Abbandonare i rifiuti per strada o in aree naturali protette sembra uno degli sport italiani più diffusi. Non mi riferisco solo a singole cartacce, bottiglie, lattine, ma a vere e proprie mini-discariche abusive e improvvisate. Certo, il problema dello smaltimento illegale dei rifiuti, da nord a sud, è particolarmente grave, nel sedicente Belpaese, e non a caso i rifiuti sono ormai il principale business delle mafie. In questo caso, però, mi riferisco all’inciviltà del singolo. Che, se tiriamo le somme, fa venire (anche in questo caso) qualche dubbio sul fatto che gli italiani siano composti soprattutto da “brava gente”.
Qualche giorno fa, risparmiato dal brutto tempo, mi sono recato con alcuni parenti e amici presso le Rocche del Roero, in provincia di Cuneo: uno dei posti a mio avviso più belli anche se meno conosciuti di tutta Italia. Non era la prima volta che ci andavo, e l’ultima passeggiata ce l’avevo fatta due mesi fa, per la precisione il 10 febbraio. Quel giorno, ai bordi di una stradina in cui è pure vietato il transito ai veicoli (incluse le moto da cross, che ci passano comunque) ho avuto modo di trovare un grosso cumulo di rifiuti che, stando a lettere e addirittura biglietti da visita che stavano in mezzo alla sporcizia, provenivano da un’officina meccanica della zona.
La cosa che mi sembrava più assurda non erano tanto le latte di olio che colavano liquami nel terreno, la plastica, i tubi e le molte altre schifezze lasciate lì da qualche farabutto, ma proprio che ci fossero anche documenti che rimandavano ad una officina in particolare. Ho chiamato i carabinieri della cittadina in cui si trovava quell’officina per fare presente la cosa, e sono stato gentilmente rassicurato sul fatto che avrebbero verificato, e mandato al più presto qualcuno a ripulire, trattandosi oltre tutto di un’area protetta.
Prima di scagliare le mie maledizioni contro il meccanico in questione, ho pensato che magari non era neppure stato lui a fare questa porcheria. Sarebbe davvero di un’idiozia eccessiva lasciare una tale massa di rifiuti in un’area naturale con tanto di indirizzo e biglietti da visita. Sta di fatto che, chiunque sia stato, dopo due mesi la montagna di rifiuti è ancora lì, esattamente come era a inizio febbraio. Ho provato dunque a rivolgermi ai carabinieri di un altro paese della zona, oltre che alla guardia forestale di Alba, ma al posto dei primi mi ha risposto il fastidioso suono di un fax, per la seconda una segreteria telefonica.
Sì, adesso ci sarà qualcuno che mi ricorda che al momento ci sono problemi ben più gravi di questo, in Italia. Mi permetto però di far notare che gran parte dei problemi di questo Paese, invece, arrivano proprio dall’inciviltà di molti suoi abitanti, e dall’indifferenza di molti altri. Non me la prendo quindi con la Forestale, né tanto meno con i carabinieri, anche se sembrano generalmente più interessati a controllare il mio libretto di circolazione che a capire chi per l’ennesima volta mi è entrato in casa a rubare, o chi appunto sporca impunemente campi e boschi.
Ma sono curioso di vedere se, durante la mia prossima passeggiata, nonostante le segnalazioni troverò ancora quella massa di schifezze. Se sì, forse mi dovrò rassegnare all’idea che le multe vengono fatte più volentieri a me perché ho i fari dell’auto spenti (con il sole), che non a qualche cafone incivile che sporca così un Paese che, di questo passo, da far ammirare ai turisti avrà solo una sfilza di aree degradate, rifiuti per strada e luccicanti capannoni. Vuoti, ovviamente.
@AndreaBertaglio