Se Pietro Grasso oggi è presidente del Senato lo deve anche a lui, Salvatore Borsellino, classe 1942, fratello di Paolo, leader del movimento che porta il nome di Agende rosse. Fu lui a invitare i senatori del Movimento 5 stelle a votare per “Grasso, ma soprattutto contro Schifani”. Lo fece attraverso un sms. Poche righe, per evitare che fosse riconfermato il berlusconiano, già presidente del Senato nella scorsa legislatura. A quel punto gli eletti del Movimento 5 stelle, 18 nel corso dell’assemblea e 13 al momento del voto segreto, tirarono i remi in barca: “Noi non possiamo tornare a casa con l’elezione di Schifani, non ci guarderebbero più in faccia”, dissero i siciliani. Ne seguì un dibattito, un voto per alzata di mano, ma nonostante fossero minoranza proseguirono sulla loro strada. C’è chi parlò di lacrime, nomi scritti contando i minuti e facce scure dentro e fuori l’aula. Tanto ha segnato quel voto per il Movimento, un trauma che ora li mette al centro della discussione politica e che li fa sembrare più deboli. Questo per dire quanto la parola di Borsellino, simpatizzante del Movimento 5 stelle, possa influire. Così il nome di Borsellino è tornato d’attualità. Ma, dice lui, le cose “oggi stanno diversamente” e “mi cuciono addosso un ruolo che non è il mio”.
Però il suo sms ai senatori grillini fu decisivo, non ne fanno mistero neanche loro, i destinatari dell’appello raccolto al volo.
Lo so. Conosco i ragazzi del Movimento, molti di loro hanno lavorato con me per Agende rosse, mi rispettano, almeno quanto io rispetto loro.
C’è chi dice che farà la stessa cosa quando sarà il momento di dare la fiducia a un governo Bersani. È vero?
No, questo non corrisponde al vero. Anche perché so bene che troverei delle porte chiuse. Quella era un’espressione per una carica istituzionale, non esecutiva.
Non ha fatto e non farà nessun appello di voto per un eventuale governo Bersani?
Assolutamente no. Ripeto: sarebbe contro ogni politica che hanno portato avanti fino a oggi. Loro faranno delle scelte chiare e annunciate.
E allora perché lo fece per Grasso?
Perché se Grasso è un opportunista, avere Renato Schifani alla presidenza del Senato sarebbe stato deprecabile.
Dunque fu una scelta contro più che a favore?
Esatto. Non credo che questo Paese meriti Schifani.
Merita Bersani?
Neanche. Ma fossi un senatore del Movimento 5 stelle mi porrei il problema: forse sarebbe più efficace dare la fiducia a un governo e poi combattere le proprie battaglie. Ma capisco che così non può essere e non sarà.
Il motivo?
Il Movimento 5 Stelle nasce proprio con lo scopo di mettere fine a questa guerra fa-sulla che il centrosinistra e il centrodestra fingono di combattere da vent’anni, quando da 20 anni sembrano essere i migliori alleati.
Grillo può dormire sonni tranquilli?
Non farò nessuna pressione. Io sono pragmatico, ripeto, forse, mi trovassi al loro posto, farei nascere un governo per portare avanti le mie istanze. Ma lo dico probabilmente perché non sono lì a decidere, il problema non me lo pongo più di tanto. Per quello che li conosco in questa scelta saranno compatti nel rispettare il mandato avuto dagli elettori. Non credo ci saranno defezioni. E mi spingo anche oltre.
Cioè?
Dico che forse neppure Grillo riesce a influire più di tanto sul voto dei suoi. I giornali continuano a farsi beffa di gente che invece ha dimostrato di poter rappresentare le istituzioni. E sono tutte persone con una loro idea politica ben precisa. Che semplicemente non coincide con quella dei partiti tradizionali. Dunque di Bersani o chi per lui.
È pentito della scelta a favore di Grasso?
No, in quel momento ritenevo di fare una cosa giusta.
E tra Grasso e Travaglio da che parte sta?
Travaglio, senza dubbio alcuno. Quello che ha detto corrisponde alla verità. Ha avuto un effetto dirompente perché Travaglio ha elencato quello che Grasso ha fatto in molti anni nell’arco di pochi minuti, ma la sostanza è quella. Non ho trovato una pausa fuori posto.
Condivide anche la scelta di Travaglio di non concedersi a un duello con Grasso?
Sì, la sede, se ci doveva essere, era quella di Servizio Pubblico. Non avrebbe avuto nessun senso andare a replicare in un’altra trasmissione.