La giunta Chiodi affiderà a Giovanna Andreola (arrestata nel 2012 per un'inchiesta su presunte tangenti) l'incarico di dirigere l'ufficio che gestisce la comunicazione. Lei replica: "La figura del giornalista istituzionale non esiste più". Protestano Assostampa e Ordine
Sprovvista del tesserino da giornalista e per di più indagata, ma questo non le ha comunque impedito di diventare dirigente dell’ufficio stampa della Regione Abruzzo. Nei giorni scorsi, con una delibera ad hoc, la giunta Chiodi ha infatti affidato all’attuale – ancora per pochi giorni – dirigente del servizio attività internazionali della Regione, Giovanna Andreola, l’incarico di dirigere la struttura di supporto stampa. “Prenderà servizio tra pochi giorni”, fanno sapere dall’ufficio stampa.
E poco importa se non è iscritta all’Ordine dei giornalisti, d’altronde non lo era neanche il suo predecessore. “Si persevera nella violazione della legge – commentano Assostampa e Ordine dei giornalisti dell’Abruzzo – Sia la normativa regionale (legge 22 del 14 marzo 1975 art. 5) che la normativa nazionale (legge 150 del 2000 art. 3) richiedono infatti come requisito necessario e imprescindibile per la nomina a direttore dell’ufficio stampa l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti”. “E’ una scelta che umilia le professionalità di centinaia di professionisti e pubblicisti, che operano sul territorio regionale”, denuncia il coordinamento abruzzese dei giornalisti precari “5 euro netti”.
Proteste inutili per il neo capo ufficio stampa della Regione – anche se, come tiene a sottolineare, “non mi è stata ancora notificata alcuna nomina” –, Giovanna Andreola. “Semplicemente perché nella struttura (regionale, ndr) la figura del giornalista non esiste più – dichiara a ilfattoquotidiano.it – La legge regionale del ’75, che loro citano, è stata superata da un’altra: la 77 del 1999. Quanto alla normativa nazionale, non è stata mai recepita dalla Regione Abruzzo”. Nessun problema invece per le diverse testate edite dalla Regione. Alla loro guida rimarrà l’attuale direttore responsabile, regolarmente iscritto all’albo, come prevede la legge 69 del 1963. “Io comunque non ho chiesto di andare all’ufficio stampa – precisa Andreola – Ho chiesto di essere assegnata a qualche servizio vacante”.
Da diversi mesi infatti, “a seguito della scellerata politica di riorganizzazioni delle direzioni da parte della Giunta regionale” commenta il Direr (sindacato dei dirigenti), la dottoressa Andreola, così come molti altri dirigenti regionali, è senza incarico. Ma, sia chiaro, lo stipendio continua ad esser loro riconosciuto. E che stipendio. Dopo le sue continue richieste e le proteste del Direr, però, alla fine la giunta Regionale un incarico alla dottoressa Andreola lo ha trovato, evitando così il rischio di un contenzioso e magari di dover pure rispondere di danno erariale.
Ma le aspre polemiche scaturite in seguito all’approvazione di quella cosiddetta delibera “fuori sacco” sono, anche o soprattutto, legate all’inchiesta della Procura dell’Aquila, su una presunta distrazione di fondi europei, in cui la nuova responsabile della struttura di supporto stampa della giunta rimase coinvolta lo scorso anno. Nel gennaio del 2012 Andreola venne addirittura arrestata, insieme ad altre 6 persone (tra cui suo marito), con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione aggravata, falso in atti pubblici, occultamento di atto pubblico. Secondo i magistrati, era stata messa in piedi una associazione criminale volta a condizionare l’affidamento delle commesse pubbliche, in cambio di contropartite economiche sotto forma di contratti di consulenza e assunzioni clientelari. In particolare la dirigente del servizio attività internazionali della Regione “ha asservito la propria funzione ad interessi privati”, aveva scritto il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, paventando l’elevato rischio di reiterazione del reato. Andreola è tornata poi in libertà. Adesso, da indagata, è in attesa dell’udienza preliminare. Dunque, fino a sentenza passata in giudicato, innocente. Perciò il diritto di continuare a lavorare non le può essere negato. Ma, anziché l’ufficio stampa, cioè il settore che, assolvendo il compito di fornire informazione e creare una buona immagine per la Pubblica Amministrazione, necessita del massimo della credibilità, la giunta Chiodi avrebbe potuto scegliere per lei un altro incarico.