta l’incenerimento di tutti i rifiuti riciclabili e compostabili dal 2020, a fronte dell’esigenza di garantire un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, che rappresenta l’unica via per far uscire il sistema Italia dalla crisi economica e sociale degli ultimi anni”.
A questo aspetto si aggiunge anche quello delle tariffe che i cittadini andrebbero a pagare con l’inceneritore di Parma, più alte di quelle previste con sistemi alternativi all’incenerimento. A questo proposito i senatori chiedono al Governo “se a carico di Iren Spa, il cui piano finanziario prevede di fare pagare oltre 160 euro/tonnellata per lo smaltimento tramite incenerimento a fronte di sistemi alternativi molto più economici e sostenibili dal punto di vista ambientale, non si configuri un forte danno erariale potenziale e un aggravio ingiustificato di costi a carico dell’utenza interessata”.
A sollecitare l’interrogazione era stata la stessa amministrazione Cinque stelle ducale dopo avere appreso la notizia. “Abbiamo chiesto ai parlamentari 5 Stelle di rendere la vicenda oggetto di un’interrogazione parlamentare – ha commentato l’assessore all’Ambiente del Comune di Parma Gabriele Folli – per portare la questione a livello più alto di quello locale, con la motivazione che essa coinvolge anche la Cassa Depositi e Prestiti. Anche perché nella lettera di Vito Gamberale emergono le perplessità dei legali di Iren, che hanno manifestato preoccupazione nel procedere nell’investimento proprio a causa dell’inchiesta della magistratura, che potrebbe configurare addirittura l’ipotesi di confisca o di demolizione, con irreparabili conseguenze negative sugli investitori”.
Più cauta la reazione del sindaco Federico Pizzarotti, che dopo avere esultato in passato a ogni mossa della Procura per il sequestro del cantiere di Ugozzolo, per poi però ricredersi ogni volta che Iren faceva un passo avanti nell’accensione dell’impianto, questa volta aspetta a cantare vittoria. “Queste sono altre notizie che vanno nella direzione di confermare che forse per quanto riguarda l’inceneritore non tutto è stato fatto correttamente. E quindi se la Procura e il Tribunale hanno dato queste loro indicazioni, evidentemente i sospetti non sono infondati”. Pizzarotti però tiene i piedi per terra e non si fa prendere dall’entusiasmo. “Come ho sempre fatto, cerco di guardare ai risultati piuttosto che alle fasi momentanee, come potevano essere le richieste di sequestro del cantiere. Noi continuiamo a lavorare per verificare tutti gli aspetti tecnici, perché secondo me vale la pena fare una chiarezza finale”.
Del fatto che anche gli avvocati della multiutility, come emerge dalla lettera di F2i, abbiano ravvisato il rischio di una confisca o demolizione dell’impianto, il primo cittadino non si mostra stupito, anche se la valutazione è ovviamente positiva: “Va nella direzione di quello che noi e anche altri abbiamo sempre sostenuto, e cioè che nell’iter di costruzione ci sono state delle mancanze”. A dimostrarlo, come ricorda il primo cittadino, ci sono le indagini della Procura, ma anche gli esposti dei cittadini e di associazioni, e infine le inchieste su tangenti e corruzione a Parma, ultima Public Money, che ha portato ai domiciliari anche l’ex vicepresidente di Iren Luigi Giuseppe Villani. “Se pensiamo agli arresti sia di questa tornata, ma anche di quelle precedenti, che avevano a che fare con il tema ambiente, è evidente che qualcosa su come si è proceduto non è andato come doveva. Però valgono solo gli aspetti finali, anche se noi continuiamo a indagare e a verificare sulla questione sia per la tranquillità dei cittadini sia per il rispetto delle leggi”.
Se a Roma si sta già lavorando per aiutare Pizzarotti a fermare l’inceneritore, a Parma intanto il lavoro procede con l’aumento della raccolta differenziata, il progetto dell’impianto Tmb per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti, mentre sull’impianto di Ugozzolo l’obiettivo principale rimane quello di salvaguardare la salute dei cittadini: “Abbiamo deciso dove posizionare il pannello che comunicherà le emissioni dell’impianto – conclude Pizzarotti – Insomma, stiamo andando avanti senza particolare demagogia, convinti che l’inceneritore sia un’opera che non serve alla città”.
E Iren? Nella sostanza tace. Uomini dell’aziendas parlano ai cronisti in maniera inusuale: “Scrivete fonti vicino all’azienda dicono che…”.