La corsa al Colle sarà anche affare del Movimento Cinque Stelle. Nessun Aventino, nessuna divisione come per l’elezione del presidente del Senato Piero Grasso. I Cinque Stelle sono pronti a giocare la propria partita. Sembra di leggerlo in controluce anche nelle parole dello stesso Beppe Grillo che ha “galvanizzato” i parlamentari durante l’incontro “segreto” in un agriturismo a Torrimpietra, vicino a Fiumicino. Qui deputati e senatori del Movimento sono arrivati (in pullman) anche per dirimere insieme al leader i dissensi interni sulla questione del governo. Grillo assicura che le “opinioni diverse tra i parlamentari sono legittime” e quelli che si dividono in realtà sono gli altri partiti, non il M5S. E comunque in caso di larghe intese e un patto Pd-Pdl “la gente prenderà i bastoni”.

Ma Grillo, appunto, parla anche del voto per il successore di Giorgio Napolitano che comincerà tra meno di due settimane. “Dobbiamo arrivare calmi e sereni all’elezione del presidente della Repubblica – dice Grillo ai parlamentari – che sarà molto diverso da questo”. Le dichiarazioni della capogruppo alla Camera Roberta Lombardi sembrano andare nella stessa direzione: “Per essere all’altezza del nome che faremo noi, quelli dei partiti dovranno essere decenti. Grillo ci ha detto di stare calmi fino alla elezione del presidente. Solo dopo, infatti, il nuovo eletto deciderà come continuare per la formazione del governo”. Difficile fare ipotesi, in quest’ultimo caso, anche perché il nome del candidato al Colle per i Cinque Stelle uscirà dopo il referendum online tra gli attivisti del Movimento.

I 5 STELLE VOGLIONO CONTARE NELLA CORSA PER IL COLLE. Tuttavia i parlamentari Cinque Stelle saranno della partita fino in fondo. Nelle prime tre votazioni – questo è l’orientamento di massima – sosterranno il loro candidato, quello uscito dalla consultazione online. Anche in questo caso è complicato capire chi potrà essere. In ogni caso dalla quarta votazione (quando non è più necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti, ma “solo” quella assoluta della metà più uno) i Cinque Stelle decideranno cosa fare. “Noi avremo un nostro candidato e continueremo a votare sempre per lui – continua – Al Senato con Grasso si è verificata una situazione molto particolare: spero che almeno questa volta i candidati dei partiti al Colle non siano in odore di mafia. Speriamo che sia una professionalità altissima”, aggiunge Lombardi, che dice personalmente di avere in mente il nome di un magistrato, un uomo. Ma i Cinque Stelle decideranno come agire. “Calmi e sereni”, appunto. Le alternative sono la scheda bianca (che non darebbe “fastidio” a un candidato proposto dal centrosinistra) oppure l’intervento “attivo”, cioè il sostegno di uno dei candidati in corsa. E’ noto che su molti nomi la convergenza tra Cinque Stelle e centrosinistra non sarebbe difficile: con quasi tutti i “non politici” (cioè coloro che vengono citati da settimane: Settis, Zagrebelsky, Onida), ma anche con un nome di Romano Prodi che non sarebbe visto con sfavore.

In questo modo la palla torna nel campo del centrosinistra e soprattutto del Pd. E’ lì che si dovrà decidere cosa fare: proporre un nome per non rompere con il Pdl (che sul Colle promette da settimane fuoco e fiamme) come Amato, D’AlemaMarini o uno che rappresenti quella voglia di “cambiamento”, diventata quasi slogan di Pier Luigi Bersani per il nuovo governo? Lo stesso nome di Prodi, infatti, sarebbe visto come il fumo negli occhi non solo dal centrodestra, ma anche – secondo diverse ricostruzioni giornalistiche – da una parte dello stesso Pd proprio quella vorrebbe un governo di larghe intese, per intenderci). Un’indicazione – anche se con le dovute proporzioni – arriva anche da un mini-sondaggio del fattoquotidiano.it tra 24 parlamentari Pd e M5S.

GRILLO: “LARGHE INTESE? LA GENTE PRENDE I BASTONI”. Ma Grillo, nel “conclave” di Fiumicino, ha parlato anche di governo. Partendo da un punto: se si verificherà “l’inciucio” delle larghe intese, “la gente, che è stufa, prenderà i bastoni”. Poi la questione che più sta impegnando il dibattito interno tra i gruppi parlamentari del Movimento Cinque Stelle, dopo le “accuse” di essere i presunti responsabili dello stallo politico: impegno o disimpegno, far partire un governo Bersani oppure no? Quindi Grillo avverte i suoi: non fidatevi dei partiti, perché sono gli stessi che non hanno neanche cambiato la legge elettorale. “Si stanno dividendo gli altri, non noi – spiega – Non mi aspetto totale condivisione nel movimento, è legittimo che qualcuno la pensi in maniera diversa”. Nomi per il governo? Certo, è M5S: “Ho detto a Napolitano di darci l’incarico” di formare un governo e solo dopo “gli faremo un nome” per la sua guida. “Ora – chiarisce – il nome è il Movimento nel suo insieme”. Un ragionamento che porta a dire che l’atteggiamento tenuto in Sicilia conferma la bontà di questa strategia: “Le cose in Sicilia le abbiamo fatte noi – rivendica – non Crocetta“. Non è un monologo, c’è chi lo interrompe: “Non stiamo per caso fornendo un pretesto ai partiti per fare un governissimo?” chiede un parlamentare. E Grillo risponde: “L’hanno già fatto da un mese. No, non gli stiamo fornendo nessun pretesto”. Il leader dei Cinque Stelle si mette a disposizione di deputati e senatori: “Fatemi domande, ma non ho risposte per tutto”.

All’uscita, al termine della riunione, Grillo sembra disponibile con i giornalisti che aspettano fuori, in realtà si limita ad alcune battute. “Abbiamo fatto un listino prezzi per grillini in vendita – dice – Ne faremo di più di riunioni. Li ho sequestrati, è bellissimo fare questa cosa qui”. Grillo vedrà i parlamentari M5S una volta al mese. Dopo l’incontro all’agriturismo, il prossimo ci sarà dopo l’elezione del presidente della Repubblica. “Beppe verrà anche in Parlamento e potrà vedere quali sono i nostri ritmi di lavoro” ha riferito la stessa Lombardi.

“LIBERTA’ NELLA LINEA POLITICA”. Il leader dei Cinque Stelle ha voluto poi sgombrare il campo dagli equivoci: “Siete liberi di definire la linea politica” ha detto ai parlamentari del Movimento, come ha riferito la capogruppo Roberta Lombardi. Lombardi racconta inoltre che per quanto riguarda il governo Grillo ha detto: “Per me quello che è importante è il nostro programma che abbiamo creato insieme, poi se ci sarà data l’occasione faremo i nostri nomi”. Lombardi aggiunge che i nomi saranno comunque condivisi con la Rete e spiega che a quel punto, sempre a partire dai nomi 5 Stelle, ci dovrà essere dialogo con i partiti per cercare una maggioranza”.

Grillo ha infatti anche ascoltato i parlamentari che hanno espresso dubbi rispetto alla linea tenuta finora. “Grillo li ha ascoltati – racconta il deputato Stefano Vignaroli – Grillo ci ha detto che c’è libertà di pensiero. Non è che tutti la devono pensare alla stessa maniera. Cerchiamo di essere compatti”. A chi domanda se chi sostiene che il M5S dovrebbe sostenere un governo con il Pd debba dimettersi, Vignaroli risponde: “No, ma dobbiamo trovare una linea comune”.

LOMBARDI: “CHI VOTERA’ CON PD SI METTERA’ FUORI DA M5S”. Meno indulgente la capogruppo a Montecitorio è per chi “chi deciderà di votare con il Pd”: “Farà una scelta personale tradendo gli impegni verso gli elettori. Sarà quindi lui a decidere di uscire dal Movimento. Non ci sono espulsioni, nessuno verrà cacciato. Non possiamo costringere nessuno a dimettersi”. Lombardi dice di non aver parlato con Tommaso Currò, che ha chiesto un sostegno a un governo Pd e assicura che nella riunione di oggi, cui il deputato era assente, non è mai stato citato. Un altro scettico sulla linea, Walter Rizzetto, non è intervenuto nella discussione. La capogruppo spiega però che qualcuno ha parlato esprimendo perplessità “perchè sta passando il messaggio che il M5S blocca il Paese”. “La premessa di costoro – spiega Lombardi – è stata che non si tratta di fare intese con il Pd nè alleanze, ma di fare una rosa di nomi per il governo”. Ma, ribadisce la capogruppo, la linea votata nei giorni scorsi dalla maggioranza dei parlamentari resta ferma. Non verrà fatta nessuna rosa di nomi. “Anche chi aveva incertezza causate dalla pressione mediatica e dal Palazzo – sottolinea – oggi ha avuto un confronto pacato e sereno. Siamo tutti parte della stesse Rete, Grillo e Casaleggio sono i nostri terminali”. “Noi prevediamo che ci sarà un governo di grandi intese”, conclude Lombardi. Cambierebbe qualcosa per il Movimento 5 Stelle se Matteo Renzi fosse il candidato del centrosinistra? “No, perchè Renzi è un giovane, ma non una persona nuova. Viene dall’apparato di partito. E’ qualcosa d’altro rispetto a noi”. Niente streaming? “Ci sono momenti conviviali o momenti in cui si fa la linea politica – spiega la Lombardi – che, anche per un vantaggio competitivo, non possono essere trasmessi in streaming”.

LA RIUNIONE SEGRETA NELL’AGRITURISMO DI FIUMICINO. Doveva essere segreto non solo il luogo della riunione, sconosciuto anche agli stessi convocati, ma anche il ritrovo per imbarcarsi sui pullman. Invece, arrivati in piazzale Flaminio a Roma, si sono trovati assediati dai giornalisti. “Il dibattito c’è, non ho mai detto che non c’era, altrimenti ci sarebbe l’unanimità di 8 milioni di elettori”, ha spiegato il capogruppo al Senato Vito Crimi. Tanto che l’incontro, assicura Crimi, “era previsto da dieci giorni”. I tre autobus con deputati e senatori (alcuni hanno esposto uno striscione No Tav) sono partiti seguiti da un corteo di auto con giornalisti e cameramen intenzionati a presenziare alla riunione. Solo alla fine si è scoperta la destinazione: Villa Valente-La Quiete, località Tragliata tra Fiumicino e Anguillara Sabazia. Il leader Cinquie Stelle era lì ad attendere i suoi, ma non ha voluto rispondere alle domande dei cronisti. La riunione è ovviamente off limits per la stampa e non ci saranno dirette streaming. In serata, poi, scrive su Facebook la senatrice Ornella Bertorotta, molti tra i deputati e i senatori del M5S si trasferiranno a L’Aquila per partecipare alla fiaccolata in ricordo delle vittime del terremoto. 

CRIMI: “DIBATTITO C’E’, MA ESCLUDO SCISSIONI”. ”Che ci sia un dibattito al nostro interno con posizioni anche diverse non lo nego”, dice ancora Crimi in un’intervista pubblicata oggi dal Messaggero. “Io stesso mi sono trovato a riflettere sul caso Grasso. Le divisioni sono fisiologiche, sarebbe grave se non ci fossero, ma escludo scissioni”. Quello che è successo con il presidente del Senato, ha affermato il capogruppo, “non si ripeterà” nell’elezione del capo dello Stato. “Lo sceglieremo online, voteremo il nome che ci verrà indicato dagli iscritti”, dice Crimi, e in caso di ballottaggio “vedremo”. Se la scelta fosse tra Berlusconi e Bonino, “non voterei nessuno dei due”. Se si tornasse alle urne, l’M5S non si sentirebbe responsabile in caso di vittoria di Berlusconi. “Per due ragioni. “La prima – spiega Crimi – è che noi non vogliamo tornare a votare. La seconda è che la colpa non sarebbe nostra, ma di chi in tutti questi anni gli ha permesso di governare”.

Crimi ha liquidato così i cronisti arrivati al piazzale: ”Andiamo a passare una giornata in allegria, né più né meno. Due chiacchiere poi torniamo a casa”. E ha aggiunto. “Gli autobus li paghiamo noi, 10 euro per l’autobus più una cifra variabile tra i 18 e 20 euro per il pranzo”. Arrivato a destinazione, Crimi ha aggiunto: ”Grillo non sbaglia, è lungimirante”. Il capogruppo assicura che l’organizzazione dell’incontro non è legata a chi, come come il deputato Currò, ha dichiarato dissenso rispetto alla linea politica del movimento. “Non c’entra Currò. Io con Currò ci parlo, certo che parliamo. Non ho mai detto che dibattito interno non c’è. Posso assicurare che la maggior parte dei messaggi che ricevo è di sostegno il che vuol dire che c’è solo una parte di contrari”.

Crimi rilancia poi su alcuni temi concreti. Le prime proposte di legge in commissione Affari costituzionali riguarderanno 3 temi: “L’abolizione dell’ordine dei giornalisti, l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai giornali” e “il parlamento pulito, con il limite di due mandati, l’impossibilità di candidarsi in più circoscrizioni e l’incandidabilità dei condannati”. Il M5S vuole cambiare la legge elettorale introducendo il “sistema del recall”, ossia la possibilità di “sfiduciare” l’eletto. Secondo Crimi, occorre introdurre “la possibilità del cittadino di sfiduciare l’eletto qualora non adempia al suo mandato”. Si tratta di un sistema già “adottato in altri paesi e dove c’è non è molto usato, è un deterrente, è un faro sull’eletto che porti a compimento il programma per cui è stato eletto”. La proposta ‘grillinà di modifica della legge elettorale prevede anche la reintroduzione del voto di preferenza.

IL DISSIDENTE RIZZETTO: “DOVEVAMO DIRE SI’ A BERSANI”. Era la questione del governo – o del non governo – a tenere banco e a originare l’incontro di oggi con Grillo, mentre peraltro un sondaggio Emg/Servizio pubblico mostra che una larga fetta di elettori del Movimento non appoggio la linea del no al dialogo con i “vecchi partiti”. Il Movimento doveva fare il governo con Bersani, ottenere dei ministeri e cominciare a lavorare, dice per esempio il deputato friulano Walter Rizzetto in un’intervista a Il Secolo XIX. Rizzetto spiega che con Bersani avrebbe “cercato una mediazione” per ottenere “dei ministeri”. “Faceva il premier, alle nostre condizioni, e intanto ci sedevamo nel governo e iniziavamo seriamente a lavorare – ha detto il deputato – Ci potevamo dare una possibilità. E lo dice uno che sulla fiducia a Bersani ha votato no. Però le cose sono cambiate”. Ma “ormai il tempo è scaduto, non si torna indietro. Credo che il destino del M5s sia all’opposizione”. Rizzetto ha difeso il collega Tommaso Currò, che nei giorni scorsi aveva aperto all’ipotesi di un sostegno a Bersani: “Ha fatto bene. Una persona è libera di esprimere il proprio dissenso, di avere le proprie idee diverse dagli altri, e non deve avere paura di dichiararlo”. Per Rizzetto anche il silenzio con i giornalisti è un “atteggiamento che danneggia il movimento… questa paranoia asfissiante sull’informazione, gli sguardi sospetti tra di noi. Ci stiamo facendo del male, e se ora se la prenderanno con Tommaso, lo emargineranno, sarà solo l’ennesimo errore. Aria di caccia alle streghe, non mi piace”. 

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