All'amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne, e a quello di Fabbrica Italia Pomigliano, Sebastiano Garofalo, è stata notificata la chiusura delle indagini preliminari. Tra le accuse, la discriminazione degli iscritti alla Federazione impiegati operai metallurgici
Mancato riconoscimento dei diritti sindacali. La procura di Nola, che già lo scorso novembre stava valutando la situazione dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, ha notificato la conclusione delle indagini preliminari agli amministratori delegati Sergio Marchionne e Sebastiano Garofalo in cui si ipotizzano due contravvenzioni commesse dalla Fiat e dalla Fabbrica Italia Pomigliano. Oltre al mancato riconoscimento dei diritti sindacali nei confronti della Fiom viene contestata la discriminazione dei suoi iscritti nel processo di trasferimento dei dipendenti di Fiat Group Automobiles a Fabbrica Italia Pomigliano.
E’ stata la stessa Fiat a comunicarlo in una nota in cui esprime “sconcerto per le iniziative della procura”. In particolare, la nota del Lingotto rileva che “tale iniziativa è l’ennesima espressione dell’inusitata offensiva giudiziaria avviata dalla Fiom nei confronti di Fiat da più di due anni, con la promozione, sulla sola questione del riconoscimento dei diritti sindacali, di 62 ricorsi, 45 dei quali decisi da 22 giudici in favore dell’azienda, 7 in favore della Fiom, 7 con rinvio alla Corte Costituzionale per la questione di legittimità costituzionale delle norme da applicare e 3 non ancora definiti”. Nel testo la Fiat ricorda poi “Fabbrica Italia Pomigliano ha realizzato un investimento di centinaia di milioni di euro per ridare vita allo stabilimento di Pomigliano, lo ha trasformato in un sito universalmente riconosciuto come uno dei migliori del mondo e si è impegnata a fondo per creare le condizioni per l’occupazione di tutti gli addetti. Tutto ciò senza la perdita di un solo posto di lavoro”.
Secondo il Lingotto, quindi “è sconcertante e paradossale che ora Fabbrica Italia Pomigliano, per il solo fatto di aver cercato di avviare, con il consenso della maggioranza dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali, un sistema di relazioni industriali innovativo e adeguato alle esigenze del mercato attuale, si trovi ad essere destinataria di un interminabile, strumentale e infondato contenzioso” e “ancor più paradossale è che destinatario di tale ultima iniziativa sia ora l’ad di Fiat, che con tutta evidenza nessuna parte ha mai avuto, né può aver avuto, nella gestione, peraltro del tutto legittima, delle rappresentanze sindacali e dei processi di assunzione in Fabbrica Italia Pomigliano”.
E conclude: “Se Fiat avesse inteso discriminare gli iscritti alla Fiom non avrebbe certo acquisito e rilanciato con importanti produzioni della Maserati lo stabilimento di Grugliasco della ex Bertone, dove la stragrande maggioranza degli addetti era notoriamente iscritta alla Fiom – si legge – Fiat è fermamente convinta che quando saranno ascoltate le sue ragioni, il che sino a questo momento, sorprendentemente, non è avvenuto, emergerà con assoluta chiarezza la totale infondatezza delle contestazioni ora mosse”.