Come tanti, ho guardato anch’io la trasmissione di Corrado Formigli. Ero curioso di capire come Pietro Grasso si sarebbe difeso dalle “infamie” di Marco Travaglio.
Con tutta onestà devo dire che non mi è piaciuto. Ciò non significa che non lo ritenga comunque una persona seria e un bravo magistrato. Purtroppo però, alle domande del fin troppo cauto Formigli, ha spesso preferito glissare, mostrando le “qualità” di un politico di lungo corso: vedi anche la risposta evasiva sulla condanna a Dell’Utri.
Pietro Grasso, che si è sottratto al confronto con il giornalista del Fatto, ha avuto la cattiva idea di criticare Giancarlo Caselli per le indagini che quest’ultimo aveva condotto, sminuendone i risultati. Su vicende di mafia assai sensibili e che hanno portato a processo politici eccellenti, Giancarlo Caselli invece si è comportato sempre in modo elegante, nonostante la legge “contra personam” che ha favorito il collega palermitano e che gli ha precluso di diventare procuratore nazionale antimafia. Caselli è stato uno dei pochi a non aver mai espresso giudizi negativi sull’operato di Pietro Grasso magistrato e sulla scelta di quest’ultimo di candidarsi nelle liste del Pd.
E’ quindi più che giustificata la reazione che il procuratore capo di Torino ha avuto il giorno successivo alla puntata di Piazzapulita rimproverando a Grasso “un comportamento” (…) per nulla rispettoso dei principi costituzionali che presidiano la separazione dei poteri e tutelano l’indipendenza della magistratura rispetto ad ogni forma (diretta o indiretta) di condizionamento ed ingerenza del potere politico”, si legge nell’articolo del Fatto.
Giancarlo Caselli ha ragione. Ciò che lascia ancor più perplessi è che in un momento storico così delicato, in cui Silvio Berlusconi punta a indebolire il sistema giudiziario e incita i propri sostenitori a scendere in piazza per manifestare contro i magistrati che lo indagano e i giudici che lo processano, Grasso non abbia avvertito il rischio di esternazioni come quelle a cui si è lasciato andare.
Così, mi è venuto spontaneo ricercare nella rete una vecchia citazione di Piero Calamandrei, giurista, uomo politico e scrittore morto nel ’56, che in questo caso cade proprio a fagiolo: “Quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra” (sic!).