I servizi pubblici hanno un ruolo certamente di grande rilevanza economica e sociale in qualunque programma politico. Vediamone sommariamente i contenuti, certo ancora di larga massima, espressi in quello del M5S nella parte ‘economia’:
– “Abolizione dei monopoli di fatto (Telecom, Autostrade, Enel, Madiaset, FS)”.
– “Allineamento delle tariffe a quelle europee (energia, elettricità, telefoni, connettività, trasporti)”. A ciò non vi è dubbio che va aggiunto un altro settore fondamentale: quello dell’”acqua pubblica”, che costituisce addirittura una delle 5 stelle da cui il movimento prende il nome.
Cerchiamo di capirne la lettera, e se ci riusciamo, lo spirito.
I tipi di monopoli in economia sono in realtà tre:
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I monopoli “naturali” (le infrastrutture: di fatto, non si possono costruire reti ferroviarie o reti elettriche in concorrenza con quelle esistenti). Per questi, occorrono autorità indipendenti che garantiscano una regolazione pubblica molto più efficace di quella attuale, che eviti cioè extraprofitti a danno degli utenti se i concessionari sono privati, o inefficienze se sono pubblici. Invece la gestione diretta da parte dello Stato (senza concessionari di sorta) ha in generale dato pessimi risultati, divenendo preda della politica non meno delle concessioni attuali, spesso prive di una vera regolazione indipendente a favore degli utenti.
Le infrastrutture sono, nei casi elencati, la rete telefonica, quella ferroviaria, quella elettrica e del gas, e la rete autostradale (e le reti idriche, ovviamente). -
I monopoli “legali”, cioè quelli in cui si potrebbe avere concorrenza, ma in alcuni casi non si è voluto per ragioni politiche. Sono, tra i casi elencati da M5S, solo i servizi ferroviari (esclusa l’Alta Velocità). Ma ovviamente, se il principio come credo è valido, occorre estenderlo anche ai servizi di trasporto su gomma, oggi monopolistici, e non limitarlo a quelli su ferro (per i quali è anche tecnicamente più difficile l’apertura alla concorrenza). I servizi telefonici, e di produzione energetica hanno già un certo grado di liberalizzazione, che certo è opportuno aumentare.
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I monopoli privati. Mediaset formalmente non è un monopolio, ma certo di fatto gode di una protezione molto forte da parte di una normativa che nel settore non tutela abbastanza la concorrenza, e qui è sacrosanto intervenire, anche a motivo della rilevanza politica del settore.
Veniamo ora alla questione tariffaria, non meno importante, perché, alla fine, sono le tariffe che pagano gli utenti uno degli aspetti più rilevanti che caratterizza la socialità di un servizio pubblico. Ora, il programma M5S appare straordinariamente liberale anche su questo punto: tariffe allineate alla media europea. Ciò vorrebbe dire, come ho fatto notare in un mio post precedente, per i trasporti pubblici tariffe molto più alte delle attuali, con buona pace degli ambientalisti, ma molte più possibilità di avere servizi migliori, soprattutto se connesse ai meccanismi di liberalizzazione prima illustrati.
Per l’energia elettrica invece le tariffe sarebbero più basse, perché sparirebbero molti sussidi alle fonti alternative a quelle fossili. Anche qui, forti strilli ambientalisti.
Le tariffe delle altre fonti energetiche, soprattutto fossili (benzina, gasolio ecc.) sono invece già abbastanza allineate a quelle europee, causa tasse. Potrebbe però diminuire un po’ la pressione fiscale sui carburanti, con ulteriori strilli ambientalisti.
Per telefoni e connettività, come per tutti gli altri settori in cui la fiscalità ha relativamente meno peso, sembra meglio intervenire sui costi di produzione che sulle tariffe, aumentando cioè la competizione e la regolazione “pro-utenti”. Meglio infatti colpire le cause che gli effetti, i risultati sono in generale molto più solidi.
Per concludere però, due osservazioni maligne: l’acqua è un servizio pubblico analogo all’elettricità o ai trasporti. Un allineamento alle tariffe europee comporterebbe pesanti aumenti per gli utenti, con buona pace della socialità di questo servizio (ma certo migliori possibilità di fare investimenti e manutenzioni, oggi impossibili con le tariffe attuali e l’inefficienza dei gestori pubblici). E forse i gestori attuali sarebbero felicissimi di un aumento delle tariffe senza concorrenza: li esenterebbe da migliorare le loro disastrose performances.
Infine, nel programma economico di M5S si parla in generale di protezione delle imprese locali e/o che producono per il mercato interno: questo concetto, caro anche alla Lega, è diametralmente opposto alla liberalizzazione e all’adeguamento delle tariffe a livello europeo: se c’è una impresa danese o spagnola in grado di produrre a costi più bassi e/o di miglior qualità, un servizio tra quelli elencati sopra, dobbiamo impedirglielo, a danno dei nostri utenti?
E questo principio non potrebbe valere anche per i biscotti, o le penne biro, ecc. ecc.?