Zonaeuro

La Croazia in Ue dal primo luglio (corruzione e traffici illeciti permettendo)

La Commissione europea ha dato il proprio via libera all'ammissione di Zagabria, ma i critici temono che dopo l'adesione il Paese non porti più a termine o rallenti le riforme richieste

La Commissione europea ha dato il proprio via libera all’ammissione della Croazia nell’Unione europea dal prossimo primo luglio. “Zagabria è pronta per l’adesione” dice il rapporto finale di monitoraggio presentato in settimana. Nel documento, tuttavia, ci sono dei ‘ma’. Quando mancano tre mesi al traguardo, il rapporto ha esortato il Paese balcanico a fare di più per contrastare corruzione e traffico di esseri umani. La Commissione è però “fiduciosa nel fatto che la Croazia sarà pronta per l’adesione” entro la data fissata.

Gli ultimi Paesi a entrare nell’Unione furono nel 2007 la Bulgaria e la Romania. I passi critici del rapporto, sottolinea il sito EuObserver, rischiano di mettere in allerta chi prende come esempi negativi i due Paesi dell’Est Europa, che ai primi di marzo sono stati tenuti nuovamente fuori dalla zona Schengen. Una decisione, o meglio una non decisione, su cui pesano le prese di posizione di Paesi Bassi e Germania. I due Paesi legano il sì all’entrata di Bulgaria e Romania a Schengen alla pubblicazione della prossima relazione sui progressi nel sistema giudiziario e nella lotta alla criminalità organizzata. Nel caso croato i critici temono che dopo l’adesione Zagabria non porti più a termine o rallenti le riforme richieste.

L’allargamento al 28esimo Stato dell’Unione, si legge nelle 15 pagine del rapporto, “è il risultato di un processo rigoroso, durato 10 anni”. Un processo segnato dal referendum del gennaio 2012, quando il 66 per cento dei croati disse sì all’Europa allora già segnata dalla crisi. O meglio lo disse la maggioranza di quel 44 per cento degli aventi diritto che si recò ai seggi. Il percorso europeo di Zagabria ha inoltre conosciuto l’ostruzionismo sloveno a causa di un contenzioso bancario che risale agli anni del disfacimento dell’ormai ex Jugoslavia e per il quale Lubiana ha minacciato di bloccare la ratifica del trattato di adesione. Il contenzioso riguarda i mancati rimborsi a 130mila croati per il fallimento della Ljubljanska Banka. Lo scorso 11 marzo i due governi hanno trovato un accordo che sembra aver sbloccato la situazione.

L’adesione, continua il rapporto, “è un ulteriore incentivo a continuare le riforme”. Simbolo di questi impegni è stata la condanna a dieci anni di carcere per corruzione dell’ex primo ministro Ivo Sanader, tra gli artefici del percorso d’ingresso nell’Ue. Casi da prima pagina a parte serve maggiore impegno nella lotta contro la corruzione a livello locale, si legge nel documento, in particolare nel settore ancora vulnerabile degli appalti pubblici. Così come serve un meccanismo per evitare casi di malaffare nelle aziende di Stato.

Se è vero che le riforme chieste dall’Europa sono andate spedite, l’organizzazione non governativa Transparency International sottolinea che forse questo processo è andato troppo veloce. Dal 2008 al 2010, si legge nella scheda Paese, Zagabria ha approvato 1.200 leggi. La media è di tre al giorno. Una rapidità che spesso è andata a discapito delle discussioni e che rischia di dare spazio ad abusi o di aver ripercussioni sull’effettiva qualità delle leggi.

Secondo tema su cui la Commissione ha sollevato perplessità è l’efficacia della lotta contro la criminalità organizzata e il traffico di esseri umani. Basso è il numero di condanne per casi di criminalità organizzata, basso il totale dei beni sequestrati, basso è anche il numero delle vittime di traffico di esseri umani identificate. Nel complesso il rapporto è considerato positivo, come recita la nota del commissario all’allargamento, Stefan Fule, che presenta il Paese balcanico come un successo dell’ampliamento dei confine dell’Unione e un esempio per i Balcani ad avvicinarsi all’Ue. Adesso si attende che il trattato di ‘adesione si ratificato dagli Stati membri. In 19 l’hanno già fatto, si attendono gli altri. Allora la Croazia sarà il secondo Paese dell’ex Jugoslavia a entrare nell’Unione. Seguendo la strada della Slovenia nel 2004.

di Andrea Pira