Il premier riferisce in Parlamento sulla vicenda dei due fucilieri di Marina. Sul ministro dimissionario dice: "Sono stupefatto da ciò che ha fatto e non ha fatto. Niente di quello che ha detto è vero. Le sue dimissioni hanno altri obiettivi". Lui replica: ''Ho fatto ciò in cui credevo rispondendo solo alla mia coscienza”. Sale la tensione a Montecitorio: "Questo governo non vede l'ora di essere sollevato dall'incarico"
“Il rientro dei due marò era doloroso ma necessario”. Con queste parole, a 24 ore dalle dimissioni del ministro Giulio Terzi di Sant’Agata, il presidente del consiglio Mario Monti (che ora ha assunto l’interim degli Esteri) si presenta alla Camera per riferire sulla vicenda. E lo fa scaricando definitivamente Terzi, già attaccato ieri in Aula dal collega Di Paola. Un discorso, quello di Monti, carico di tensione con molti esponenti del nuovo Parlamento. Contestazioni plateali dai banchi del centrodestra quando il premier ha detto che “questo governo non vede l’ora di essere sollevato dall’incarico, come non ci fu alcuna sollecitazione ad averlo nel novembre 2011 quando i partiti valutarono di non essere in grado di affrontare questa crisi”. Si sono sentite distintamente parole come “scaricabarile”.
Stoccate a ripetizione, da parte di Monti, al ministro Terzi: “Irrituali le dimissioni rassegnate alla Camera. Da parte sua dichiarazioni precipitose“. Ieri l’ormai ex ministro degli Esteri aveva detto di essersi opposto alla linea del governo sul rientro di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Frasi smentite seccamente da Monti: “Sono rimasto stupefatto per ciò che il ministro Terzi ha fatto e per ciò che non ha fatto. Niente di quello che ha detto è vero. Abbiamo fatto diverse riunioni e non aveva manifestato alcuna opposizione. Forse il suo obiettivo, dimettendosi, era quello di maturare altri crediti che spera di raccogliere in un futuro prossimo”.
Poi il premier ha ripercorso tutta la vicenda dei due Marò, a partire dall’omicidio dei due pescatori indiani che, lo scorso anno, ha dato il via all’odissea dei due fucilieri di marina Latorre e Girone. Fino ad arrivare a questa conclusione: “La decisione di farli rientrare dolorosa ma necessaria, c’era il rischio di un nostro isolamento internazionale. Obiettivo del governo è stato di tentare di isolare questa vicenda dall’insieme complessivo dei rapporti con l’India e la nostra priorità è stata di la sicurezza, l’incolumità e la dignità dei nostri due marò e di tutti gli italiani che si trovano in India”. L’India è “un partner economico e commerciale di primaria importanza”, ma non vi sono stati “scambi o accordi riservati” con New Delhi, sottolineando che valutazioni di natura economica non hanno condizionato in alcun modo “l’obiettivo della tutela” dei nostri militari.
Il ministro dimissionario ha però replicato: “‘Ho fatto ciò in cui credevo rispondendo solo alla mia coscienza”. In un messaggio postato su Facebook Terzi scrive che le parole di Monti “confermano, contrariamente a quanto inizialmente dichiarato, che la decisione di trattenere i marò in Italia è stata presa collegialmente da tutto il governo, e non è stata frutto di qualche mia ‘iniziativa personale‘”. L’ex ministro inoltre “respinge al mittente le accuse di aver informato la stampa con eccessivo anticipo” e sottolinea di non avere “mai anticipato notizie in modo autoreferenziale tale da influire negativamente sui rapporti con l’India o sulla gestione del dossier Marò”.