Liguria, uguale mare. No, non è così vero, nel senso che ci sono tante realtà dell’entroterra ligure che meritano di essere conosciute quanto e se non più della costa, che, oltre ad essere stata ampiamente rapallizzata, adesso è anche stata attaccata dal cancro dei porticcioli turistici.

In particolare c’è una zona che non è azzardato dire che il mondo ci invidia, o forse, meglio, ci invidierebbe se fosse un po’ più conosciuta: il Finalese.

Il Finalese è un grande territorio calcareo, con una splendida macchia mediterranea e pareti a picco, solidissime, che sono il sogno degli arrampicatori. Un po’ come le Calanques di Cassis, in Francia, per restare vicino. Ma, a differenza delle Calanques, il Finalese è sì meno conosciuto, ma, soprattutto, non è tutelato. Ed anzi, le Calanques da parco regionale sono diventate di recente parco nazionale.

Sono decine di anni che si parla della protezione di questo magnifico patrimonio di noi tutti, senza ottenere alcun risultato. E questo, diciamolo, anche grazie ai cacciatori, che si sono sempre opposti alla sua protezione perché questo avrebbe significato la fine della loro attività nella zona. Risultato, voi camminate sui sentieri del Finalese o approcciate le pareti fra miseri resti di cartucce.

Ma il Finalese non solo non è tutelato ma non è neanche valorizzato (passatemi questa ben brutta espressione) quanto meriterebbe. Avete voglia di trovare adeguate indicazioni delle pareti, o dei sentieri. Nulla di tutto questo, in compenso troverete campeggi liberi (con cessi che non funzionano…), fuochi accesi, sigarette abbandonate, che vi fanno pensare che il Finalese comunque è anche fortunato a subire così pochi incendi. Con il vento che c’è e la siccità che lo caratterizza per buona parte dell’anno, è davvero un miracolo che la macchia si sia salvata quasi ovunque.

E provate poi a farvi un giro sulla pagina web del Comune di Finale Ligure. Alla voce “outdoor”: troverete una “pagina in costruzione”. In compenso, troverete una voce “Val Ponci”, uno dei luoghi più incantevoli del Finalese. Apritela e ci troverete una tesi di laurea

Io sono contrario alla tutela della natura in funzione della generazione di ricchezza, come va di moda oggi, ma il Finalese sarebbe il classico caso in cui la tutela potrebbe effettivamente generare ricchezza per i Comuni interessati senza snaturare il paesaggio, sotto forma di aree adeguatamente attrezzate, sorveglianza, accompagnatori turistici, opuscoli e carte illustrative del territorio, sponsorizzazioni dei prodotti locali. Invece, un mix di miopia e stupidità fa sì che sia abbandonato a se stesso, e che ogni giorno corra pericoli. Il Finalese, suo malgrado, è un po’ l’emblema di quanto la natura sia tenuta in considerazione nel nostro ex Belpaese: meno che zero.

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