Chiudono i due stabilimenti della Malo di Borgonovo (Piacenza), specializzati in maglierie di alta qualità. Sono 59 i dipendenti (quasi tutte donne) coinvolti dalla decisione, presa senza preavviso dai vertici societari, nella sede di Firenze, dove il sindacato ha ricevuto venerdì l’annuncio ufficiale.

Davanti ai cancelli della ditta è andata in scena una manifestazione, con i lavoratori che hanno cercato di far sentire la propria voce, proclamando uno sciopero di otto ore. Voce inascoltata, da quanto stabilito oggi dall’incontro a Firenze, tra sindacati, amministrazione comunale di Borgonovo e i vertici aziendali. “Sarà una tragedia” ha detto il sindaco Roberto Barbieri, appena uscito dall’incontro che avrebbe dovuto risolvere la questione della chiusura della Malo. “Non ha un futuro lo stabilimento nel Piacentino ci hanno detto i dirigenti”, l’amaro commento del primo cittadino, che ha riportato quanto discusso poco prima.

In pratica è stato stabilito che per 13 dipendenti su 59 sarà possibile il trasferimento alla sede di Firenze, mentre per gli altri si aprirà la trattativa sindacale per potergli assicurare gli ammortizzatori sociali. Una fumata nerissima, che il sindaco si è sentito di commentare con grande rammarico: “La dirigenza ha detto che non c’è futuro per questo tipo di produzione nello stabilimento di Borgonovo. E’ devastante perché coinvolge 59 persone, per la maggior parte donne e va a compromettere la serenità di molte famiglie e diventa un caso sociale da affrontare con determinazione da parte di tutti”.

Si fa sempre più drammatica la situazione del lavoro, anche in quella che un tempo era considerata come una ricca provincia. In particolare a Borgonovo, le parole del sindaco sono giustificate da altri abbandoni “pesanti”, di aziende che un tempo avevano fatto storia. La Rdb, per esempio, nota azienda di costruzioni, “da qualche anno aveva già iniziato a smantellare i propri impianti – ha fatto sapere Barbieri – tante che ultimamente erano rimasti in attività solo 15 operai”.

Ora è arrivato il fulmine a ciel sereno della Malo, fabbrica specializzata nella lavorazione della maglieria molto fine e del cachemire. Ieri alla manifestazione i muri della ditta sono stati tappezzati dei tanti camici bianchi dei dipendenti, come fantasmi a sorvegliare quella che potrebbe presto diventare una scatola vuota.

La Malo di Borgonovo, fino a poco tempo fa, viaggiava con ordinativi dell’ordine di 23mila capi per l’autunno-inverno. Ora erano scesi a poco più di 6mila. Ma oltre ai posti di lavoro verranno perse competenze. Perché le donne che lavorano alla Malo, per la maggior parte, sono specializzate e lavorano in questo settore da sempre. “Sono qui da vent’anni, cosa farò ora?” ha detto una delle dipendenti di Borgonovo, che di anni ne ha solo 36. E se la domanda se la fa lei, figuriamoci chi di anni ne ha 54, come un’altra di loro che infatti spiega: “Lavoro qui da 39 anni, alla mia età cosa mi invento?”. Poi ci sono le straniere, che avevano trovato l’America in provincia di Piacenza: “Sono sola – dice una di origini vietnamite – vivo qui con due figli di 14 e 17 anni. Cosa mi succederà ora?”. Tante domande e nessuna risposta. Se non la pietra tombale posta dai vertici aziendali: “Nessun futuro per la Malo”.

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