Da dicembre le strutture dell'isola non sono più adeguate a ospitare i parti e le donne sono costrette a spostarsi sulla 'terraferma' siciliana. Ora un provvedimento della giunta cercherà di rimettere in sicurezza le strutture cercando nuovi fondi
Dal 18 dicembre l’ospedale di Pantelleria non è più adeguato a far partorire le donne dell’isola. A questa situazione si è messo riparo proprio nel primo pomeriggio di oggi con la giunta regionale che ha approvato un provvedimento proposto dall’assessore alla Salute Lucia Borsellino. Ma la situazione non cambierà presto perché servono i tempi anche per reperire attrezzature e personale.
Una vicenda che il governo regionale di Rosario Crocetta ha ereditato dal suo predecessore Totò Cuffaro e che rischiava di finire nel dimenticatoio se un centinaio di donne dell’isola non avessero deciso di incatenarsi davanti all’ospedale “Bernardo Nagar”. Una protesta che ha indotto il prefetto di Trapani Marilisa Magno a sollecitare l’attenzione del presidente Crocetta.
Uno scenario paradossale. Per alcune settimane si è proceduto con il ricovero della partorienti che, prossime al parto, venivano trasportate in elisoccorso a Palermo. Costo di ogni volo, a carico della Regione, 8mila euro. Nel frattempo le donne che volevano evitare inconvenienti si sono fatte rilasciare dai medici di famiglia due certificati, uno che attesta condizioni di salute tali da consigliare il ricovero in strutture specializzate, evitando così il “parcheggio” al Nagar. E poi un secondo certificato, con la firma dello stesso medico, che certifica buone condizioni di salute in modo da poter prendere l’aereo per raggiungere a seconda dei casi o Palermo o Trapani. In aereo infatti le partorienti all’ottavo mese non potrebbero più viaggiare in assenza di un certificato di buona salute.
L’Azienda sanitaria provinciale ha introdotto l’obbligo per tutte le partorienti di lasciare l’isola alla 32esima settimana di gravidanza, rendendo effettive di fatto delle vere e proprie “espulsioni”. Da qui la protesta di questi giorni per le conseguenze che restano a carico delle famiglie: ovviamente, infatti, le partorienti costrette a trasferirsi sulla “terraferma” siciliana si devono sobbarcare spese per case da affittare, per gli spostamenti, per non parlare di bambini e ragazzi lasciati sull’isola o trasferiti altrove per necessità. “Come al solito – dicono alcune donne attraverso Facebook – i diritti in quest’isola vengono calpestati”.
Il provvedimento del governo regionale siciliano riguarda la messa in sicurezza dei punti nascita di Pantelleria, Lipari, Mistretta, Bronte, Nicosia, Mussomeli e di una casa di cura a Santo Stefano di Quisquina, strutture rimaste fuori dal novero delle destinazioni perché secondo i nuovi parametri per i presidi al di sotto della soglia dei 500 nuovi nati non potevano essere stanziate nuove somme. Ma le caratteristiche geografiche rendono necessario che questi soldi vengano trovati, e l’assessore Borsellino andrà a chiedere uno specifico finanziamento al ministero della Salute.