L’anomalo aumento di pensionati con invalidità civile per disturbi psichici ha insospettito gli investigatori che hanno denunciato otto persone. L'organizzazione reclutava i falsi invalidi tra persone indigenti: gli veniva offerto un pranzo e poi scattava la proposta per ottenere la pensione. Gli arretrati finivano alla banda di truffatori
“Siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la realtà, a coltivare in noi qualche piccola pazzia” scriveva Marcel Proust. E nel Napoletano per sopravvivere alcuni veri poveri si sono trasformati in falsi pazzi. Con l’aiuto e l’organizzazione di una piccola banda di truffatori. L’anomalo aumento di pensionati con invalidità civile per disturbi psichici nei comuni di San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma ha però insospettito gli uomini della della squadra anticrimine del commissariato di San Giorgio a Cremano che hanno così denunciato otto persone.
Il meccanismo di adescamento dei falsi invalidi era semplice e raffinato. L’organizzazione, facendo leva sulla indigenza di alcuni cittadini, proponeva attraverso un ristoratore che offriva pranzi nel suo locale, l’opportunità di beneficiare di una pensione di invalidità con accompagnamento. Il ristoratore offriva pranzi luculliani in un locale nel Parco naturale del Vesuvio. Dopo aver mangiato e bevuto come non accadeva da tempo ai futuri falsi invalidi veniva prospettata l’occasione di beneficiare di una pensione di invalidità con accompagnamento. Pensava a tutto la banda di truffatori che si faceva carico anche dell’istruzione della pratica grazie a un dipendente del Comune di San Sebastiano al Vesuvio. In cambio chi, causa finta pazzia, diventava falso invalido doveva cedere gli arretrati delle pensioni che i falsi invalidi avrebbero riscosso direttamente tramite un impiegato delle Poste, anche lui coinvolto nell’indagine.
Gli investigatori hanno spulciato i fascicoli degli invalidi civili di ogni singolo comune coinvolto ed esaminato i numerosissimi faldoni scoprendo l’irregolarità di alcune certificazioni mediche e dei timbri. Dal riscontro successivo con il competente Ufficio dell’Asl è emerso con certezza che i certificati medici erano falsi, visto che i nominativi riportati non erano presenti in quell’archivio e che i numeri di protocollo riportati sui verbali corrispondevano ad altri nominativi. Scovati i truffatori nei loro confronti è stato emesso un decreto di sequestro su conti correnti e beni immobili localizzati tra Napoli, di Frosinone e Isernia, per centinaia di migliaia di euro.