Il manager pubblico si è dimesso a dicembre per l'inchiesta algerina che ha coinvolto anche il numero uno dell'Eni, Paolo Scaroni. Portando a casa 3,81 milioni come tfr e incentivo all'esodo oltre a 2,28 milioni di bonus
Quasi 7 milioni di euro. Tanto ha incassato, nel 2012, l’ex amministratore delegato della Saipem, Pietro Franco Tali. Il manager del gruppo pubblico, in quanto controllato dall’Eni che a sua volta fa capo al ministero del Tesoro, si era dimesso lo scorso 5 dicembre dopo l’avvio delle indagini a suo carico per le presunte tangenti pagate dalla società in Algeria. Un’inchiesta che da febbraio di quest’anno vede indagato anche il numero uno di Eni, Paolo Scaroni.
Nel dettaglio Tali nel 2012 ha percepito compensi per 6,95 milioni di euro. La retribuzione del manager, si legge nella relazione sulla remunerazione depositata dalla società, include una buonuscita di 3,81 milioni, a titolo di trattamento di fine rapporto e incentivazione all’esodo per la risoluzione del rapporto di lavoro e 2,28 milioni come bonus. La retribuzione fissa era invece di 837mila euro.
Sul fronte dell’inchiesta, nel bilancio del gruppo si legge di contro che dopo l’avvio dell’inchiesta sul colosso statale Sonatrach e sulle presunte tangenti pagate a uomini politici e d’affari locali, la magistratura algerina ha bloccato “diversi conti correnti” di Saipem Contracting Algerie, una società di Saipem attiva nel Paese nordafricano. A fine gennaio restavano ancora congelati due conti su cui sono depositati 79 milioni di euroin valuta locale. Saipem Contracting Algerie è stata rinviata a giudizio dalla Chambre d’accusation lo scorso 30 gennaio con l’accusa di corruzione.
“Si segnala inoltre che in Algeria sono in corso indagini avviate nel 2010 nei confronti di terzi con riferimento alle quali diversi conti correnti in valuta locale di Saipem Contracting Algerie SpA sono stati bloccati”, si legge nel documento. “Successivamente – viene spiegato – sono stati sbloccati alcuni di questi conti correnti e, al 25 gennaio 2013, rimangono bloccati due conti correnti denominati in dinari algerini per un saldo totale equivalente a 79 milioni di euro”.
A settembre dello scorso anno la Chambre d’accusation della Corte di Algeri ha formalizzato a Saipem Contracting Algerie un’indagine nei suoi confronti “relativa ad asserita maggiorazione dei prezzi in occasione dell’aggiudicazione di contratti conclusi con una società pubblica a carattere industriale e commerciale beneficiando dell’autorità o influenza di rappresentanti di tale organismo”. Lo scorso 30 gennaio l’organismo inquirente ha rinviato a giudizio la società, confermando il blocco dei due conti correnti. Saipem Contracting Algerie, le cui sedi sono state oggetto di perquisizione lo scorso 24 marzo, ha presentato ricorso di fronte alla Corte Suprema.