Il ministro dell'Economia presenta in Parlamento il nuovo decreto che, precisa, "non è destinato a finanziare nuova spesa ma a sanare situazioni di criticità". Però sottolinea: sarebbe "pericoloso introdurre il principio che le banche non vengono pagate".
Il provvedimento per pagare i debiti della Pubblica amministrazione serve a “immettere liquidità nel sistema economico e a far ripartire più rapidamente la domanda interna già da metà dell’anno in corso”. Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, presenta in Parlamento il nuovo decreto che nei giorni scorsi era stato accolto con freddezza dalle imprese. Il provvedimento, precisa Grilli, “non è destinato a finanziare nuova spesa ma a sanare situazioni di criticità”. Il governo intende “usare lo spazio di 0,5 punti di Pil nel 2013 rimanendo sotto al soglia del 3%”. Il limite del 3% per il rapporto deficit/Pil è invalicabile”, assicura il ministro, che aggiunge: “Dal punto di vista dei saldi strutturali da finanziare, anche in presenza di uno 0,5% del Pil di deficit in più per il rimborso dei debiti pregressi della Pubblica amministrazione nel 2013, i target sarebbero in ogni caso raggiunti”. Il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione, in ogni caso, non sarà “un’operazione senza costi: nel 2013 ci sarà un aumento di 400 milioni” a valere sul debito e quindi un aumento degli interessi da pagare. Anche se di recente, grazie ad un attenuarsi dei tassi, si sono risparmiati 5,4 miliardi.
Il ministro ribadisce che la priorità dello Stato è quella di estinguere i debiti con le imprese e prova a spazzare le nubi sugli attacchi di diverse parti politiche secondo le quali il provvedimento sarebbe innanzitutto un regalo alle banche. Secondo Grilli, sarebbe però “pericoloso introdurre il principio che le banche non vengono pagate”. Se si introduce questo principio, sottolinea il ministro, la possibilità per le imprese di ricevere credito sparisce”. Bisogna “pensare a una sequenza: prima alle imprese poi alle banche”. “La nostra idea – aggiunge il ministro – è di allentare per i comuni le regole del patto di stabilità interno e consentire il pagamento dei debiti sulla base degli avanzi di gestione che la maggior parte dei comuni ha, oppure estendere necessaria cassa per far fronte a pagamenti per chi non ha avanzi”.
Le parole di Grilli sono state accolte con favore dal Movimento 5 Stelle che, per bocca dei capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi, invita ora il ministro a passare dalle dichiarazioni ai fatti: “Ci attendiamo ora la massima trasparenza in Commissione e in Parlamento sulla questione. Riteniamo necessario conoscere in anticipo a quanto ammontano i crediti vantati dalle banche ed attendiamo che venga specificato chiaramente che nella prima tranche dei finanziamenti 2013 la priorità venga data ai pagamenti alle piccole e medie imprese”. “In relazione alle ulteriori dichiarazioni del ministro Grilli (‘sarebbe pericoloso introdurre il principio che le banche non vangano pagate), teniamo a precisare – aggiungono Crimi e Lombardi – che tale principio da noi non è mai stato affermato. Le nostre esatte parole sono state: ‘Le banche dunque, che legittimamente dovranno rientrare per i capitali anticipati agli imprenditori che si erano già rivolti a loro a fronte dei mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione, almeno per questa volta attendano il loro turno'”.
Davanti alle commissioni Bilancio, Grilli precisa che “il disegno di questo decreto sarà molto complicato. I meccanismi sono estremamente complessi. Ma non vogliamo fare un decreto che rimanda a decreti attuativi. I tecnici stanno lavorando per un dl immediatamente applicativo per dare a chi ha già avanzi di gestione la possibilità di effettuare immediatamente i pagamenti”. Il ministro ribadisce che “la gran parte dei 40 miliardi” di liquidità per saldare i debiti della Pubblica amministrazione “non andranno alle banche”: agli istituti di credito andrà “una terza tranche o parte minoritaria” delle prime due. Il governo, aggiunge Grilli, potrebbe “pensare ulteriori tranche da effettuare man mano che le amministrazioni smaltiscono” i debiti pubblici pregressi. Secondo il ministro, tale ipotesi scatterebbe nel caso in cui i debiti fossero superiori rispetto ai 40 miliardi ipotizzati dal Governo.