Stavo andando a lezione quando per caso ho letto un articolo di Natasha Lusenti che recitava così: “E allora mi sono chiesta che cosa le innamora di uomini che le possiedono mentre sono incapaci di amarle. Che le offendono mentre sono incapaci di accoglierle. Che le disprezzano mentre sono incapaci di ammirarle. E mi sono chiesta perché per le strade di una città come Napoli si vedono dei cartelloni pubblicitari in cui un uomo è seduto su un letto con uno straccio fra le mani. E sul letto c’è una donna che sembra morta. E lo slogan dice: “Elimina tutte le tracce”.
Mi venivano in mente le immagini dei marines statunitenesi che si fanno fotografare con i cadaveri delle loro vittime. Gusto sadico, penso che si dica. Ma in questo caso non si tratta di gusto sadico. Non c’è alcuna tensione emotiva nelle immagini. E’ una provocazione birichina, lo scherzo di un fotografo bislacco, la reclame di uno straccio. La donna non c’entra, non c’è neanche la faccia, ci sono solo due pezzi di gamba. Chiunque si senta offeso deve imparare a distinguere la realtà dalla finzione.
Non è un femminicidio vero e proprio, non ha nulla a che vedere con quel 25 per cento di donne che vengono uccise dal compagno dopo aver fatto l’amore. Non ha nulla a che vedere con le donne per cui l’Italia si strappa i capelli ogni 8 marzo. Qui non c’è nessun reato. L’evocazione della donna morta serve solo come messa in scena, come diversivo, come scherzetto per vendere uno smacchiatore.
“Quel che ora penso veramente – scriveva Hannah Arendt – è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità”. La banalità del male.
Vorrei dire al signor responsabile della campagna che a occhio non c’è rilevanza penale in quanto ha fatto: inscenare un femminicidio per vendere uno smacchiatore è cosa troppo banale pure per le autorità. Certo c’è una lesione della dignità della donna, stando agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Ma non per questo penso che il suddetto signor responsabile dovrebbe rimuovere hic et nunc le immagni. Non per la dignità mia o di tutte le donne come me irabonde. Ma per quel che gli rimane della propria.