Senza l’istituzione delle commissioni, il Parlamento è bloccato e “la ‘prorogatio’ di becchiana memoria non funziona così”. Non solo: in questo caso il Paese si trova immerso in “un commissariamento al quadrato: governo commissariato da Monti, quello del ‘golpe morbido’ concertato con Napolitano, e Parlamento commissariato dai facilitatori, quelli del secondo ‘golpe saggio’, sempre concertato con Napolitano”. Claudio Messora, coordinatore della comunicazione del M5S al Senato, in un post sul suo blog Byoblu ricorda il senso della prorogatio invocata da Paolo Becchi, professore ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Genova e collaboratore del blog di Beppe Grillo, per uscire dall’empasse post-voto. Secondo lui, infatti, la soluzione ideale è il prosieguo del governo Monti. Ma, puntualizza Messora, a patto che vengano istituite le commissioni. ‘No commissioni, No party!”, scrive nel post Messora, secondo cui “un Parlamento così, con 163 cittadini calati nelle istituzioni dal nulla, fa paura. Meglio neutralizzarlo. Ma come? Semplice: basta non far partire le commissioni regolari”.
Il coordinatore della comunicazione critica senza giri di parole la scelta dei 10 saggi. “Napolitano – sostiene – venerdì pomeriggio era fermamente risoluto a dimettersi e a lasciare la palla avvelenata al suo successore. Poi una telefonata con Mario Draghi, mr. Bce”. “La mattina dopo – incalza – arrivano i 10 saggi, i facilitatori, pieni di riferimenti del mondo bancario e bocconiani doc (come Moavero Milanesi). Un pool di commissari con il compito di assicurarsi che le misure che arrivano dall’Europa siano ben digerite da un Parlamento immobile, costretto a restare a guardare. Peggio – rincara – costretto a lavorare solo su quello che interessa a Draghi, mediante l’istituzione e la permanenza di due commissioni speciali, presiedute dai facilitatori stessi, che hanno lo scopo di approvare i decreti d’urgenza del governo Monti”.
“Un governo dimissionario – mette in guardia Messora – che dovrebbe poter operare solo per il disbrigo degli affari correnti (che so, fare la spesa, pagare le bollette), ma che potrebbe usare la scusa dell’urgenza (magari dopo una bella ritoccatina allo spread) per tirare fuori dal cappello qualche decreto in salsa europeista, sul modello troika che non passa mai di moda”. “Un decreto è un decreto: vale da subito. Poi deve essere convertito, certo. Ma quando? E da chi? Dopo 60 giorni, con calma, magari con un accordo Pd-Pdl-Monti o, peggio ancora, da un nuovo Parlamento meno grillino – ipotizza – se il nuovo Presidente della Repubblica dovesse sciogliere le Camere e il governo dimissionario dovesse riproporre un nuovo decreto sostitutivo di quello in scadenza, mentre si provvede a ripulire Camera e Senato dagli ospiti indesiderati mediante nuove elezioni”. “Avrebbe potuto essere diverso? – chiede Messora – No: un governo Pd-M5S sarebbe stato improponibile e avrebbe sortito l’unico effetto di consegnare il Paese mani e piedi, tramite un voto di fiducia, a chi l’ha ridotto in queste condizioni e ora vuole riverginarsi nel tentativo di sfuggire alle sue responsabilità. E del resto, sia un governo di nomi super partes sia un governo a Cinque Stelle sono stati completamente esclusi da qualsiasi ipotesi di trattativa: Napolitano non ha mai preso in considerazione un governo che non fosse ‘politico’, forse perchè così sarebbe stato più facile applicare la mordacchia a un Parlamento troppo pericolosamente rappresentativo della volontà popolare”.