Politica

Pd, fondi al lumicino. Lo psicodramma dei giovani

Meno 75%. Tra le tante voci di spesa da sforbiciare, nella lettera che il tesoriere del Pd Antonio Misiani ha inviato ai duecento funzionari a libro paga del partito, c’è anche il decurtamento drastico del budget a disposizione dei Giovani democratici.

Non si tratta di un taglio da poco visto che negli ultimi anni il fondo a disposizione dell’organizzazione under30 del Pd è sempre cresciuto, passando dai 54mila euro del 2010 ai 240mila del 2011 (come da bilancio certificato visibile sul sito del Pd). Ma ora il vento soffia nella direzione opposta e se il piano della tesoreria dovesse concretizzarsi alla lettera, nelle casse dei Gd arriverebbero poco più di 30mila euro. “E nessuno può pensare di fare politica con questa cifra qui”, commenta preoccupato il vicesegretario nazionale del movimento, Giacomo Possamai.

Da sempre contrari all’abolizione dei rimborsi elettorali, i Giovani democratici nel 2011 hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per trasformare il finanziamento pubblico in un incentivo “per spingere il sistema politico ad essere più aperto e democratico”. Secondo il segretario Gd Fausto Raciti, “per farlo basta applicare l’articolo 49 della Costituzione, chiedendo ai partiti politici rappresentati in parlamento di adeguarsi ad alcuni standard democratici minimi, in cambio dei rimborsi elettorali”. Spese certificate e bilanci trasparenti, democrazia interna per l’elezione di leader e candidati, parità di genere. Sarebbero questi i paletti del “finanziometro”, una griglia di parametri incrociati  che dovrebbe stabilire chi merita i rimborsi tra i partiti presenti in Parlamento.

Ma vista l’aria che tira sul finanziamento pubblico, c’è poco da sperare. E in attesa di capire quale decisione prenderà il Parlamento c’è da fare i conti la tanto temuta spending review interna. “Nessuno può pensare che un’organizzazione politica come la nostra che ha 50mila iscritti possa fare politica per un anno con 30mila euro”, aggiunge Possamai. “C’è stato un taglio lineare che ha coinvolto tutti i dipartimenti. Il ridimensionamento del finanziamento pubblico ci deve spingere a ripensare il modo di fare politica. È evidente che se crediamo ancora nella funzione dei partiti dobbiamo trovare modi nuovi per tenerli in funzione. Visto che non facciamo finanza creativa, una soluzione potrebbe derivare dal 5 per mille su base volontaria”.

Oggi i Giovani democratici chiedono 5 euro per le tessere, “ma di certo non possiamo chiedere ai nostri iscritti, che sono tutti ragazzi, un contributo maggiore. Anche perché ci troviamo in una fase di crisi economica che colpisce soprattutto i giovani. Dovremo inventarci qualcosa”.