I vertici militari della Corea del Nord hanno chiuso il canale di comunicazione con lo stato maggiore del Sud, dopo la sospensione decisa dal governo di Kim Jong-un. Un ufficiale del regime: "Il conflitto può scoppiare da un momento all’altro"
Tra le due Coree può scoppiare una guerra “in qualsiasi momento”. Sale la tensione sul 38esimo parallelo dove, secondo quanto riferito dall’agenzia ufficiale Kcna, Pyongyang ha notificato a Seul “il taglio di ogni linea di comunicazione militare” a pochi giorni dalla sospensione del “telefono rosso” tra i due Paesi con tanto di minaccia d’attacco nucleare. “Da questo momento – ha spiegato un alto ufficiale militare nordcoreano alla Kcna – le comunicazioni militari fra Nord e Sud saranno interrotte. In una situazione in cui può scoppiare da un momento all’altro una guerra, non c’è più bisogno di un canale di comunicazione”.
Pyongyang, tra le misure unilaterali decise in risposta al ciclo di esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e Usa tenute dall’11 al 21 marzo, aveva deciso di cancellare l’armistizio del 1953, sospendere la ‘linea rossa’ al villaggio di Panmunjom usata anche per le comunicazioni umanitarie della Croce Rossa, e lanciato la minaccia di attacco nucleare “spietato e preventivo” contro Washington e Seul. Inoltre le forze armate del regime hanno dichiarato di essere in “assetto da combattimento”, con i missili puntati contro gli Stati Uniti.
Il taglio delle comunicazioni militari è verosimile complichi il funzionamento del distretto industriale congiunto di Kaesong, al confine ma in enclave nordcoreano, che aveva continuato a funzionare malgrado le tensioni crescenti: senza comunicazioni, la sicurezza del personale sudcoreano risulterebbe ora a rischio. La ‘linea rossa’ militare, infatti, è stato finora lo strumento per la gestione di qualsiasi movimento di persone e veicoli al complesso di Kaesong. A inizio mese, infine, Pyongyang ha annunciato che avrebbe annullato i anche i patti di non aggressione tra i due Paesi e quello sulla soluzione pacifica di qualsiasi controversia senza il ricorso alla forze militare.
Secondo la Kcna, il Partito dei Lavoratori della Corea del Nord ha convocato a fine mese una riunione plenaria del Comitato centrale per decidere “una questione importante”. Finora non sono stati forniti ulteriori dettagli tra cui data e ordine del giorno, ma secondo gli osservatori i delegati potrebbero trattare misure economiche per rivitalizzare l’economia e sulle relazioni con gli Stati Uniti e la Corea del Sud. Si tratterà, comunque, del primo appuntamento del suo genere da settembre 2010, quando i componenti del Comitato centrale risultavano essere 125.
L’Ufficio politico ha convocato la riunione plenaria “per discutere e decidere una questione importante per poter far avanzare vittoriosamente la rivoluzione coreana con una drastica svolta alla realizzazione della causa Juchè in linea con le dottrine sviluppate dal ‘presidente eterno’ Kim Il-sung e dal ‘caro leader’ Kim Jong-il“. La ‘Juche’ è l’ideologia comunista di stampo stalinista con concetti di nazionalismo ed autosufficienza economica, intrisa a una sorta di neo-confucianesimo, lanciata da Kim Il-sung. Subito dopo la riunione è in programma la sessione di un giorno della Suprema assemblea del Popolo, il parlamento nordcoreano, convocata per lunedì primo aprile, in vista del primo anniversario (che cade l’11 aprile) della designazione del nuovo leader, il ‘giovane generale’ Kim Jong-un, alla carica di primo segretario del Partito dei Lavoratori.