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Nimby e Pimby: due fenomeni opposti – parte seconda

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Tanto si parla del Nimby quanto non si parla del Pimby. Tanto tutela il territorio il Nymby, quanto lo distrugge il Pimby. “Please in my backyard”, prego, accomodatevi pure, siete i benvenuti.

Il fenomeno del Pimby non è così frequente, ma lo è molto nel campo delle energie rinnovabili.

Io non sono un sostenitore a priori delle energie rinnovabili: primo, perché prima delle rinnovabili viene il risparmio; secondo, perché le rinnovabili concepite come sono concepite oggi, possono avere effetti molto deleteri per l’ambiente. Solo uno sciocco può pronunciare un “sì” incondizionato alle energie rinnovabili.

Guardiamo l’idroelettrico. Non voglio certo tornare indietro nel tempo, quando interi paesi vennero sommersi per fare spazio alle dighe. Mi limito al piccolo idroelettrico che ha prosciugato molti corsi d’acqua delle nostre montagne, alla faccia del deflusso minimo vitale che dovrebbe essere rilasciato. Ma anche quando non li prosciuga ne compromette l’integrità in modo irreversibile.

Guardiamo il solare ed i danni che hanno fatto i campi solari nelle nostre campagne “dove passano non cresce più l’erba”. Oppure i parchi (parchi?) eolici sui crinali dell’Appennino, od in altre zone in cui, tra l’altro, c’è da dubitare della convenienza dell’impianto. A meno che la convenienza non sia semplicemente legata ad “affari sporchi”.

Le rinnovabili sono un bel business perché spesso godono di finanziamenti per la realizzazione delle opere e comunque l’energia prodotta è drogata dai provvedimenti ministeriali di incentivazione. Tanto che si assiste anche al fenomeno di petrolieri che si convertono all’eolico.

Ed ecco allora la ricerca di luoghi in cui posizionare le rinnovabili e le richieste a Comuni e privati, ed il “prego, accomodatevi” da parte loro. C’è il Comune che prende la percentuale sugli introiti per l’energia idroelettrica prodotta; c’è il contadino che vende o affitta i propri terreni. Della serie: tutto ha un prezzo.

Le amministrazioni sono alla canna del gas, i privati si fanno due conti e cedono a compromessi. Tutto comprensibile. Peccato che di questa deleteria situazione, che porta ad avere poi serie conseguenze sull’ambiente, siano responsabili lo Stato e le Regioni, che hanno spinto e continuano a spingere le energie “verdi” senza porre i limiti che gli spetterebbero. Così ecco il grande eolico sui crinali, alla faccia dell’art. 9 della Costituzione che tutela il paesaggio (anche se esiste anche il piccolo eolico, ma chi lo conosce?). Così ecco il solare nei campi agricoli, quando esistono tetti di case (anche quelli in amianto, da risanare), stabilimenti, capannoni industriali, aree degradate, discariche, da utilizzare in primis. Così ecco vampirizzare gli ultimi corsi d’acqua integri delle nostre valli, quando essi costituiscono un bene in sé ed un incentivo per il turismo sostenibile.

Ops, dimenticavo. Esiste anche un’associazione che si chiama Pimby. Presidente del suo Comitato Scientifico è quel Chicco Testa transitato da Legambiente al rilancio del nucleare in Italia.

 

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