La Guardia di finanza perquisisce il settimanale romano "Il Punto", finanziato da Piergiorgio Baita, l'ad dell'azienda finita al centro di un'inchiesta per evasione fiscale e fatture false. Un socio della casa editrice è indicato come amico del generale Pollari, l'altro è un ex carabiniere già titolare di società specializzate in forniture militari. La redazione difende però la "genuinità" del lavoro giornalistico
Qualcuno lo ha paragonato all’ufficio dove Pio Pompa, funzionario del Sismi legato al generale Nicolò Pollari, conservava dossier su magistrati, politici e giornalisti. Certo che la vicenda che ruota intorno a Il Punto, settimanale romano, di aspetti da chiarire ne presenta parecchi. La sede di via Nazionale a Roma è stata perquisita dalla Guardia di Finanza il 20 marzo, con un consistente dispiego di forze. La perquisizione è stata disposta dalla Procura della Repubblica di Venezia nell’ambito dell’inchiesta che il 28 febbraio ha portato all’arresto di Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani, importante impresa del settore degli appalti pubblici, con commesse che vanno dal Mose della città lagunare all’Expo2015 di Milano. Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale, tramite un vasto giro di fatture false, sono finiti in carcere diversi manager dell’azienda e Claudia Minutillo, ex segretaria del presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan.
Al giornale romano, i finanzieri sono arrivati sulla scorta della testimonianza di Mirco Voltazza, imprenditore incaricato da Baita di “anticipare eventuali aggressioni da parte delle forze dell’ordine e della magistratura”. “Aggressioni” da combattere con le bonifiche anti-intercettazione e con un adeguato “flusso informativo”, il tutto per una parcella da un milione 320 mila euro. E’ proprio Voltazza ad affermare che l’ad di Mantovani aveva finanziato Il Punto con 200mila euro, proprio perché, a suo dire, il giornale era infiltrato da uomini dei servizi, in grado dunque di offrire quel genere di “flusso informativo”. Nella perquisizione, i finanzieri hanno trovato il file dell’ordine di custodia cautelare contro Baita e gli altri. Ma ormai il documento era noto – e fornito agli indagati – da venti giorni. Nulla prova, fino a questo momento, che sia stato ottenuto in anticipo in danno dei magistrati veneziani.
Il Punto si occupa di inchieste, dalla criminalità organizzata all’ambiente, e in redazione ci tengono a far sapere che il lavoro giornalistico nulla a che fare con i servizi segreti, ne è mai apparso condizionato da apparati esterni. Emergono invece rapporti personali – tutti da verificare – tra Pollari e il direttore editoriale Alessandro Cicero, autore fra l’altro di una difesa energica e incondizionata dell’ex direttore del Sismi, in occasione della sua recente condanna in appello a dieci anni per il caso Abu Omar. Cicero risultava socio al 50% della New Time Corporation srl, l’editrice di Il Punto, fino al 30 maggio 2012, data in cui ha ceduto le quote all’altro socio, Vincenzo Manganaro. Manganaro, 54 anni, nato ad Alì in provincia di Messina, è un ex carabiniere a cui fanno capo una dozzina di società, di cui tre fallite, e una sfilza di protesti, sequestri preventivi, pignoramenti, ingiunzioni. Le società si occupano delle attività più varie, dalle pulizie alla ristorazione, ai viaggi, alla produzione televisiva. Spicca la Avio Star srl, fallita nel 2005, che nell’oggetto sociale annoverava la “costruzione di velivoli“, la fornitura di “attrezzature di sopravvivenza e sicurezza alle forze armate“.
Dalle visure non emerge alcun ruolo ufficiale degli “imprenditori veneti” che di fatto finanziavano il giornale. I soli soci citati sono Cicero e Manganaro. Dalle carte dell’inchiesta emerge però che Baita si era impegnato a finanziare la testata con circa un milione di euro in un anno in cambio dell’opzione di acquisto, a una certa data, del 51% della società editrice. Perché il top manager di un’azienda che macinava appalti delle grandi opere fosse interessato al piccolo settimanale, non è ancora chiaro. Ma certo in redazione la presenza di finanziatori “del Nordest” era nota a tutti.