L’energia nucleare dal 1971 al 2009 ha evitato quasi due milioni di morti per l’inquinamento, contribuendo anche a ‘risparmiare’ migliaia di tonnellate di CO2 (anidride carbonica). E’ la tesi sostenuta in uno studio di due ricercatori della Nasa tra cui James Hansen, uno dei pionieri delle ricerche sul clima che ha appena lasciato l’agenzia statunitense. La ricerca è pubblicata su Environmental science and technology.
I ricercatori del Goddard Institute for Space Studies di New York sono partiti da una ricerca pubblicata da Lancet nel 2007 in cui erano calcolati i morti per unità di energia generata dai diversi combustibili fossili e dal nucleare. La stima dell’università di Bath comprendeva tutti gli aspetti, dall’estrazione delle risorse naturali alla produzione di elettricità vera e propria, ad esempio tenendo conto delle bronchiti croniche provocate dal lavoro nelle miniere di carbone o dei tumori al polmone dovuti all’inquinamento nelle città. Questi dati sono stati combinati con quelli storici sulla generazione di energia nel mondo, nel tentativo di stimare quante vittime in più ci sarebbero state se si fossero usati combustibili fossili invece del nucleare.
“Abbiamo calcolato che l’energia nucleare ha prevenuto 1,84 milioni di morti per l’inquinamento – scrivono gli autori – e l’emissione di 64 miliardi di tonnellate di CO2. Entro metà del secolo l’atomo può prevenire tra 420mila e 7 milioni di altre vittime, e tra 80 e 240 miliardi di tonnellate di CO2, a seconda di quale combustibile fossile sostituirà”.