In Siria nel solo mese di marzo sono morte 6000 persone, una media di 190 al giorno. A fianco alla carneficina quotidiana, che raramente guadagna le prime pagine dei nostri giornali, va ricordata la drammatica situazione umanitaria. Soltanto in Libano, i profughi registrati presso le varie organizzazioni umanitarie sono 350.000 ma, secondo stime non ufficiali, i siriani presenti nel paese potrebbero arrivare addirittura un milione (un abitante ogni 4 è siriano).
I bambini, ancora una volta, sono quelli più colpiti dalla guerra. Un’intera generazione dovrà essere recuperata e aiutata a superare i gravi problemi psicologici, dovuti alle terribili esperienze alle quali sono sottoposti. I bambini (il futuro) di questo paese hanno urgente bisogno di cibo, cure e, specialmente, di ritornare in possesso della loro età.
Vi parlo dei bambini perché li ho visti. Ho visto per le strade di Beirut i bambini siriani elemosinare. Li ho visti mutilati. Li ho visti seduti per terra, intenti a vendere i biscotti. Ho visto dei bambini piccoli, di sette anni, che lustravano le scarpe agli uomini d’affari.
E’ bastato guardare negli occhi questi bambini per capire quanto siano vuoti i discorsi politici e le analisi geopolitiche, le conferenze e le interviste. Quello che conta è quello che noi facciamo o faremo per recuperare questa generazione che si sta perdendo nei vicoli delle città mediorientali. Se fossimo noi quei bambini…non vorremmo essere salvati?