Politica

Cinque stelle: è questo il cambiamento che si aspettavano gli Italiani?

Non credo che nuove elezioni segnerebbero un passo in avanti nella tormentata crisi politica, economica, sociale e ideale che sta vivendo il nostro Paese. Al contrario, potrebbero costituire una nuova inutile torsione e un aggravamento della situazione, aumentando sofferenze, malessere e angosciosa in quella grandissima parte della popolazione italiana che si trova a malpartito per effetto delle malaugurate scelte dei governi precedenti da Berlusconi a Monti.

Né costituirebbe una soluzione un nuovo deprecabile governissimo che non ci consentirebbe di avanzare di un millimetro sulla strada obbligata della deberlusconizzazione e provocherebbe sicuramente un ulteriore degrado e discredito della classe politica.

Che fare quindi?

Vero è che occorre restituire fin da subito centralità al Parlamento, istituzione umiliata oramai da decenni sia dalla complessiva svalutazione della democrazia operata dai poteri forti, che dalla tendenza dell’esecutivo a legiferare in proprio a colpi di decreto-legge. Restituendo dignità e potere decisionale al Parlamento (e tagliando i privilegi feudali dei suoi componenti) si restituiscono dignità e potere decisionale ai cittadini e si dà una boccata di ossigeno alla democrazia in affanno per i motivi accennati ed altri ancora. Va però tenuto parallelamente conto del fatto che ci troviamo in un sistema parlamentare governato dal principio della fiducia del Parlamento al governo e non in un sistema assembleare.  Tralascio qui ogni disquisizione sulla possibilità del transito dall’uno all’altro a Costituzione immutata.

E’ poi il caso di fare tre precisazioni. La prima, è che, se è vero che comunque il Parlamento sovrano può legiferare senza bisogno di un governo nella pienezza dei suoi poteri, sarebbe ad ogni modo meglio, dal punto di vista dell’efficacia dell’azione complessiva del sistema che un tale governo, sia pure a termine e con compiti ben delimitati, esistesse. In questo senso si potrebbe incaricare una figura di garanzia che riesca a concordare, sui punti che elencherò e magari anche altri, un programma che veda l’adesione di Cinquestelle da un lato e Pd-Sel dall’altro più chiunque altro si voglia aggregare. Sono d’accordo con Travaglio che si è presentata un’occasione da non perdere in questo senso che la posizione eccessivamente rigida del Cinque Stelle ha contribuito a sciupare. Ma vorrei aggiungere che forse siamo ancora in tempo a coglierla.

La seconda, è che ripristinare la centralità del Parlamento ha senso se si riprende un rapporto forte con il Paese. Da questo punto di vista mi sarei aspettato da parte dei Cinque Stelle un maggiore sforzo di inventiva anche nell’uso degli strumenti telematici sulla scorta fra l’altro di esperienze recenti come quella islandese. Buona l’idea della consultazione in rete sul presidente della Repubblica da eleggere. Vediamo come sarà attuata.

La terza riguarda invece la recente iniziativa del presidente Napolitano di nominare dieci “saggi”. La loro saggezza è tutta da dimostrare, si vedano ad esempio Violante e Quagliarello. Non è comunque chiaro fino in fondo che cosa tali più o meno saggi dovrebbero fare.

E’ ora che il Movimento Cinque Stelle, e chi lo ha votato, si interroghi a fondo sulla sensatezza delle proprie posizioni che hanno prodotto finora solo un governo zombie e la nomina di “saggi” tutti più o meno organici al sistema di potere esistente.

E’ questo il cambiamento che si aspettavano gli Italiani?

Saggi o meno, governo o no, igruppi parlamentari possono prendere fin da subito l’iniziativa e votare leggi sui seguenti temi:

1. riforma elettorale, abolizione del porcellum e introduzione della proporzionale pura, unico metodo democratico e conforme alla Costituzione;

2. conflitto d’interessi;

3. pagamento immediato alle imprese dei debiti della pubblica amministrazione;

4. leggi per l’asilo e la cittadinanza;

5. leggi per svuotare le carceri abolendo le odiose disposizioni della Fini-Giovanardi, della Bossi-Fini e della Cirielli che le hanno riempite di poveracci;

6. reddito minimo di cittadinanza;

7. riduzione di tutti gli appannaggi dei politici a massimo 5.000 euro;

8. Annullamento definitivo delle “grandi opere” e dell’acquisto degli F-35;

9. Apertura di un’inchiesta sul debito pubblico per adottare misure in materia.

Vi pare poco? Saranno almeno vent’anni, ma sicuramente di più, che governi di ogni salsa, dotati a volte di robuste maggioranze parlamentari, traccheggiano su questi ed altri temi senza cavare un ragno dal buco. Ci provi il Parlamento sovrano eletto a  febbraio, possibilmente  nominando un governo tenuto a realizzare questi o altri punti di programma. I gruppi parlamentari prendano l’iniziativa. I giuristi democratici mettono gratuitamente le proprie competenze al servizio del Paese, per avanzare su questi ed altri temi, tenendo presente che l’Italia si può salvare solo rinnovandosi a fondo e liberandosi dai parassiti che lo infestano, comunque essi si chiamino.