Roma, 30 lug. (Adnkronos) - Pubblichiamo il testo del discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciato in occasione della cerimonia del Ventaglio, dopo l'indirizzo di saluto del presidente dell'Associazione stampa parlamentare, Adalberto Signore.
"La ringrazio. Lei ha proposto tanti spunti importanti, che non vanno ignorati. Cercherò di raccoglierli. Sempre in base al criterio che le domande sono, doverosamente e pienamente, libere e, allo stesso modo, lo sono le risposte. Tenendo conto, soprattutto, del dovere di non superare i limiti delle mie attribuzioni e di rispettare gli ambiti di competenza del Governo e del Parlamento, cercando di sviluppare –com’è sempre auspicabile– attitudine a riflettere e a esortare a riflettere".
"Ovviamente –come è noto– non mi compete esprimere opinioni su questioni di cui si sta discutendo in Parlamento né su singole inchieste giudiziarie ma questo limite, che io incontro per dovere istituzionale, nulla toglie al rilievo dei temi che lei ha posto in evidenza".
"Lei, Presidente, ha ricordato che la cortese consuetudine del dono del Ventaglio risale al 1893. Epoca lontana, ma non riesco a fare a meno di notare che, nella vita internazionale, ci si sta avvicinando, pericolosamente, ai criteri di comportamento di quel tempo. Talvolta, in questo periodo, penso a un elemento che, nei decenni scorsi -dopo la seconda guerra mondiale- contribuiva a sorreggere la pace sul piano mondiale e ad agevolare lo sviluppo nel mondo: l’aspirazione di numerosi Stati -grandi, medi e piccoli- a essere, piuttosto che temuti, come avveniva nel passato, ammirati per il loro sistema e stile di vita; ed essere, di conseguenza, ascoltati e seguiti. Oggi molti protagonisti della vita internazionale aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati".
"Questa scelta può, forse, produrre qualche vantaggio nell’immediato ma colpisce, incrina ampiamente e forse azzera, per il futuro, fiducia, prestigio, autorevolezza; e, quindi, stabile ed effettiva influenza nella comunità internazionale. Vengono ignorate le esperienze che la storia presenta con evidenza: autentiche lezioni, da non dimenticare; perché la vita del mondo non inizia oggi e tanto è stato già visto nel passato".
"I tanti elementi di novità che contrassegnano questa nostra epoca dovrebbero indurre a ben altre scelte. Basta pensare a quante sfide si presentano, nuove e globali, che tutti conosciamo per esperienza di vita. Nemici allarmanti e comuni dell’umanità –di qualsiasi Paese e regime politico- si sono presentati in questi anni e vanno contrastati e prevenuti con strumenti comuni, inevitabilmente globali".
"Dopo la pandemia da covid, i pericoli di nuove pandemie, in un mondo sempre più raccolto nella vita e unito nelle comunicazioni: aspetto irreversibile, che richiede strumenti comuni come quello, prezioso, dell’Oms –l’Organizzazione mondiale della sanità– punto di riferimento fondamentale per la sicurezza di tutti e particolarmente irrinunziabile per l’Africa".
"Le catastrofi ambientali, sempre più frequenti, con le drammatiche conseguenze che anche in Italia abbiamo subito. Attività economiche di grande impatto sociale che vengono esercitate al di fuori di qualunque regola di legge o di mercato, perché si sono sviluppate -e si ampliano sempre di più- al di fuori di qualsiasi ordinamento statale, sovranazionale o globale. La crescente polarizzazione delle ricchezze, con un numero molto ristretto di persone che dispone di immensi patrimoni a fronte, oltre che di grandi sacche di povertà, di una tendenza alla progressiva riduzione delle prospettive della gran parte delle società e dei giovani di ogni nazione, con grave, molto grave, aumento di insicurezza sociale".
"Una diffusa tendenza alla contrapposizione irriducibile, alla intolleranza alle opinioni diverse dalle proprie, al rifugio in slogan superficiali e in pregiudizi, tra i quali riaffiora, gravissimo, l’antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità".
"L’Intelligenza artificiale, strumento affascinante, di portata immensamente positiva nell’ambito della salute, che –come tutte le nuove opportunità che la scienza consegna all’umanità– pone di fronte alla responsabilità di uso positivo e non perverso, particolarmente perché, per la prima volta, viene investita la sfera intellettiva".
"La tendenza, da più parti coltivata, di accantonare l’irrinunziabile centralità del multilateralismo. Anche attraverso il tentativo di screditare e demolire il ruolo dell’Onu, dei suoi Organismi, delle sue Agenzie, facendo perno su lacune e scarsa efficacia della sua azione, condizioni che, in larga misura, derivano da limiti e privilegi prodotti da egoismi di potere di singoli stati, a partire dall’antistorico diritto di veto. Ottanta anni fa, nel 1945, a San Francisco, veniva adottata la Carta delle Nazioni Unite. Chiediamoci: il mondo sarebbe stato migliore senza l’Onu?"
"Di fronte a questi fenomeni -come sovente viene ricordato da più parti - nella comunità internazionale vi è chi appare distratto, inconsapevole. Vi è chi si dedica a guerre di conquista territoriale, a prove di forza, a perseguire il dominio sui propri vicini. Come avveniva -appunto- 132 anni fa. Sembra diffondersi la convinzione che la storia abbia ripreso a scorrere dopo anni di ristagno. Non ho questa impressione ma, comunque, la direzione giusta non può essere quella di tornare indietro, con la scelta di un mondo in perenne conflitto".
"Sul Medio Oriente è persino scontato affermare che la situazione a Gaza diviene, di giorno in giorno, drammaticamente più grave e intollerabile; e speriamo che alle pause annunciate corrispondano spazi di effettivo cessate il fuoco. Due mesi addietro, in una delle occasioni più solenni del Quirinale –l’incontro, per la nostra Festa nazionale, con gli ambasciatori che rappresentano in Italia i Paesi di ogni parte del mondo- dopo avere ricordato l’orrore del barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre di due anni fa, con tante vittime tra inermi cittadini israeliani e con l’ignobile rapimento di ostaggi, ancora odiosamente trattenuti, ho sottolineato come sia inaccettabile il rifiuto del Governo israeliano di rispettare a Gaza le norme del diritto umanitario, ricordato pochi giorni fa -come lei ha detto- da Leone XIV. Ho aggiunto, in quell’incontro, che è disumano ridurre alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani e che è grave l’occupazione abusiva, violenta, di territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania".
"Ho espresso l’allarme per la semina di sofferenza e di rancore che si sta producendo, che, oltre ad essere iniqua, contrasta con ogni vera esigenza di sicurezza. Quel che è avvenuto nelle settimane successive è ulteriormente sconvolgente. Sembra che sia stata scelta la strada della guerra continua e ovunque, dimenticando che la guerra suscita nuove schiere avverse, nuovi reclutamenti di nemici, indotti anche dal risentimento, dalla frustrazione, dalla disperazione".
"L’incredibile bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza è stato definito un errore. Da tanti secoli, da Seneca a S. Agostino, ci viene ricordato che 'errare humanun est, perseverare diabolicum'. Si è parlato di errori anche nell’avere sparato su ambulanze e ucciso medici e infermieri che recavano soccorso a feriti, nell’aver preso a bersaglio e ucciso bambini assetati in fila per avere acqua, per l’uccisione di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali uccidendo anche bambini ricoverati per denutrizione. È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente. Una condizione raffigurata, in maniera emblematica, dal bambino accolto con sua madre in un ospedale italiano, dopo aver perduto il padre e nove fratelli – tutti bambini - nel bombardamento della sua casa".
"Prosegue, angosciosa, la postura aggressiva della Russia in Ucraina: un macigno sulle prospettive del continente europeo e dei suoi giovani. Vorrei, anche su questo, rassegnarvi alcune riflessioni, ricordando un episodio avvenuto in questo Palazzo e che mi appare intensamente significativo. Nel settembre del 2021 questi saloni hanno ospitato l’annuale riunione tra i presidenti di repubblica dell’Unione europea che non hanno compiti di governo. Nel corso delle discussioni, il presidente di allora della Finlandia –Sauli Niinisto– comunicò a quanti eravamo presenti che, considerato che il 2025 –quest’anno– sarebbe stato il cinquantesimo dalla Conferenza di Helsinki del 1975 sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, la Finlandia avrebbe promosso una nuova Conferenza per esaminare lo stato della cooperazione nel Continente e definirne criteri di sviluppo. Alla base di questo annuncio vi era l’orgogliosa rivendicazione della possibilità della Finlandia di svolgere, nuovamente, questo ruolo perché neutrale. Dopo cinque mesi, la Finlandia ha chiesto, con determinazione, di entrare nella Nato, di cui oggi fa parte".
"Perché l’aggressione della Russia all’Ucraina ha cambiato la storia d’Europa. Quel grande Paese, sulla cui collaborazione avevamo nutrito ampia fiducia nell’Unione europea, ha assunto sempre più una sconcertante configurazione volta allo scontro di potenza militare. È ben noto che i Paesi dell’Unione e della Nato che, insieme alla Russia, si affacciano sul Mar Baltico nutrono la grave preoccupazione, se non -come viene enunciato– la convinzione che la Russia, dopo quella all’Ucraina, coltivi il proposito di altre, nuove iniziative di aggressione, a scapito della loro sicurezza se non addirittura della indipendenza di alcuni di essi".
"Questi mutamenti –così profondi e inattesi- hanno provocato, tra le altre conseguenze, un comprensibile disorientamento nelle pubbliche opinioni. Disorientamento aggravato da una abile e perversa opera di diffusione di false notizie e false raffigurazioni. Sul piano della realtà delle relazioni internazionali la scelta e la postura della Russia hanno, più che stravolto, cancellato l’equilibrio; equilibrio che garantisce la pace e dissuade da avventure di guerra".
"È la storia –maestra di vita– che insegna che, fin tanto che non saremo riusciti a eliminare dalla vita internazionale le tentazioni di dominio su altri popoli (ciò che, più o meno, equivale a far scomparire il male dall’umanità), è l’equilibrio che impedisce di seguire le tentazioni di dominio. Assumendo come punti iniziale e conclusivo il blocco di Berlino del 1948 e la caduta del muro di Berlino del 1989 –interessante notare che si va da un evento all’altro di quella città- abbiamo vissuto per alcuni decenni –persino nella crisi di Cuba del 1962– in condizione di pace o, se si vuole, di assenza di guerra di portata mondiale, per effetto dell’equilibrio nucleare tra i due grandi blocchi contrapposti".
"Successivamente, per un buon numero di anni, abbiamo vissuto nell’equilibrio determinato dalla rassicurante prospettiva di un ampio disarmo nucleare: dagli accordi per la riduzione degli arsenali, effettivamente realizzata, agli accordi di non proliferazione, alla scelta di dar vita, in Europa –tra l’altro con la partecipazione anche della Russia- a un organismo per una sicurezza continentale condivisa, l’Osce. Un equilibrio, questo, finalmente positivo, realizzato quanto meno tra quelli che erano stati i poli mondiali contrapposti dopo la seconda guerra mondiale".
Dal 2022 questo equilibrio –già indebolito da alcuni ritorni indietro sugli impegni assunti– non c’è più. È urgente ripristinarlo. Non per coltivare prospettive e pericoli di guerra ma, al contrario, per preservare la pace. Da qui l’esigenza di adeguate capacità difensive dei Paesi raccolti nell’Unione europea, perché questa possa realmente svolgere il ruolo cui è chiamata: essere attrice di sicurezza e promotrice di pace".
"A questo corrisponde l’urgente necessità della costruzione della politica estera e di difesa comune. Comune politica estera e di difesa anche allo scopo di rendere effettiva e non illusoria la sovranità dei suoi Paesi membri, condividendone aspetti di dimensione sovranazionale. In pieno raccordo e sintonia con l’Alleanza atlantica, alleanza di popoli liberi, garanzia da decenni di stabilità e di pace, la cui solidità -per rispondere alla sua domanda- è superiore a qualunque momento di divergenza o di confronto di opinioni al suo interno".
"L’Unione europea, peraltro, non si sta limitando a questa necessaria opera di rafforzamento nella sicurezza. Sfugge, talvolta, una preziosa azione in corso: il numero e la vastità degli accordi commerciali e di libero scambio con tante, ampie, parti dei vari continenti. Dal Canada con il Ceta all’America Latina con il Mercosur, dal Giappone ai negoziati avviati con l’India e con altre aree di grande rilievo, si realizza una rete di collaborazioni economiche e commerciali che produce interessi comuni, prospettive condivise e, in tal modo, presidia la pace: un modello –in cui rientra il fondamentale riavvicinamento con il Regno Unito- alternativo a quello della contrapposizione economica che rischia, al contrario, di produrre altre forme, più rudi e pericolose, di contrapposizione".
"Un modello che trae ispirazione e forza da quanto avvenuto nel nostro Continente, facendo della collaborazione di mercato la base per conseguire pace e benessere".
"Per quanto riguarda il rapporto tra politica e giustizia non posso che rifarmi all’immagine -adoperata dieci anni addietro– di istituzioni che non si avvertano come fortilizi contrapposti, con l’obiettivo di conquistare spazi in territorio altrui ma parti di un sistema -disegnato dalla Costituzione- in cui si rispettano i propri limiti, perché è doveroso e perché in questo rispetto risiede la vera garanzia di tutela dei propri ambiti di attribuzione".
Da L’Esprit de lois' di Montesquieu si ha consapevolezza, tradotta nelle Costituzioni democratiche, di come libertà e uguaglianza trovino garanzia nella distribuzione delle diverse funzioni di potere tra le istituzioni e della decisiva importanza dei contrappesi e dei controlli".
"Lei, presidente, ha richiamato l’attenzione nei confronti delle questioni più urgenti che riguardano l’informazione e la condizione dei giornalisti, professionisti dell’informazione. Lo scorso anno, in questa stessa occasione, abbiamo avuto modo di soffermarci ampiamente su alcuni temi particolarmente rilevanti. Non ripeterò quelle considerazioni -delle quali segnalo l’accresciuta urgenza- ma mi limiterò a sottolineare ancora una volta il delicato ruolo che una informazione libera e indipendente svolge per la salute della nostra democrazia e nella costruzione di un ordine internazionale non piegato a interessi di potenza".
"Il conseguimento progressivo della libertà di opinione, conquistato dalle rivoluzioni francese e americana, si espresse attraverso le gazzette ottocentesche che diffusero presso i cittadini alfabetizzati visioni e idee che si confrontarono nel dibattito e anche nella lotta politica. Non vi era alcun obbligo che i proclami veicolati corrispondessero a verità riconosciute, essendo, appunto, opinioni. Nel tempo, si manifestò una nuova esigenza, si fece strada un’ulteriore libertà".
"Oltre al diritto a esprimersi, quello di informazione, il diritto a essere informati e si affermò il valore di una stampa libera e indipendente che offrisse ai cittadini la rappresentazione dei fatti e non una loro narrazione subordinata a specifici interessi. È la funzione vitale del giornalismo come 'cane da guardia contro le tentazioni degli eccessi del potere, riconosciuta dalla stessa Corte europea di Giustizia. Nasce così l’etica del giornalismo, sancita dalla legge istitutiva dell’Ordine professionale, che pretende dagli operatori dell’informazione il rispetto della verità dei fatti".
"Libertà di opinione e autenticità di fatti non sono la stessa cosa. In altri termini, la libertà di opinione non modifica la verità fattuale, non può essere, cioè, motivo di menzogna, né, tantomeno, può creare qualcosa che solo fantasiosamente può essere definita verità alternativa. La libertà di menzogna non è tra quelle rivendicabili. I fatti non sono piegabili alle opinioni, possiedono una forza incoercibile. Il pluralismo delle opinioni -valore di rilievo fondamentale- non è sostitutivo della informazione libera e indipendente. Deriva da qui la particolare responsabilità di cui sono gravati editori e giornalisti, attori, nel delicato processo della partecipazione consapevole dei cittadini, di garanzia dello spazio comune della democrazia. Non è un caso che, nelle nazioni in cui non prevale la libertà dei cittadini, siano presenti forme di controllo e manipolazione della pubblica opinione".
"Le misure che, in Italia come nell’Unione europea, vengono assunte per far sì che il giornalismo possa assolvere alla sua funzione di testimone della realtà e di suo custode, corrispondono alle finalità di affermare il principio della eguaglianza dei diritti fra tutte le persone, evitando anche il rischio di una nuova forma di discriminazione classista fra cittadini che accedono a forme di informazione sedicenti gratuite e cittadini che possono accedere a media a pagamento".
Ho detto giornalismo come testimone di fatti. Sotto questo aspetto, lei ha voluto citare la condizione di Gaza ove si pretende di oscurare la realtà in atto. Impedire ai giornalisti di svolgere la propria funzione è imperdonabile. I giornalisti uccisi in questa come in altre guerre sono martiri della causa della libertà di informazione".
"L’importanza delle regole che, in democrazia, nello Stato di diritto, tutelano la libertà di ciascuno, creando anche istituzioni a questo scopo in materia di informazione, appare in tutta evidenza. Il Regolamento europeo sulla libertà dei media entrerà in vigore l’8 agosto -tra pochi giorni- e, da quel momento, le sue norme saranno applicabili: riguarderanno -fra l’altro- le questioni della indipendenza editoriale, i contenuti delle grandi piattaforme digitali, il funzionamento indipendente dei media del servizio pubblico".
"Quest’ultimo, è tema ancora più delicato, e richiama la assoluta necessità che le garanzie predisposte dalla legislazione siano attuate e non eluse. Il quadro offerto nella commissione parlamentare per l'Indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sul tema di designazione del presidente della Rai è sconfortante. La libertà vive del funzionamento delle istituzioni, non della loro paralisi".
"In un panorama di per sé non facile si è inserita, inoltre, la funzione delle piattaforme digitali, che non sono semplici contenitori, bensì ambienti complessi che influenzano e modellano le interazioni sociali, economiche e culturali. L’imporsi dell’Algoritmia -e un uso spregiudicato dell’intelligenza artificiale- crea egemonie che negano il pluralismo, organizzando i contenuti della rete in modo da costringere gli utenti verso canali obbligati, agendo da mediatore occulto, di ignote caratteristiche e finalità, con caratteri distorsivi, lontani da quelli della libertà e del pluralismo dell’informazione".
"In tal modo Internet, dalla missione di libertà espressiva e diffusiva da parte di chiunque, si converte in luogo di organizzazione e scorrerie per i propalatori delle più incredibili fake news. Il mondo dell’informazione vive un’epoca di vorticosa trasformazione. Va progettata una transizione che salvaguardi la funzione dell’informazione indipendente -e quindi dei giornalisti che, a loro volta, evitino la tentazione dell’autocensura- riconoscendo e rendendo operante la sua funzione nella vita democratica".
"Presidente, in conclusione di questo dialogo sulla base delle sue sollecitazioni, desidero ringraziarvi per questo splendido ventaglio, esprimendo apprezzamento nei confronti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e grandi complimenti a Emilia Fimiani per Oltremare-Oltrecielo'. Nel suo fascino, raccoglie le migliori aspirazioni di questo periodo. Grazie a tutti voi, con l’augurio di buone vacanze!"