Aldo Mencaraglia ha 43 anni e vive a Melbourne. Nel 2008 ha creato "Italiansinfuga", per raccontare l'esperienza chi si è trasferito e sciogliere i dubbi di chi vuole farlo. "Se vuoi rimanere qui devi essere un professionista con esperienza giovane e sapere l'inglese. Nella vita non conta se avete preso 28 o 30 ad un esame, ma se sapete le lingue"
Italiansinfuga è un blog nato nel 2008 da un’idea di Aldo Mencaraglia, 43 anni e una vita in Australia; attualmente il sito vanta 22mila sostenitori su Facebook e un accesso medio di 10mila visitatori al giorno. Un anno e mezzo fa, Aldo ha lasciato un lavoro di analista commerciale per dedicarsi esclusivamente al suo blog: consigli, esempi, guide per italiani decisi a trasferirsi all’estero. Senza retoriche o false speranze, Italiansinfuga racconta la vita di chi è partito, e sbroglia parte della matassa di dubbi e incertezze di chi lo progetta. Così Aldo, che vive a Melbourne, lo racconta: “Sono in molti a scrivermi chiedendo consigli. All’inizio mi scriveva chi migrava per ambizione, ora chi lo fa per necessità, da paio d’anni con disperazione, perché non si trova lavoro. Pazzesco l’incremento dopo le ultime elezioni. Immagino ci fosse una speranza di cambiamento, una luce in fondo al tunnel, invece sembra che ora le cose siano ancora meno governabili e sono tanti a dire basta, andiamo via”.
Lo stesso Aldo non vive più in Italia da molti anni, e conta di tornarci ora, dopo sette anni di lontananza, giusto per una vacanza. Partito per studio, dopo dieci anni in Inghilterra si è trasferito in Australia con la moglie, inglese, e lì sono nati i suoi due figli. Proprio sperimentando la voglia e le difficoltà del trasferirsi ha pensato al blog: “Allora c’erano parecchi siti di espatriati anglosassoni, mentre quelli in lingua italiana erano pochissimi. Mi è sembrato più efficace condividere la mia esperienza con altri italiani”. Muoversi in Australia per Aldo non è stato complicato: sua madre è nata lì, quindi non è incappato nel ginepraio burocratico dell’ottenimento del visto. Benché sia una meta ultimamente molto ambita, trasferirsi in Australia è però un’impresa ardua: “La politica migratoria è molto selettiva, solo un decimo di chi fa richiesta riesce a ottenere il visto. Devi essere giovane ed essere un professionista con esperienza. Tanti italiani hanno contratti con scadenze brevi, magari di tre mesi in tre mesi e in differenti aziende, oppure lavori in nero, e questo non aiuta. Devi naturalmente conoscere l’inglese, altro ostacolo per gli italiani. Inoltre, non è che trovi un lavoro ad attenderti all’aeroporto, anche qui ci sono australiani che cercano impiego, e se non hai le competenze adatte può essere davvero difficile”.
Italiansinfuga però non si occupa solo dell’Australia, ma di tutto il mondo. Il suo sottotitolo è “Verso un futuro migliore”. Che la migrazione sia l’unica via per la felicità? “Certo che no – ribatte Aldo – Il futuro migliore può essere anche quello di chi trova le possibilità in Italia. Io cerco solo di fornire indizi utili per qualunque strada si intraprenda. Che sia in Italia o all’estero, il mio consiglio è di investire sulle lingue straniere: si possono studiare in tanti modi, c’è una gamma di cose che si possono fare e vanno dal costo zero a cifre esorbitanti. Guardate i film in lingua originale, usate il web, seguite corsi se siete iscritti all’università. Nella vita poi non conterà se avete preso 28 o 30 ad un esame, ma se sapete le lingue. Molti stranieri parlano le lingue meglio di noi, e non importa quanto hai fatto bene a scuola o al lavoro: se non riesci a comunicare, può essere che una persona meno competente di te vada avanti al posto tuo”. Il lavoro di Aldo è costellato di richieste di aiuto, supporto, suggerimenti: “Quello che davvero mi spiace è che tanto traffico sul sito provenga da persone in situazioni difficili, per cui non posso fare granché. A volte mi sento impotente, perché so che non tutti ce la faranno. D’altro canto però ho anche soddisfazioni: ho incontrato alcuni italiani che sono riusciti a venire in Australia, qualcuno mi dice che ho cambiato la loro vita, che li ho aiutati. Una cosa che nel mio lavoro precedente ovviamente non è mai capitata”.