C'è intesa tra Lega Nord e Pd nel consiglio comunale di Bologna. Il sindaco attacca duramente i vincoli del patto di stabilità e Il leader bolognese del Carroccio corre a stringergli la mano: "Siamo disponibili al confronto anche sul piano nazionale. Non dico nulla di nuovo, la strategia è già in atto anche a Roma"
Prima gli applausi, poi la stretta di mano, infine una promessa che farebbe gioire Massimo D’Alema: “Ci prepariamo ad appoggiare il governo nazionale”. E’ andato in scena nel consiglio comunale di Bologna, l’atto primo del disgelo tra Lega Nord e Partito Democratico. Protagonista assoluto Manes Bernardini, già candidato sindaco della città per il centrodestra, ora capogruppo del Carroccio in Comune che, dopo aver ascoltato il discorso del primo cittadino Virginio Merola, un discorso imperniato su richieste al governo centrale, in origine orientato verso il Movimento 5 Stelle, proprio per cercare quell’intesa che a Roma non pare più possibile, si è alzato dal proprio banco consiliare e avvicinandosi al sindaco gli ha stretto la mano.
“Finalmente il sindaco ha fatto un discorso da leghista, ha parlato dell’autonomia del Comune, dopo due anni di nulla, ecco perché raccoglieremo tutti i suoi inviti, gli daremo disponibilità e appoggio e ci prepariamo anche a dare appoggio al Governo, se Bersani ce la farà”.
Il ragionamento di Bernardini è chiaro e pragmatico: “Vanno rivisti patto di stabilità, Imu e vanno aperti ulteriormente i canali del welfare che da pubblico diventa privato”, spiega il leghista al fattoquotidiano.it, “Merola va in questa direzione e a noi leghisti dell’Emilia Romagna piace. E’ un discorso forte di difesa della realtà e dell’autonomia culturale ed economica del governo locale”.
Una scelta “tardiva” ma responsabile: “Solo dai Comuni può partire la reazione ai tagli ingiusti di Roma. Come Lega ci batteremo assieme al Pd per questo. E in un momento in cui il paese sta rischiando il default, e mentre il Movimento 5 Stelle, nonostante le promesse, è contrassegnato da un immobilismo inqualificabile, ci mettiamo in gioco e nel caso ci rendiamo disponibili ad appoggiare un governo di centrosinistra in Parlamento”.
Anche se per ora la condivisione, o almeno una telefonata con Maroni, pare non ci sia ancora stata: “Non dico di certo cose nuove. Questa è una strategia aperta sul piano nazionale da diverso tempo. Chi vuole uscire da questo pantano che obbliga gli enti locali ad aumentare le tasse e ad ampliare la crisi tra i cittadini noi ci rendiamo disponibili ad un cambiamento di rotta. Bersani o altri nomi non mi interessano. L’importante è chi ci si accordi sul fare qualcosa, il più velocemente possibile”.