Riciclaggio. E’ questa l’ipotesi di reato che la Procura di Roma, che dall’estate scorsa ha aperto un fascicolo per riciclaggio sullo Ior. Secondo La Repubblica l’iscrizione sarebbe legata ad alcuni episodi su cui c’è il massimo riserbo. La settimana scorsa il settimanale L’Espresso aveva svelato a fine febbraio la Guardia di Finanza ha fermato all’aeroporto romano di Ciampino monsignor Roberto Lucchini e l’avvocato Michele Briamonte: “Il primo è uno dei collaboratori più fidati del segretario di Stato Tarcisio Bertone, mentre il legale, partner dello studio torinese Grande Stevens, è da anni consulente dello Ior”.
Secondo il settimanale Briamonte e Lucchini si erano opposti alla perquisizione esibendo un passaporto diplomatico vaticano. “Dopo una convulsa trattativa e numerosi contatti telefonici con la Santa Sede – rivelava il magazine – l’avvocato e il monsignore hanno potuto lasciare l’aeroporto senza consegnare ai militari le loro borse”. Pochi giorni dopo l’incidente di Ciampino, il partner dello studio Grande Stevens si è visto perquisire casa e ufficio (ma non è indagato) su richiesta della procura di Siena per un presunto caso di insider trading. “Malevola versione” aveva replica Briamonte. “I bagagli miei e di monsignor Lucchini, che viaggiava con me”, spiegava l’avvocato, “sono stati sottoposti a un normale controllo con cane poliziotto che, come riportano i verbali redatti dai militari operanti, veri fino a querela di falso, ha dato esito negativo. Non è mai esistito, dunque, alcun decreto di perquisizione, al quale mi sarei senz’altro assoggettato, e l’identificazione è avvenuta mediante i rispettivi passaporti. Dunque nessun incidente e nessun mistero”.
Briamonte avrebbe anche rinunciato alla difesa di Paolo Cipriani, direttore generale dell’Istituto per le Opere di Religione, anche lui indagato nella stessa indagine riciclaggio.