Nelle ultime due settimane, in un crescente giro di vite contro il dissenso in Egitto, sono state arrestate e messe sotto inchiesta almeno 33 persone. Alcune sono state pretestuosamente accusate di reati comuni, altre incriminate per “insulto al Presidente” o “diffamazione della religione”: noi la chiameremmo satira.

Molte delle persone al centro dell’attuale campagna repressiva sono state chiamate in causa per presunti reati commessi mesi fa, in un caso oltre un anno fa. Nella maggior parte dei casi sono stati rimessi in libertà su cauzione, ma le indagini nei loro confronti proseguono.

Ecco alcuni casi:

Bassem Youssef, lo “Jon Stewart egiziano”, conduttore del programma televisivo satirico “Al-Bernameg”. Si è presentato spontaneamente di fronte al pubblico ministero il 31 marzo ed è stato rilasciato dietro pagamento di 15.000 sterline egiziane. È accusato di vari reati tra cui “insulto al Presidente” e “diffamazione della religione”. Nel corso del suo programma, prende spesso in giro le autorità egiziane e lo sfruttamento della religione per fini politici. Recentemente, ha ironizzato sulla scelta di un particolare cappello di laurea e sulla scarsa conoscenza dell’inglese da parte del presidente Morsi, durante una visita in Pakistan.

Ali Qandil, attore e autore di monologhi. Si è presentato spontaneamente il 3 aprile dopo un mandato d’arresto ed è stato rilasciato su cauzione dopo l’interrogatorio. È accusato di “diffamazione della religione”. Qandil era stato ospite della trasmissione di Bassem Youssef e aveva scherzato sul modo in cui la religione è praticata in Egitto, prendendo ad esempio il venerdì della preghiera e la chiamata alla preghiera.

Hamdi Al-Fakharany, ex parlamentare e noto oppositore politico della città di Mahalla, celebre per aver denunciato la corruzione durante l’era Mubarak e per aver sfidato i Fratelli musulmani. È stato arrestato il 26 marzo, tenuto in completo isolamento per 36 ore, e rilasciato dietro pagamento di 50.000 sterline egiziane. È accusato di aver incitato alla violenza contro i Fratelli musulmani nel corso delle manifestazioni svoltesi a Mahalla per il secondo anniversario della “rivoluzione del 25 gennaio”, nel corso delle quali erano stati pronunciati slogan contro il presidente Morsi e i Fratelli musulmani. Amnesty International ritiene che le accuse nei suoi confronti siano politicamente motivate e sottolinea con preoccupazione che le autorità non hanno aperto alcuna inchiesta sulla denuncia di Al-Fakharany di essere stato aggredito da sostenitori del presidente Morsi nel corso delle proteste contro la Dichiarazione costituzionale del novembre 2012.

Ahmed Anwar, video blogger. È stato arrestato dalla polizia, nella sua abitazione, il 17 marzo. Comparirà di fronte al giudice il 4 maggio per rispondere dell’accusa di “insulto al ministro dell’Interno”. Nel marzo 2012, aveva pubblicato su Internet un video in cui mostrava agenti di polizia che conferivano un premio a un’attrice, soprannominandoli il “ministero delle Danzatrici del ventre”. Nel video, mentre gli agenti di polizia ballavano, venivano denunciate le brutalità delle forze di polizia e l’impunità di cui beneficiavano. 

Dodici attivisti del Cairo andranno a processo il 9 maggio. Tra di loro, figurano il noto blogger e attivista Alaa Abdel Fattah, sua sorella Mona Seif Al Islam che ha lanciato la campagna “No ai tribunali militari” e Ahmed Abdallah, noto attivista del movimento giovanile 6 aprile. Devono rispondere di accuse relative all’incendio, nel maggio 2012, del quartier generale dell’ex candidato presidente Ahmed Shafiq, il quale ha già ritirato la denuncia. Alaa Abdel Fattah e altri quattro attivisti dell’opposizione sono anche accusati di fatti relativi a una manifestazione svoltasi di fronte alla sede centrale dei Fratelli musulmani il 22 marzo 2013. Secondo Amnesty International, si tratta di accuse mosse per motivi politici.

Tredici attivisti di Alessandria, tra cui la nota avvocata e attivista dell’opposizione Mahinour Masri, sono stati arrestati il 29 marzo 2013 nel corso di un sit-it di avvocati di fronte a una stazione di polizia. Sono stati rilasciati il giorno dopo ma sono ancora in corso le indagini per insulto a funzionari pubblici nello svolgimento del loro lavoro, insulto a pubblici ufficiali e tentata irruzione in una stazione di polizia. Amnesty International ritiene che l’arresto e l’incriminazione di Mahinour Masri sia dovuto al suo attivismo nell’opposizione, al suo operato in difesa delle vittime e alle denunce di violazioni dei diritti umani.

Tira davvero una brutta aria in Egitto.

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