Adieu Depardieu, ma Ibrahimovic resta a Parigi. La tassa sui maxi stipendi voluta da François Hollande, che ha visto la clamorosa fuga dell’attore francese in Russia, non è destinata a incidere sui guadagani dei calciatori. Dopo che a dicembre l’Alta Corte Francese ha rigettato la proposta di Hollande di tassare per il 75% gli stipendi oltre il milione di euro, paragonandola a una “confisca”, il presidente francese, che su quella promessa ha costruito buona parte della sua campagna elettorale, ha riformulato la legge: ora saranno le aziende, e non le persone fisiche, a dover pagare la tassa. E siccome gli stipendi dei calciatori sono contrattualizzati al netto, i loro guadagni non saranno minimamente intaccati.
La nuova imposta dovrebbe portare nelle casse dello stato circa 500 milioni di euro, di cui 82 arriveranno dalle società calcistiche. Queste fino all’ultimo hanno provato in tutti i modi a farsi riconoscere come piccole-medie imprese, che sono escluse dalla super tassa. Tanto che lo stesso presidente della federcalcio francese in un’intervista aveva in un primo tempo confermato l’esenzione dei club calcistici, salvo essere smentito il giorno dopo dal primo ministro Jean Marc Ayrault, che ha confermato: “Il nuovo sistema fiscale sarà applicato a tutte le aziende che corrispondono retribuzioni superiori al milione di euro”. In ballo sono circa un migliaio di stipendi in tutto il paese, di cui circa un centinaio dovrebbero essere di calciatori, soprattutto delle grandi squadre: Paris Saint-Germain, Olympique Marsiglia, Lione, Lille e Bordeaux.
A pagare sarà soprattutto il PSG, che ha quasi venti stipendi oltre il limite, ma non ha certo problemi di solvibilità, essendo una delle mille aziende nell’orbita dell’impero qatariota. Utilizzando come parametro la stella della Ligue 1 (la massima serie francese) Zatlan Ibrahimovic, che guadagna esattamente un milione di euro – al mese però, una cifra sufficiente a creare una bufera politica al momento del suo ingaggio – si può calcolare che ora il PSG pagherà al fisco 9 milioni l’anno, invece che i 6 che avrebbe pagato prima. Mentre lo stipendio di Ibra rimane invariato. Il rischio potrebbe essere invece per le altre squadre. Proprio a inizio marzo la Direction Nationale du Contrôle de Gestion ha pubblicato il rapporto sul calcio francese, da cui risulta che le perdite cumulative per la Ligue 1 superano i 60 milioni. Le peggiori sono il Lione (-28) e il Marsiglia (-8).
Il PSG invece è quasi in pari, grazie alla sponsorizzazione retroattiva di 125 milioni su cui dovrebbe intervenire la Uefa, dato che è fuori da ogni logica secondo il fair-play finanziario, ma che non disturba assolutamente il fisco francese, anzi. Lo scenario che si va configurando è quindi che le società francesi sotto il PSG, già oltremodo indebitate, non possano permettersi di acquistare nuovi giocatori il cui stipendio superi il milione annuo. Mentre a Parigi potranno continuare ad arrivare i vari Mourinho o Cristiano Ronaldo. Il paradosso della tassa Hollande, che inizialmente sembrava voler colpire soprattutto la squadra parigina, aiutata in ogni modo dal suo predecessore Sarkozy, è quindi di creare un’ulteriore sperequazione a tutto vantaggio del PSG. Con Ibra che non raggiungerà Depardieu in Russia, ma l’anno prossimo giocherà in un campionato ancor meno competitivo.