Ma davvero gli italiani hanno bisogno di leader televisivi? Davvero anni di berlusconismo ci hanno resi così warholiani da aver bisogno di identificarci in leader dal sorriso bianco e studiato, che ci illudano dei 15 minuti di celebrità? Dove sono i politici che si sporcano le mani nelle borgate, tra gli operai, tra i precari in piazza?
Eccole le nuove star: soggetti votati alla società dello spettacolo che disertano direzioni del partito e il confronto con gli elettori, per pontificare con il fondotinta, dagli show televisivi. E guai a storcere il naso: altrimenti sei radical chic. Ma qui, signori miei, siamo nel nuovo regno multimediale del trash assurto ad icona. Tra vaffanculo, troie, ceroni, giacchette unfit e scarpe lucide. Il verbo del leader messia cala dall’alto di blog e palchi scenografici, il corpo del capopopolo diventa un simulacro nel gioco perverso del l’identificazione. “Renzi è pop”, dicono. Ma pop cosa? Cosa vuol dire? Pop sta per popolare cioè a contatto con il popolo o popolare nel senso di ” famoso”?
E noi come spettatori inebetiti davvero ci identifichiamo in questi comunicatori del vacuo, mentre tutto crolla come in un impero decadente e volgare? Questa è la nuova decadenza: dover essere cool, pop e tutte queste sciocchezze perché altrimenti non sai comunicare. Ma cosa comunicare, nessuno se lo chiede. E come in un format scadente siamo qui, nell’assoluta solitudine dell’effimero dove tutto è scadente spettacolarizzazione volgarotta. La pseudo sinistra di derivazione democristiana è l’evoluzione del Berlusconismo: dalle veline al regno dei Tronisti della De Filippi. Per forza sennò non sei ” Pop”.