In via Tortona 27 si apre il cancello del Superstudio/Temporary museum for new design e da lì si apre uno dei tanti piccoli mondi del Fuorisalone. Alcuni stand sono incomprensibili, entro passando da teloni di velluto scuro pesante, tipo sipari di teatro, e mi fermo, come tutti gli altri, con espressione interrogativa davanti a complicati effetti illuminotecnici se non, addirittura, mimi, ballerini e figuranti che stanno mettendo in scena non si capisce bene cosa. Per fortuna il transito da uno stand e l’altro è abbastanza indolore.
E poi all’improvviso, finalmente, vengo catturata da un’atmosfera diversa: non è un oggetto in sé, è proprio un viaggio. Sono entrata nell’allestimento del designer tailandese Eggarat Wongcharit dal titolo ‘Thai-a-spice’ che presenta arredi e oggetti artigianali legati alla tavola e al Thai food. Scopro ceramiche di tanti colori passeggiando tra silhouette fuori scala dai tratti esotici, immersa in suoni e profumi che arrivano da lontano.
Esco dalla Thailandia e in pochi metri mi ritrovo nella verdissima Svezia: qui non c’è musica, ma tanti e altissimi ragazzi e ragazze che mi vengono incontro sorridenti per presentarmi le loro creazioni. Sedute con il rivestimento in pelo, o in feltro di tutti i colori, lampade e librerie dalla bella linea essenziale e, inevitabilmente, splendidi barbecue superprofessionali. Insomma il design scandinavo segue la sua strada, pulita, concreta ed esteticamente raffinata, cominciata tanti anni fa.
Esco dal padiglione e mi infilo nel cortile di Opificio 31, pochi ingressi più in là sulla stessa strada, in questa zona di Milano dove resistono ancora meccanici ed elettrauto: qui mi appare, in un involucro rosso fiammante, la location dedicata ai designer serbi ‘Creative Space Serbia’. Così ecco incrociare altri volti sorridenti, ascoltare altre storie che parlando di oggetti nati dalla cultura locale, dalla collaborazione con le industrie, dal bagaglio scolastico e dalla creatività individuale.
In un centinaio di metri sono entrata in contatto con Thailandia, Svezia e Serbia e so che, poco più in là, c’è il padiglione dedicato ai giovani creativi polacchi e poi c’è quello del design made in Singapore. Ma non finisce qui: in Triennale c’è una mostra dedicata al design belga, mentre gli studenti dell’Accademia di Eindhoven si possono incontrare in zona Ventura. E ho dimenticato almeno una decina di Paesi.