Il pontefice ha incontrato i ragazzi dell'Istituto penale per minori di "Casal del Marmo" di Roma per celebrare la Messa dell'ultima cena di Gesù. Scelti 12 di loro, tra cui due ragazze, per il rito della lavanda: "Il Signore ci dà l'esempio: lui è il più importante e lava i piedi ai suoi discepoli"
“È mio dovere come prete e vescovo essere al vostro servizio, ma è un dovere che amo fare e che mi viene dal cuore”. Papa Francesco lo ha detto, oggi pomeriggio, tenendo a braccio una brevissima omelia e guardando negli occhi i ragazzi dell’Istituto penale per minori di “Casal del Marmo” a Roma. Bergoglio ha celebrato con loro la Messa dell’ultima cena di Gesù e ha lavato i piedi a dodici giovani detenuti, tra i quali quelli di due ragazze. Un segno che l’allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires ha fatto più volte nella sua diocesi e che oggi, per la prima volta, ha voluto rinnovare nella sua nuova veste di vescovo di Roma. “Pietro non capiva il motivo di questo gesto di Gesù – ha spiegato il Papa ai giovani che lo ascoltavano – Il Signore ci dà l’esempio: lui è il più importante e lava i piedi ai suoi discepoli”. Fra noi – ha sottolineato Francesco – chi è il più alto deve essere al servizio degli altri. Dobbiamo aiutarci gli uni con gli altri. È questo il significato del gesto che compie Gesù nell’ultima cena. Se una persona con la quale sei arrabbiato – ha affermato ancora il Papa – ti chiede un favore, faglielo. E anche voi – ha chiesto Francesco ai giovani detenuti – aiutatevi tra voi e aiutateci sempre e così ci faremo del bene”.
Stamane, celebrando la Messa crismale nella Basilica vaticana insieme a oltre 1600 preti di Roma, il Papa aveva spronato i sacerdoti a uscire verso le “periferie dove c’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni”. Per Francesco il sacerdote che “non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore ‘hanno già la loro paga’ e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui – ha sottolineato il Papa – deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con ‘l’odore delle pecore’, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini. È vero che la cosiddetta crisi di identità sacerdotale ci minaccia tutti e si somma a una crisi di civiltà; però, – ha concluso Francesco – se sappiamo infrangere la sua onda, noi potremo prendere il largo nel nome del Signore e gettare le reti”.