Un vecchio scambio di mail al veleno tra attivisti ed eletti a 5 stelle, tra cui i consiglieri comunali di Bologna Massimo Bugani e Marco Piazza. Una conversazione privata avvenuta quest’inverno, in piena bufera mediatica per la vicenda di Federica Salsi, e finita dalle caselle di posta personali dritta dritta in rete, grazie a un hacker. Così mentre a Roma i parlamentari si confrontano nel tentativo di ritrovare l’unità, a Bologna si riaccende l’antica faida nel Movimento 5 stelle. A rinfuocare gli animi è stato un pirata informatico, che giovedì sera si è intrufolato nella casella di posta privata di Serena Saetti, consigliere di quartiere, nonché moglie di Nik il Nero, il videomaker assunto nel gruppo di comunicazione in Senato, e ha rubato il contenuto di una serie di mail, pubblicandole poi sul meet up di Bologna. Azione che ha già fatto scattare la denuncia alla polizia postale.

Si tratta di una discussione, ristretta a una decina di persone, dai toni particolarmente accesi, in cui volano parole pesanti, e che scoperchia il clima di veleno e risentimenti di quei giorni, quando il Movimento bolognese stava attraversando la sua crisi peggiore. È inverno e Federica Salsi, consigliere di Bologna, si trova al centro di un’aspra polemica per la sua partecipazione alla trasmissione di Rai 3 Ballarò. Beppe Grillo l’ha appena rimproverata sul suo blog, con un duro post in cui parla di “punto g”. Così alcuni esponenti della cosiddetta corrente dei fedelissimi, si confronta via mail sul comportamento da adottare nei giorni successivi. Un eletto si preoccupa di cosa fare in consiglio comunale, propone degli emendamenti all’ordine del giorno presentato dal Pd in solidarietà a Salsi. Un collaboratore, invece, preferisce la linea dura e chiede di “sostituire le serrature in ufficio in Comune al più presto” così da chiudere definitivamente ogni rapporto con Salsi, che diventa una persona “con cui non condividere la stessa stanza e che non merita nemmeno un educato buongiorno e buonasera”.

Tutti coloro in disaccordo con la linea ufficiale vengono apostrofati con epiteti poco generosi. Gli attivisti diventano “pecoroni”, altri consiglieri invece sono “zucconi” da trattare sempre nella consapevolezza “che le zucche non diventano carrozze se non delle favole”. A Giovanni Favia, consigliere regionale dell’Emilia Romagna, e fino all’espulsione e alla candidatura con Antonio Ingroia, capofila dei dissidenti a 5 stelle, va anche peggio. E per lui volano “nano di m.” e “ragazzino senza dignità”.

Nella conversazione, che in queste ore sta facendo il giro del web, si parla anche delle parlamentarie, le primarie online per selezionare i candidati alle politiche di febbraio. Viene citato Lorenzo Andraghetti, aspirante deputato, escluso dalla competizione all’ultimo secondo. Un collaboratore di Bugani, lo descrive come il candidato nelle mani di Favia, che ora “sta impazzendo perché puntava tutto su di lui”.

Nel giro di poche ore, da Bologna la polemica è rimbalzata a Roma. “Queste dinamiche non hanno niente a che fare con il Movimento 5 stelle nazionale e con il lavoro che stiamo portando avanti qui in Parlamento” ci tiene a chiarire Giulia Sarti, giovane deputata a 5 stelle, originaria di Rimini ma da tempo molto attiva anche su Bologna. “Il gruppo in Parlamento non è attraversato da questo tipo di divisioni, ma è più che altro animato da un dibattito interno normale e più sano”.

Di certo ora nel gruppo bolognese in molti chiederanno spiegazioni. Per Bugani, Piazza e Saetti, gli eletti protagonisti della conversazione hackerata, la resa dei conti potrebbe arrivare nella prima assemblea disponibile, forse quella del 17 aprile. E non è escluso che in quel contesto da alcuni militanti arrivi la richiesta di dimissioni.

 

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