L’Italia è alle prese con una crisi istituzionale senza precedenti. L’economia arranca. L’emorragia di posti lavoro continua. La disoccupazione, specie tra i giovani, ha raggiunto livelli drammatici. Fasce di popolazione sempre più ampie stanno scivolando nella povertà.
Eppure per Rocco Buttiglione e Paola Binetti, rieletti grazie al ripescaggio, l’urgenza assoluta non è aggredire, con opportune iniziative legislative, almeno una parte dei problemi che stanno facendo affondare il Paese. Per i due cattolicissimi parlamentari la vera priorità è un’altra: vietare il burqa.
Al punto che sul tema i due parlamentari hanno depositato negli scorsi giorni, con notevole lestezza, un progetto di legge ad hoc. Che non prende le mosse dall’opportunità di difendere la dignità delle donne musulmame dall’uso di una pratica discutibile, come è quella del burqa.
Per i due esponenti politici il burqa va bandito invece per ragioni di sicurezza e ordine pubblico. Perché, come si legge nell’introduzione all’iniziativa legislativa che richiama alcune circolari interpretative del Ministero dell’Interno, indossare accessori come il turbante, il velo, il chador è generalmente legale. A condizione, però, che permettano di identificare e rendere ben visibili i tratti del viso. Il burqa, che nasconde volto e persona di chi lo indossa, sarebbe dunque vietato.
Il “grave” problema, sta poi, ad avviso della Binetti e di Buttiglione, nel fatto che l’applicazione del divieto “è incerta”. Perché delegata ai singoli sindaci e comuni e comunque, “anche nel caso di identificazione da parte degli operatori dell’ordine pubblico, deve essere conseguente a una motivazione oggettiva di urgenza e di pericolo”.
“In questa proposta di legge – scrivono i due parlamentari nelle note introduttive – si vuole ribadire l’orientamento italiano al multiculturalismo, costituzionalmente garantito, la libertà di professare la propria religione e di esplicitarla anche con indumenti che palesino il proprio culto, ma nel rispetto della sicurezza di uno Stato laico, consapevole di un’integrazione possibile e necessaria, oggi più di ieri, a cui l’Italia non deve e non vuole rinunciare. Indossare il burqa lasciando il volto scoperto sembra un buon modo per integrare e rispettare le culture religiose di ognuno senza perdere di vista la necessità di tutelare e garantire la sicurezza di tutti.”
Di qui il divieto, esplicitato all’articolo 1 della proposta di legge, di usare, in luogo pubblico o aperto al pubblico, “qualunque mezzo che travisi e renda irriconoscibile la persona senza giustificato motivo”.
Si può concordare, come dissentire dalla iniziativa. Ma perché tanta urgenza?
Evitando di prendere troppo sul serio la cosa, vogliamo azzardare questa risposta-burla: il vero obiettivo del progetti di legge non sono le donne musulmane, bensì Beppe Grillo. Che più volte si è fatto (non) vedere, indossando una sorta di passamontagna versione tech. Il capo di M5S rischierebbe fino a sei mesi di arresto, oltre ad un’ammenda da 300 a 600 euro, se dovesse passare la legge congegnata dalla Binetti e da Buttiglione. Forse dunque, nella loro testa, è anche questo un modo per far fuori dalla scena politica la figura sempre più ingombrante di Beppe Grillo.