Dopo la bocciatura delle misure della finanziaria da parte della Corte Costituzionale, l'esecutivo di Pedro Passos Coelho pronto a tagliare le spese sociali per educazione, sanità e servizi pubblici. "Dobbiamo rispettare gli impegni con la troika"
A Lisbona l’incubo tagli continua. Il premier Pedro Passos Coelho non si arrende e in una solenne diretta televisiva informa i cittadini: “Siamo in un momento di emergenza nazionale, ma dobbiamo rispettare gli impegni assunti con la troika”. Tradotto: Il governo del Portogallo taglierà in educazione, sanità e servizi pubblici, per coprire il buco nei conti statali – stimato a 1,3 miliardi – che si apre con la bocciatura della Corte Costituzionale di alcune misure previste nella legge di bilancio 2013, dichiarate illegali.
L’esecutivo conservatore ha giustificato la decisione e ha dichiarato che non rimane altra soluzione, per assicurare un futuro al Paese, che tagliare la spesa sociale. “Dobbiamo evitare un altro salvataggio. Se non rispettiamo gli accordi coi nostri soci, l’alternativa sarà proprio quella di chiedere un nuovo aiuto. E questo non si evita con le buone parole e le buone intenzioni, ma coi fatti concreti. Non sarà facile. Ma non c’è altra scelta”, ha detto il primo ministro in diretta tv nel tardo pomeriggio di domenica.
Dopo la decisione della Corte Costituzionale arrivata lo scorso venerdì sera, sabato è stata una giornata convulsa per il Paese. Alla riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, secondo i media portoghesi, si è parlato di tutto: dalle dimissioni in blocco dell’esecutivo alla richiesta di un secondo salvataggio. Ma in tarda serata, l’unica cosa che è venuta fuori è stata una durissima dichiarazione contro la Corte Costituzionale del Paese, accusata di aver messo a rischio la credibilità finanziaria del Portogallo, ormai al bordo del precipizio.
Questa settimana sarà perciò cruciale per capire le sorti di Lisbona: il ministro delle Finanze Vítor Gaspar dovrà infatti comparire alla riunione dell’Ecofin di Dublino e spiegare all’Unione europea come il Portogallo intenda affrontare la questione per il necessario consolidamento fiscale, fissato dal memorandum. La Commissione europea però esige che i patti si rispettino. E ha chiesto al governo di trovare rapidamente una soluzione: “Ogni deviazione dagli obiettivi del programma, o la loro rinegoziazione, sarebbe infatti come neutralizzare gli sforzi già compiuti e realizzati dai cittadini portoghesi, vale a dire la fiducia degli investitori in crescita in Portogallo, e prolungare le difficoltà della regolazione”, hanno detto da Bruxelles.
Insomma, niente rinegoziazione. Precondizione per di più necessaria per una decisione in merito l’allungamento delle scadenze del contributo finanziario al Portogallo che il ministro delle Finanze si appresta a chiedere all’Ecofin, e che faciliterebbe il ritorno del Paese ai mercati finanziari e il raggiungimento degli obiettivi del programma. Da Bruxelles esortano quindi a fare qualcosa, e farlo in fretta. Soprattutto tenendo unite le istituzioni politiche. Passos Coelho ha cercato infatti un appoggio politico necessario dal presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva, che in un comunicato ufficiale ha riconosciuto il mandato del premier, allontanando, al momento, le dimissioni del governo.
Più difficile trovare il sostengo dell’opposizione. Il partito socialista ha criticato le accuse rivolte dal premier ai giudici supremi: “Non si può considerare la Corte Costituzionale come il nemico politico” , ha detto l’ex primo ministro José Sócrates, nelle nuove vesti di opinionista televisivo. Anche il portavoce del Ps João Ribeiro ha definito il discorso di Passos Coelho “deplorevole”. “Abbiamo ascoltato un premier che prima ha ricattato i portoghesi, poi li ha puniti”.