La politica è l’arte della trattativa. Ecco come il re di Danimarca salvò 8.329 ebrei.
La storia della Danimarca non la insegnano a scuola perché i danesi sono più intelligenti degli italiani e i ministri dell’Istruzione non vogliono che si pensi che sono stati eletti solo perché gli italiani sono un po’ fessi. Che se erano in Danimarca non gli facevano fare manco i venditori di guanti per pinguini.
I Danesi sono proprio diversi da noi, da sempre. Mentre nell’antica Roma le donne erano oggetti di proprietà del maschio più anziano della famiglia, i barbari danesi le rispettavano. E le camere delle ragazze erano munite di una porticina che dava sull’esterno per permettere ai giovanotti di passare la notte con le ragazze nubili… Se non erano incinte non potevano sposarsi…
Quando i Papi cattolici decisero che lavarsi era peccato i danesi li mandarono a quel paese e continuarono a far la sauna, tutti nudi. Nel sud Europa la gente puzzava in modo indemoniato, in Scandinavia profumavano di betulla. Il che permise loro di evolversi aprendo il naso ai profumi e la mente alle idee. Spero che anche tu sia d’accordo sul fatto che se chiudi il naso per la puzza ti si chiude anche il cervello. Ecco, la mentalità italiana è figlia di secoli di puzza di ascelle putride.
Si capisce quindi come mai quando i Papi (puzzoni pure loro) decisero che si poteva vendere il diritto di andare in paradiso anche agli assassini, agli stupratori e ai pedofili, i Danesi diventarono protestanti.
I Danesi erano talmente evoluti che all’inizio del 1800 il re Friedrich VI distribuì la terra ai contadini, li liberò dalla servitù della gleba, incoraggiò la formazione di cooperative, rese la scuola obbligatoria fino a 14 anni e intraprese una decisa campagna di modernizzazione tecnologica, e tutti i contadini la domenica andavano a scuola per tutta la vita.
Queste riforme radicali portarono a un’esplosione economica, civile e mentale.
Quando la Danimarca fu invasa dai nazisti il popolo danese aveva un senso della cooperazione e della solidarietà unico. E un re che non era certo un Savoia.
Christian X gestì la situazione sfruttando appieno una visione del mondo sapiente e illuminata. Innanzi tutto decise di firmare la resa immediatamente.
A qualcuno sembrerà un gesto di vigliaccheria ma fu invece realismo: evitò il massacro del suo piccolo esercito.
Dopodiché non fuggì in esilio come altri monarchi europei, ma restò al suo posto iniziando un’estenuante e irriducibile trattativa con l’esercito occupante e riuscendo a strappare grandi concessioni. Ad esempio, il parlamento danese continuò la sua attività. I nazisti capirono subito che il re aveva il totale appoggio della popolazione e che il fatto che i Danesi si fossero arresi non voleva dire che se si incazzavano non avrebbero potuto creare seri problemi.
I Danesi dal canto loro iniziarono una durissima resistenza passiva.
Simbolo di questa lotta era proprio Christian X, che ogni domenica usciva dal suo palazzo a cavallo per compiere una lunga passeggiata per Copenhagen.
Era alto un metro e 98 centimetri e montava un cavallo enorme. Era sempre da solo, senza nessuna scorta e tutta la popolazione della città scendeva in strada facendo ala al suo passaggio. Una dimostrazione muta di determinazione e di compattezza. Divenne famoso il dialogo tra un ragazzo e un ufficiale nazista che disse: “Il vostro re è pazzo! Va in giro senza scorta.” E il ragazzo rispose: “Tutti i Danesi sono la sua scorta!”
E quando i Tedeschi misero la bandiera nazista sul parlamento danese il re convocò il loro generale e disse: “Togliete la vostra bandiera dal nostro parlamento!” Il nazista si rifiutò. Il re disse: “Allora la toglierà un soldato danese.” E il generale: “Allora noi lo ammazzeremo.” E Christian X: “Dubito che lo farete, perché quel soldato sarò io.” E la bandiera fu ammainata.
E quando i tedeschi imposero agli ebrei di portare cucita sui vestiti la stella di David il re la cucì anche sulla sua giacca.
I tedeschi sentivano che non conveniva fare i duri con i Danesi. Allora provarono perfino a organizzare un partito nazista danese e a presentarsi alle elezioni, ma presero solo una manciata di voti.
Quando poi, nel settembre del 1943, Christian X si rese conto che i nazisti stavano per catturare e deportare gli ebrei organizzò la loro fuga in massa, contemporaneamente in una notte. Li nascosero e organizzarono una flotta di pescherecci svedesi che li fece fuggire, finanziando questa gigantesca operazione logistica con una colletta effettuata in tutte le chiese del Paese.
Degli 8.387 ebrei presenti in Danimarca ne vennero salvati 7.906, vennero catturati 481 ebrei, per lo più rifugiati da altri paesi e quindi sconosciuti ai danesi.
Ma a questo punto il re non si arrese all’idea che quei 481 ebrei fossero ammazzati e iniziò una trattativa a oltranza con i nazisti. Riuscirono così addirittura a effettuare ispezioni nei campi dove gli ebrei danesi erano prigionieri, costringendo i nazisti a creare un campo nel quale le condizioni di vita erano meno disumane. La Croce Rossa danese poi riforniva regolarmente gli internati di cibo e vestiti.
Contemporaneamente i nazisti inasprirono la loro occupazione insediando un governo fantoccio. Iniziò allora la resistenza basata su sabotaggi e scioperi. Tra l’altro il grosso della marina danese fuggì in Svezia, il resto delle navi furono affondate perché non potessero essere utilizzate dai nazisti.
Molti danesi pagarono con la vita la loro resistenza non armata ai nazisti scrivendo pagine di grande eroismo.
Il 2 aprile 1945 una colonna di mezzi danesi e svedesi, ventitré autobus, sei camion, una cucina da campo e tre auto, partirono per il campo di concentramento di Neuengamme, il 12 aprile raggiunsero il campo di Theresienstadt, in totale caricarono 423 ebrei che riportarono vivi in Danimarca. Alla fine della guerra degli 8.387 ebrei presenti in Danimarca al momento dell’occupazione 58 erano stati uccisi, 8.329 erano stati salvati.
E la piccola Danimarca non aveva mai smesso di essere unaspina nel fianco dell’impero nazista.
Trattare è quasi sempre utile. Perfino con i nazisti, figuriamoci col Pd.