Le Fs hanno deciso di indebitarsi emettendo bond per 1,5 miliardi, perché hanno accumulato almeno 2 miliardi di crediti verso la pubblica amministrazione. Si riaccendono quindi i riflettori sullo stato in cui si trova la società, nonostante i miliardi prelevati dalle tasche dei contribuenti
Non è chiaro come le ventilate nozze tra Alitalia e le Ferrovie dello Stato, di cui nei mesi scorsi ha parlato anche l’ex premier Silvio Berlusconi, possano essere la risposta ai gravi problemi delle due società. Mentre la compagnia aerea ha archiviato il 2012 con un buco da 280 milioni di euro, nei giorni scorsi le Ferrovie hanno deciso di indebitarsi per 1,5 miliardi, perché lo Stato non paga neanche loro oltre alle piccole e medie imprese private. “Stiamo lavorando per emettere un bond a breve, perché abbiamo bisogno anche noi di liquidità”, ha avvertito l’amministratore delegato Mauro Moretti, sottolineando che “abbiamo crediti scaduti per 2 miliardi tra regione e Stato centrale”.
L’operazione, che farà sicuramente arricchire le banche con i lauti guadagni di commissione in fase di collocamento, è una cifra enorme considerando il bilancio consolidato 2011 del gruppo, l’ultimo disponibile, che segna 8,2 miliardi di ricavi e utili per 285 milioni di euro. Le dichiarazioni di Moretti riaccendono quindi i riflettori sullo stato in cui si trovano le Ferrovie, controllate interamente dal ministero dell’Economia. E il quadro è allarmante, soprattutto considerando i ricchi aiuti pagati attingendo alle tasche dei contribuenti. I finanziamenti pubblici in conto investimento per l’ammodernamento della rete Rfi, società del gruppo Ferrovie dello Stato preposta alla gestione dell’infrastruttura, ammontano nel 2011 a 3 miliardi di euro. E “per gli esercizi dal 2012 al 2021”, come spiega una piccola nota nascosta tra le righe del comunicato sui conti, vengono concessi altri “4 miliardi complessivi” sempre per Rfi.
Per cercare di stare dietro alla concorrenza, il gruppo ha lanciato nuove tariffe scontatissime che permettono per esempio di viaggiare sul Frecciarossa da Roma a Milano a partire da 29 euro. Una mossa che, secondo gli osservatori, rischia di pesare sul prossimo bilancio, anche se Moretti prevede un miglioramento degli utili nel 2012, a circa 300 milioni, dai 285 milioni del 2011. A far dubitare è anche il fatto che i ricavi dalla vendita di biglietti contano sempre meno nelle entrate totali del gruppo. Degli 8,2 miliardi di entrate complessive registrate nel 2011, infatti, i biglietti valgono soltanto 2,9 miliardi. Mentre i ricavi dai contratti di servizio, stipulati con lo Stato per il trasporto pubblico locale, sono scesi da 2,49 a 2,34 miliardi in dodici mesi. E di questi 2,34 miliardi sono 1,8 quelli che fanno capo alle regioni, che pagano in ritardo, quando lo fanno. Motivo per cui le Ferrovie si apprestano a indebitarsi per raccogliere liquidità emettendo bond, anche se non è chiaro a quale tasso d’interesse.
Le Ferrovie hanno accumulato così ad oggi almeno 2 miliardi di crediti scaduti verso la pubblica amministrazione. Le regioni, in particolare, devono al gruppo circa 1,1 miliardi, mentre il resto è dovuto dallo Stato, nonostante i prezzi vantaggiosi dei contratti. Caratteristica dei contratti di servizio con le regioni è infatti che sono queste ultime a stabilire i prezzi che, secondo l’ufficio stampa delle Ferrovie, sono “tra i più bassi d’Europa, ai livelli di quelli della Polonia“. La propensione all’indebitamento della pubblica amministrazione è confermata anche da un altro dato nella nota sui conti del 2011. Il rischio di insolvenza è infatti particolarmente elevato quando riguarda Stato e regioni (62 per cento nel 2011 dal 49 per cento dell’anno precedente). Mentre è al 12,9 per cento tra i clienti ordinari, al 19,1 per cento tra gli istituti finanziari e al 5,9 per cento tra gli altri debitori.
E, mentre le regioni non pagano, le Ferrovie si indebitano a loro volta per poter andare avanti. I debiti commerciali, soprattutto nei confronti dei fornitori, ammontavano a 3,8 miliardi alla fine del 2011. Non sembrano calare, invece, gli stipendi dei dirigenti. L’amministratore delegato Moretti, secondo gli ultimi dati della Corte dei conti, ha incassato 985mila euro nel 2010. Più contenuta è invece la busta paga del presidente Lamberto Cardia, che è stato presidente della Consob dal 2003 al 2010 e segretario del Consiglio dei ministri sotto Lamberto Dini. Le stesse Ferrovie hanno fatto sapere l’anno scorso che dal 1 luglio 2010, quando è diventato presidente della società, Cardia ha ricevuto un compenso di 260mila euro lordi più 40mila euro di bonus.
Nonostante i debiti miliardari e le incertezze sui conti in arrivo, però, le Ferrovie non badano a spese. E’ stata infatti confermata dal 9 giugno la messa in esercizio dei treni ad alta velocità alla Stazione Mediopadana di Reggio Emilia, progettata dall’archistar Santiago Calatrava. Alla rassicurazione da parte dell’amministratore delegato dell’impegno di Ferrovie dello Stato, il sindaco Graziano Delrio ha manifestato la propria “soddisfazione” e ha garantito “collaborazione per le opere pubbliche, i parcheggi e la viabilità per garantire il funzionamento della stazione”.